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Il mondo fluttuante giapponese seduce Roma

Katsushika Hokusai La [Grande] Onda presso la costa di Kanagawa dalla serie Trentasei vedute del monte Fuji 1830-1832 Silografia policroma ©Courtesy of Museo d’Arte Orientale E. Chiossone
Katsushika Hokusai
La [Grande] Onda presso la costa di Kanagawa
dalla serie Trentasei vedute del monte Fuji
1830-1832
Silografia policroma
©Courtesy of Museo d’Arte Orientale E. Chiossone

Affermatosi a partire dalla metà del Seicento, l’ukiyoe porta al centro dell’attenzione il mondo contemporaneo giapponese del tempo legato alla nascita delle città, di nuove classi sociali, gusti e mode, che i maestri contribuiscono a diffondere insieme a nuovi valori estetici, educativi e culturali omogenei in tutto il Giappone. Ukiyoe letteralmente significa “immagini del mondo fluttuante”. Manca solo una settimana a una delle mostre più attese della primavera italiana. “Il mondo fluttuante. Ukiyoe. Visioni dal Giappone”, a cura di Rossella Menegazzo, è in scena dal 20 febbraio al Palazzo Braschi e propone un percorso nell’arte giapponese tra il XVII e il XIX secolo attraverso centocinquanta capolavori provenienti dal Museo d’Arte Orientale E. Chiossone di Genova e dal Museo delle Civiltà di Roma, firmati dai maestri del periodo Edo, tra cui Kitagawa Utamaro, Katsushika Hokusai, di cui verrà presentata anche la Grande Onda di Kanagawa, Keisai Eisen e la grande scuola Utagawa con Toyokuni, Toyoharu, Hiroshige, Kuniyoshi, Kunisada.

Utagawa Hiroshige
Suruga Miho no Matsubara
1853 ca.
Silografia, 50,9 x 35,9 cm
©Courtesy of Museo d’Arte Orientale E. Chiossone

La forte influenza esercitata dall’arte giapponese e dall’ukiyoe sulla cultura occidentale di fine Ottocento e inizio Novecento è restituita in mostra attraverso il racconto dell’esperienza unica di due artisti italiani, lo scultore Vincenzo Ragusa e l’incisore Edoardo Chiossone, che furono invitati dal governo giapponese Meiji di fine Ottocento come formatori e specialisti nei primi istituti di grafica e arte. Essi furono figure-chiave nello sviluppo delle prime professioni artistiche di stampo occidentale, insieme ad Antonio Fontanesi per la pittura e Giovanni Vincenzo Cappelletti per l’architettura.

Utagawa Hiroshige
Surugacho dalla serie Meisho Edo Hyakkei
1856
Silografia, 50,9 x 35,9 cm
©Courtesy of Museo d’Arte Orientale E. Chiossone

La conoscenza profonda del Giappone nei lunghi anni di permanenza permise loro di diventare anche collezionisti, formando due tra i più importanti nuclei di arte orientale in Italia, oggi conservati presso il Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone di Genova e al Museo delle Civiltà di Roma. In mostra la presenza italiana in Giappone di fine Ottocento e l’affascinante aspetto del collezionismo orientale in Italia sono anche testimoniati da alcuni pezzi appartenenti al Museo delle Civiltà di Roma, acquisiti da Luigi Pigorini e appartenuti al primo Console italiano in Giappone Cristoforo Robecchi e al conte Enrico di Borbone, conte di Bardi, gran parte della cui collezione è oggi al Museo d’Arte Orientale di Venezia.

Utagawa Hiroshige
I gorghi di Naruto nella provincia di Awa
Tokaido
1855
Silografia, 50,9 x 35,9 cm
©Courtesy of Museo d’Arte Orientale E. Chiossone

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