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L’annichilimento effimero. Carmine Cecola a Roma

Carmine Cecola, Figura sdraiata, 1985, Bronzo, cm 20x16x28, ph. Sahar Motamed, © Edart Edizioni Carmine Cecola, Figura sdraiata, 1985, Bronzo, cm 20x16x28, ph. Sahar Motamed, © Edart Edizioni
Carmine Cecola, Figura sdraiata, 1985, Bronzo, cm 20x16x28, ph. Sahar Motamed, © Edart Edizioni
Carmine Cecola, Figura sdraiata, 1985, Bronzo, cm 20x16x28, ph. Sahar Motamed © Edart Edizioni

Lo spazio di Arte Borgo Gallery ha ospitato la mostra che celebrava il centenario della nascita dell’artista molisano Carmine Cecola

Lo spazio di Arte Borgo Gallery si erge nel Rione Borgo Vittorio, prossimo alla Città del Vaticano, luogo eletto per la sua caratterizzata ambientazione storica in grado di tracciare un nesso tra il passato e il presente, grazie all’azione di promozione, valorizzazione e di divulgazione costanti svolte, sin dalla sua inaugurazione nel 2016, dalla Presidente dell’Associazione e gallerista Anna Isopo. Tra la Basilica di San Pietro e Castel Sant’Angelo, è stata allestita la mostra che celebra il centenario della nascita dell’artista molisano Carmine Cecola, segnatamente voluta dalla moglie Milva Soria e dalla figlia Adelina, e curata da Lorenzo Canova, Tommaso Evangelista e Cinzia Folcarelli.

Le sculture di Carmine Cecola si trovano in musei e in collezioni private in Italia: al Ministero della pubblica istruzione italiana, al Museo di Campobasso, al Museo Guttuso di Bagheria (Palermo), al Museo Emilio Notte a Ceglie Messapica (Brindisi), al Museo Remo Brindisi a Comacchio, all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, alla Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, al Museo d’arte delle generazioni italiane del ‘900 G. Bargellini di Pieve di Cento, alla Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea fondazione “Il Sole” di Grosseto, alla Galleria Civica D’Arte Contemporanea del Comune di Ripacandida. E all’estero, in Svizzera, Francia, Spagna, Inghilterra, Irlanda, Iran, America, Venezuela, in Messico, e in Canada.

 

Carmine Cecola, Cavallo e cavaliere, 1990, Bronzo, cm 36x20x11, ph. Sahar Motamed, © Edart Edizioni
Carmine Cecola, Cavallo e cavaliere, 1990, Bronzo, cm 36x20x11, ph. Sahar Motamed © Edart Edizioni

Dimensione eterea

La pittura per l’artista, come la scultura, è esercizio liberatorio che trascina con sé corpo e mente come estrinsecazione di un piglio esistenziale, distinto dalle convenzioni sociali che l’arte del tempo maturava nella risultanza pittorica. Nel catalogo della personale “Carmine Cecola 1923 – 2001”, edito da Edart Edizioni 2023, Lorenzo Canova riconosce l’interesse dell’artista per autori come Henry Moore per il suo linguaggio unitario in grado di congiungere visioni inconciliabili, quali la figurazione e l’astrazione. Moore rivela un approfondito studio delle sculture del Partenone, conservate al British Museum di Londra, nella sua opera “Figura distesa drappeggiata” (1952-53). Lo sguardo malinconico verso il circostante si trasforma in un’espressione di sospirata ricerca di una dimensione eterea.

Le spalle si scaricano dal pingue gravame del passato per appropriarsi di un’attitudine più miratamente contingente. Il trattamento della materia dello scultore inglese ricerca caratteristiche plastiche tese a un matrimonio con la luce e la sua negazione. Mentre nell’operato di Cecola è attuo a segnare gli stati interiori nell’evidenza della sottrazione materica. L’epidermide raggiunge l’iride fino a dettarne pose che sono protesi di un agire femmineo nell’arco di una maturità consolidata e responsabile di un tracciato esperienziale. Come nell’opera in bronzo “Gruppo di donne” (1986) e nel lavoro eseguito a matite e tempera “Tre donne” (1970), la resa corporea – attraverso un segno grave e netto – si individua con il suo inserto volumetrico nello spazio.

