Al Museion, museo di arte moderna e contemporanea di Bolzano, le mostre nascono dalla interazione tra collezioni e territorio, confrontando il passato e i poliedrici linguaggi artistici del presente
La programmazione culturale del 2024, dopo la mostra “Hope”, celebra la primavera con “Reinassance”, una collettiva di quindici artisti e artiste dell’Alto Adige e di Milano, in contemporanea con la personale dell’artista ed editore torinese Ezio Gribaudo (1929-2022), intitolata “The Weight of the Concrete”, con l’allestimento illuminante al secondo piano ