Nuove firme coreografiche e nuovi debutti alla Scala fino al 18 febbraio con Reveal che presenta lo stile di Garrett Smith; Skew-Whiff, una speciale combinazione fra coreografia contemporanea e musica classica, iconico lavoro di Sol León e Paul Lightfoot e infine Simone Valastro con Memento
Il direttore del ballo scaligero, Manuel Legris, ha sempre scelto di far emergere i “giovani” coreografi che ha visto crescere quando erano ballerini e che ha avuto modo di conoscere quando era a Vienna o a Parigi. Anche per questo secondo spettacolo della nuova Stagione di Balletto ha individuato per il trittico presente a cartellone dal 7 al 18 febbraio tre nomi a lui cari: Garret Smith, la coppia Sol León e Paul Lightfoot e Simone Valastro
Quando era direttore dello Staatsballett di Vienna, non era sfuggito il talento dell’americano Smith e non ha visto male: prima di arrivare alla Scala Smith ha firmato creazioni per il Bolshoi, il Marinskij, il Norwegian Nationale Ballet e Les Grand Ballets Canadiens. Un repertorio importante hanno anche Sol León e Paul Lightfoot al loro debutto scaligero, nutrito anche dal rapporto artistico con Jiri Kylian. Valastro invece si è formato proprio alla Scuola di Ballo della Scala (l’attuale Accademia) per poi volare a Parigi dove ha conosciuto Legris.
I brani che i quattro portano in scena in questi giorni a Milano non sono balletti narrativi, li potremmo definire “balletti astratti” legati però tutti da quanto detta la musica scelta. La musica primaria ispiratrice, come flusso di idee per le coreografie che si spingono fin dove si spingono le note.
Ad aprire il trittico è Reveal, brano che vede impegnati dodici ballerini, otto maschi e quattro donne. Un pezzo nato nel 2015 su musica di Philip Glass per lo Houston Ballet. Il linguaggio di Garret Smith sceglie la dinamica dei danzatori. Le sue linee sono circolari e trovano respiro in avvolgenti lifts. Un pezzo “sartoriale” lo definisce il coreografo americano, in quanto cucito come un costume sulle diverse personalità dei ballerini. Fluidi i passi a due e forti le scene di gruppo. Un brano in cui spicca Agnese Di Clemente, splendida danzatrice (oggi dall’azzecato taglio di capelli cortissimo) che troviamo perfetta nel pas de trois. Un brano interessante senz’altro più stimolante all’inizio che nella parte a seguire in cui sembra rifarsi a schemi già visti.
La seconda coreografia è quella di León e Lightfoot, coppia che si è formata al Royal Ballet di Londra distinguendosi per la sua abilità nella messa in discussione di temi quali i rapporti di coppia, l’alterità e le relazioni umane. Skew-Whiff (fuori equilibrio), questo il titolo, è un brano che risale al 1996, quando fu creato per il Nederlands Dans Theatre II, la compagnia giovane dell’ensemble olandese. La scelta musicale è quella dell’Ouverture da La gazza ladra di Rossini, brano conosciutissimo e usato da molti coreografi per l’esplosione di gioiosa atmosfera che trasmette all’ascoltatore, un ritmo incalzante che l’ironico sberleffo del clarinetto vena di sarcasmo. In scena tre uomini e una donna, tutti animati da una grande passione e capaci di sviluppare una danza dinamica e veloce che riprende l’evoluzione della musica. I due coreografi si rifanno alle danze africane e aborigine per creare movimenti dalla gestualità primitiva dominata dagli aspetti istintivi. I maschi si mettono alla prova per dimostrare chi è il più forte, ma l’arrivo di una donna li sorprende. “Hello!” esclama la ballerina presentandosi al pubblico (personalmente non ho mai amato la parola nella danza). E’ Alice Mariani, tornata a Milano dopo dieci anni a Dresda al Semperoper Ballet, pupilla di Manuel Legris, danzatrice di temperamento che qui gioca abilmente col gruppo dei maschi. La ballerina passa dalle braccia di un ballerino a quelle di un altro con fare seducente, ma non si concede, è appunto tutto un gioco. Alla fine tutti, dominati dalla stessa passione, si lanciano all’indietro fino a terra finendo esausti a pancia in giù. Un brano ironico, in un certo senso anche divertente, ma che si lascia prendere la mano da qualche gesto fuori luogo, un po’ troppo osé, se si pensa comunque all’arte della danza che non dovrebbe mai perdere di vista l’eleganza. Tra i maschi si nota il giovane ballerino catanese Rinaldo Venuti, che ha studiato all’Accademia di Ballo della Wiener Staatsoper, qui nel ruolo di Patrick, fresco, scattante, sembra un vero Pan.
Il terzo brano è quello di Simone Valastro, talento sotto la protezione di William Forsyte che ha continuato la sua formazione di creatore all’Academie Chorèographique de l’Opera de Paris, creata da Benjamin Millepied. Memento come altre coreografie di Valastro sfrutta la machinarie del teatro: i danzatori sorgono dalla fossa dell’orchestra tramite una rampa per scomparire poi nel retropalco tramite un’altra rampa. Effetto scenico di grande impatto visivo grazie anche alle luci di Konstantin Binkin, importante lighting design russo utilizzato anche dell’etoile Sergei Polunin. Memento è un brano di 40 minuti dal respiro corale che usa musiche di Max Richter e David Lang. Un titolo impegnativo che ripercorre il tema della nascita e dell’evoluzione, come un flusso che parte dal basso e tramite appunto le rampe sale e scorre come un fiume in una rigenerazione incessante. I danzatori: due primi ballerini, tre coppie di solisti e il corpo di ballo (16 uomini e 16 donne) si muovono velocemente, quasi freneticamente, non c’è trgua nel loro correre senza sosta. Sembrano anime in pena in un girone dantesco. Il ritmo incalza fino alla guerra, ma poi c’è uno stop, un assolo dal sapore tragico: un ragazzo inaspettatamente si stacca dal gruppo per mostrare la sua individualità. E’ Nicola Del Freo, senz’altro uno dei migliori elementi del balletto scaligero che qui danza in coppia con Benedetta Montefiore, ballerina pescata dal coreografo dal corpo di ballo danzatrice dalla “magnifica qualità selvaggia di movimento” come afferma Valastro. Ma assieme a lei si nota anche Antonella Albano, prima ballerina della compagnia, dalle spiccate qualità interpretative oltre che tecniche, che alle spalle vanta una carriera internazionale di tutto rispetto, ma che malgrado ciò è senza dubbio poco sfruttata dal direttore Legris. Infatti non la vediamo spesso nei titoli a cartellone e ci chiediamo il perché. In Memento è in coppia con Claudio Coviello e ambedue spiccano non meno di coloro che sono stati scelti per i ruoli principali. Per fortuna avremo modo di riapplaudire la Albano in Madina quando dal 28 febbraio al 9 marzo, assieme all’etoile Roberto Bolle porteranno di nuovo sul palcoscenico del Piermarini il fortunato spettacolo con le coreografie di Mauro Bigonzetti.
(Recensione dello spettacolo di venerdì 9 febbraio)