 

Carmine Cecola, Figura seduta, 1965, Gesso, cm 30x30x12, ph. Sahar Motamed, © Edart Edizioni
Carmine Cecola, Figura seduta, 1965, Gesso, cm 30x30x12, ph. Sahar Motamed © Edart Edizioni

Aniconismo geometrico

Il percorso di Cecola trova altre punte dialogiche con Moore, come la versatilità del processo di lavorazione della superficie che, talvolta, si fa levigata e lucente e il percorso verso una sintesi che tende all’astrattismo. L’artista spinge, con fermezza, il semi-astrattismo di Moore agli estremi. Fino a liberare definitivamente la forma dalla sua complessità di “solido”, semplificandola con una chiave antinaturalistica in un aniconismo geometrico. L’artista giunge a un annichilimento effimero del reale che trova la sua labilità nel porsi in altra sembianza in un dato cielo pulviscolare.

L’idealismo figurativo trascende il tempo fino a ritrovarsi, al di là del soffio della vita, in un’estensione di colta surrealtà, stringendo quel principio che Arturo Martini ha dichiarato nei suoi “Colloqui” con Gino Scarpa: “La scultura consiste nei vuoti, in tutto quello che non c’è“, “Lavorerò per volumi vuoti anziché pieni, i quali sono liberi dell’immagine, che è sempre una terza persona che ti domina…“.

Il soggetto della donna sdraiata va a setacciare i diversi nudi di donna sdraiata di Arturo Martini ma anche la figura della sua opera “L’aviatore” (1931-32), in maggior misura per lo sguardo verso un altrove. Stimata e amata dai più noti artisti, la figura del cavallo rientra a far parte dell’opera in bronzo e dell’opera in gesso “Cavallo e cavaliere”. Soggetti già affrontati dall’artista trevisano nell’opera “Cavallo e cavaliere” (1930-40) e in “Cavallo” (1926), e da Marino Marini in “Cavaliere” (“Cavallo e cavaliere”, 1952-53).

 

Carmine Cecola, Donne in gruppo, 1990, Olio su cartoncino, cm 35x50, ph. Sahar Motamed, © Edart Edizioni
Carmine Cecola, Donne in gruppo, 1990, Olio su cartoncino, cm 35×50, ph. Sahar Motamed © Edart Edizioni

Moto interiore

Cecola allunga, piega, segmenta la forma, riuscendo a trattenerne il confine e rendendola sempre puntuale nella sua comunicazione sospesa. Nell’impiego della pittura e delle tecniche grafiche, i soggetti indagati sono analoghi alla scultura. Come nell’opera “Cavallo e cavalieri” e nelle figure di tre donne e dei gruppi di donne sdraiate, sedute e in piedi. Lo studio setaccia vivacemente e con perizia il moto interiore. Reso con pochi tratti che restituiscono, ipso facto, le sensazioni, le reazioni e il carattere degli individui. Di grande carica espressiva sono “Donna anziana seduta” (1980), in un interno appena citato, e l’opera “Nudi” (1976), in cui l’immagine centrale più realistica si sposa sulla destra con un suo alter ego accennato nel perimetro figurale. Mentre alla sua sinistra con un suo abbozzo con incarnato pervicace e posa sensuale.

La carica astratta, presente in questa parte della produzione dell’artista, si nutre di una musicalità kandinskiana, fino a una rarefazione delle campiture e a una seguente algida e sintetica geometria formale che colloca una dimensione primitiva dell’arte in una consapevolezza riassuntiva dell’essere nel mondo. L’esposizione ha consentito al visitatore di cogliere, attraverso una preziosa e accurata selezione delle opere dell’artista, il dinamico e meditato percorso della sua ricerca. I testi in catalogo sono di Lorenzo Canova, Tommaso Evangelista, Cinzia Folcarelli e di Anna Isopo.

 

Carmine Cecola, Composizione, 1961, China, tempera e foglio d'oro, cm 50x35, ph. Sahar Motamed, © Edart Edizioni
Carmine Cecola, Composizione, 1961, China, tempera e foglio d’oro, cm 50×35, ph. Sahar Motamed © Edart Edizioni

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