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La Riva degli Schiavoni di Canaletto protagonista a Palazzo Ducale

Antonio Canal detto Canaletto Il molo verso est con la colonna di S. Marco Olio su tela, cm 111 x 186 (inv. 1473) Milano, Raccolte d’Arte Antica e Pinacoteca del Castello Sforzesco
Antonio Canal detto Canaletto
Il molo verso est con la colonna di S. Marco
Olio su tela, cm 111 x 186 (inv. 1473)
Milano, Raccolte d’Arte Antica e Pinacoteca del Castello Sforzesco

A Palazzo Ducale il capolavoro di Canaletto Il molo verso Riva degli Schiavoni con la colonna di San Marco: terzo protagonista di Ospiti a Palazzo, nella Quadreria di Palazzo Ducale dal 27 marzo

Uno degli scorci più amati e più richiesti dagli aristocratici del Grand Tour, massima espressione della bellezza di Venezia, che da sempre ha affascinato i viaggiatori stranieri e che, nel Settecento, diventa immagine e “oggetto del desiderio” in tutta Europa grazie alla diffusione di un nuovo genero pittorico, il vedutismo. Tra i suoi massimi esponenti c’è Antonio Canal, meglio noto come Canaletto e tra le sue opere più celebri, riconducibili all’apice della sua maturità artistica, va certamente annoverata Il molo verso Riva degli Schiavoni con la colonna di San Marco (1735-1740): un dipinto in cui la prospettiva dell’impianto spaziale, la resa precisa delle architetture e la qualità della luce cristallina, che evoca in lontananza il pulviscolo atmosferico, riassumono al meglio la sua straordinaria produzione, dove ogni elemento della narrazione concorre alla resa dello spazio, alla vastità della visione, alla celebrazione di Venezia come città che sorge dalle acque, suscitando stupore e meraviglia.

È questo il terzo degli Ospiti a Palazzo, la rassegna che porta Palazzo Ducale grandi esempi di opere pittoriche, volte a esaltare il ruolo di Venezia e dei suoi protagonisti nella storia e nella cultura europea e che, al contempo, rafforza il dialogo tra istituzioni museali, dal 27 marzo al 21 luglio, nella rinnovata Quadreria. Un “ritorno a casa” dell’opera che raffigura, in tutta la sua maestosa armonia, Palazzo Ducale e che non solo rappresenta un prestito eccellente dalla Pinacoteca del Castello Sforzesco di Milano, ma con la sua collocazione all’interno della Quadreria offre anche un confronto con un interlocutore coevo, tra massimi esponenti della pittura veneziana del Settecento: Giambattista Tiepolo con la sua opera Nettuno offre a Venezia i doni del mare (1757-1758). Appositamente realizzata da Tiepolo per Palazzo Ducale, rappresenta il mito di Venezia come regina del mare, un’immagine che la classe dirigente voleva perpetuare. I due artisti, pressoché coetanei, non potrebbero essere più differenti nella loro poetica. Se Canaletto  (Venezia 1697 – 1768) si specializza nell’arte della veduta, nella resa precisa, lenticolare, della realtà circostante, eleggendo la città di Venezia a sua musa ispiratrice, Giambattista Tiepolo (Venezia 1696 – Madrid 1770) origina visioni d’incanto con scene popolate da divinità classiche, personaggi mitologici e allegorie. Affascinati inizialmente dall’aspro contrasto di luce e ombra, nel crescere degli anni la tensione chiaroscurale si apre, in entrambi, a una luminosità tersa, a uno stile più controllato e nitido.

Inaugurata nel 2022 con l’esposizione del capolavoro Maria Maddalena in estasi di Artemisia Gentileschi, e proseguita lo scorso anno con L’ultimo Senato della Repubblica di Venezia, di Vittorio Emanuele Bressanin, la rassegna Ospiti a Palazzo presenta quest’anno un autore veneziano celebre in tutto il mondo. Conservato presso la Pinacoteca del Castello sforzesco, il dipinto entrò a far parte delle collezioni pubbliche italiane soltanto in epoca recente, nel 1995, proveniente dalla collezione milanese del senatore Luigi Albertini.

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