A volte i gesti che ci portiamo dentro da chissà quale vita e quale tradizione prendono forma in diversa maniera, vengono chiamati talenti e in qualche maniera chi fa arte ne è fornito. Questa è la storia di Benedetta Cocco che intreccia un racconto viscerale di identità, potere e metamorfosi rifacendosi alle sue origini sarde, e con essa una grande tradizione di artisti e artigiani. Il suo lavoro trasforma l’antica pratica dell’arazzo in un’espressione contemporanea di protesta e preservazione culturale, dove ogni filo racchiude una storia complessa e contrastante.
L’arazzo, per Cocco, è più di un semplice oggetto decorativo, è un atto istintivo, una danza di tessuto che cattura l’anima della Sardegna e la imprigiona nella sua trama. L’ordito diventa una rete che respira il territorio, ma anche una tela su cui dipingere le sfumature della società e della sua storia.
Le opere di Cocco sono un viaggio attraverso le profondità della Sardegna, esplorando le relazioni socio-politiche e l’essenza matriarcale della sua cultura. Le radici dell’artigianato si mescolano con i segni del passato, incarnati dalle artigiane di Samugheo, figure fondamentali nella trasmissione delle antiche tecniche di tessitura.
Ma nelle mani di Cocco, il tessuto tradizionale si trasforma: legno, fili e funi si fondono con pietre, mine inesplose e proiettili, creando un contrasto viscerale tra morbidezza e durezza, tra tradizione e violenza, una sorta di Jimmy Durham ma con una notevole forza arcaica, lontana nei secoli.
I colori vivaci si scontrano con la freddezza dell’arma in metallo, mentre le parole ricamate sulla tela aggiungono un’ulteriore dimensione di significato, oscillando tra ironia e monito.
Le figure antropomorfe che emergono dall’intreccio della tela denunciano una società logorata dal potere e dall’avidità, incarnando un senso di disillusione e protesta. Perfino, l’arma stessa diventa un simbolo ambivalente, trasformando la sua crudeltà in forza e protezione, come nell’uso dell’ossidiana, antico materiale dalle profondità della terra che ora si manifesta come amuleto protettivo.
Questi arazzi sono più di semplici opere d’arte. Sono un riflesso della complessità e della storia della società sarda, un’analisi critica del potere e della sua capacità (talvolta) autodistruttiva. Nel loro intricato intreccio, troviamo il paradosso del potere: una forza che può sia distruggere che creare, una trama intricata di contraddizioni e speranze.
Attraverso il suo lavoro, Benedetta Cocco ci invita a riflettere sulle nostre radici culturali e sulla natura stessa del potere. Nei suoi arazzi, la trama della tradizione del suo legame con la sua terra si fonde con la trama della protesta, creando un ricamo vibrante di significato di memoria e resistenza. In un mondo dove il potere può essere sia una forza che una minaccia, e oggi più che mai i suoi arazzi ci ricordano la necessità di rimanere radicati nella nostra identità e nelle nostre tradizioni, mentre lottiamo per un futuro migliore. Tutto questo viaggio tra la magia, l’arcano e le arti potete visitarlo da LAMB a Mestre dal 11 Marzo 2024 al 27 Aprile 2024.