Il film documentario di Angelo D’Agostino “Tanto di Cappello”, al Glocal Film Festival di Torino, rivolge le domande che avremmo sempre voluto fare agli artisti di strada… e un po’ anche a noi stessi. La proiezione venerdì 22 marzo alle 18.00 presso il Cinema Massimo di Torino
Cosa fanno gli artisti di strada tra uno spettacolo e l’altro? Cosa resta quando l’ultimo applauso si è spento e la folla dispersa? A rispondere a queste domande è il film documentario Tanto di Cappello, regia di Angelo D’Agostino, in concorso alla 23a edizione del Glocal Film Festival, che si svolgerà dal 20 al 25 marzo al Cinema Massimo di Torino. Il film è stato selezionato tra i finalisti della sezione Panoramica Doc.
Il 22 marzo alle 18.00 ci sarà la prima nazionale, presso la sala 1 del Cinema Massimo, in via Giuseppe Verdi 14 a Torino.
Fil rouge dell’edizione di quest’anno del Glocal Film Festival le origini, il lungometraggio vuole raccontare con emozione e semplicità la vita di cinque artisti di strada: i circensi Andrea Castiglia ed Elisa Zanlari, la lettrice Chiara Trevisan, il percussionista urbano Domenico Ciano e il marionettista Rašid Nikolić, partendo dalle loro origini, come si sono avvicinati a questa professione. Uno spaccato sulla quotidianità di chi ha scelto questo mestiere, sulla sua imprevedibilità, e sulla ricchezza umana che offre ogni performance.
Ognuno porta in scena la propria arte, raggiunta con percorsi di formazione e facendo il proprio personalissimo conto con l’impatto della piazza e del cappello. Spettacoli che nascono da uno studio o si improvvisano a seconda del pubblico che si ha di fronte, performance che si adattano al palcoscenico, mai casuale ma sempre scelto con molta cura.
Tanto di Cappello parla del senso delle cose: di ciò che c’è di incrollabile nel mestiere più precario di tutti, e che può farci riscoprire qualcosa di fondamentale su noi stessi, sul cammino che questa società si aspetta che percorriamo, e su quello che invece potrebbe condurci il lasciarsi andare all’inaspettato.
La mission: “Strabiliare il mondo”. Il documentario vuole cambiare la narrazione del mondo degli artisti di strada, descritti come personaggi naïf o con un velo di pietismo per la loro precarietà economica. Angelo D’Agostino sceglie invece un viaggio introspettivo, che lascia allo spettatore la possibilità di porsi domande e immedesimarsi nelle scelte di vita cruciali di ciascun individuo.