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La donna pelosa di Lavinia Fontana in vendita a Tefaf per 4,5 milioni

Lavinia Fontana, Portrait d’Antonietta Gonsalvus, portato a TEFAF 2024 da Rob Smeets

Uno degli assi di TEFAF 2024 è la “donna pelosa” di Lavinia Fontana. Tra le tantissime donne apparse in fiera, Rob Smeets ha calato l’asso pigliatutto con questo magnifico ritratto fine cinquecentesco. L’opera è passata appena in asta un anno fa ed era stata battuta per ben 1,5 milioni di euro. Ora è proposta a tre volte la posta: 4,5 milioni.

Si tratta dell’effigie di Antonietta Gonsalvus messa all’incanto da Rouillac al Castello d’Artigny a Montbazon. Da una stima di 80-120 mila euro è schizzata a oltre un milione e mezzo. Una volta all’anno, la casa d’aste Rouillac organizza un’asta-evento in un castello della Valle della Loira. La 35a vendita “Garden Party” si era svolta a Château d’Artigny, vicino a Tours (2-5 giugno).

Perchè donna pelosa? Perché Antonietta Gonsalvus ereditò una l’ipertricosi, una patologia che aumenta in modo anormale la pelosità del corpo

La tela combina due eccezionalità: l’autrice, Lavinia Fontana, che viene ricordata per essere stata la prima donna a dipingere una pala d’altare e per aver dipinto il primo nudo femminile su commissione del cardinale Scipione Borghese e il soggetto del ritratto, Antonietta Gonsalvus, detta Tognina e nota anche come Antonietta Gonzales, che soffriva come il padre Pedro Gonsalvus di ipertricosi, che causa la crescita eccessiva di peli e capelli.

La storia racconta che nel 1547 il piccolo Pedro, a solo 10 anni, viene portato dalla sua nativa Tenerife alla corte del re francese Enrico II in occasione della sua incoronazione. Inizialmente era tenuto come una “scimmia” nel parco del castello di Fontainebleau. Fu solo dopo aver dimostrato grandi capacità cognitive che gli fu concessa una vita più dignitosa. Si pensa che il suo matrimonio nel 1559 con Catherine Raffelin sia stata lo spunto per la nota storia de La bella e la bestia. La coppia ebbe molti figli, in quattro ereditarono le condizioni del padre.

Nel 1589, la famiglia Gonsalvus e i loro sette figli andarono in Italia dove furono ospitati da varie famiglie nobili. Il foglio con le scritte in italiano tenuto in mano da Antonietta in questo dipinto, simile a quello che si può vedere sul ritratto conservato nelle collezioni del Castello di Blois, racconta la storia della sua famiglia: “Don Pietro, un selvaggio scoperto sulle Isole Canarie, fu spedito a Sua Altezza Serenissima Enrico Re di Francia e da lì a Sua Eccellenza il Duca di Parma. Io, Antonietta, sono nata da lui e oggi mi trovo alla Corte di Dama Isabella Pallavicina Onorevole Marchesa di Soragna”.

Il viaggio dei Gonsalvus dalla Francia all’Italia è ben noto grazie alle osservazioni scientifiche che sono state fatte ad ogni tappa. Merry Wiesner-Hanks lo ha raccontato nel suo libro del 2009 “The Marvelous Hairy Girls: The Gonzales Sisters and their Worlds” (Yale University Press Publisher).

Nel 1594 Antonietta, che all’epoca doveva avere circa quindici anni, fu esaminata a Bologna da Ulisse Aldrovandi, le cui note scientifiche sarebbero state pubblicate solo nel 1642 nel libro “Monstrorum Historia”. Fu allora che Lavinia Fontana dipinse il ritratto conservato a Blois. All’epoca Fontana collaborava con altri pittori e pittrici all’imminente progetto editoriale di Aldrovandi, di cui si sono conservati 8.000 acquarelli. Uno di questi è il ritratto di una ragazza dalle sembianze di Antonietta, raffigurata con gli stessi fiori tra i capelli e lo stesso vestito di broccato del dipinto in asta. Tuttavia, l’iscrizione su questo ritratto recita: “Una donna pelosa di vent’anni la cui testa ricorda quella di una scimmia, ma che non è pelosa nel resto del corpo”. Di Antonietta alla fine del XVI secolo non si ha più traccia e non si conosce l’anno della sua morte. Come detto, un ritratto simile di Lavinia Fontana è conservato al castello di Blois. Ma secondo gli esperti di Rouillac quello venduto in asta forse era la versione originale. Il prezzo realizzato ci fa credere che l’acquirente abbia pensato che avessero ragione.

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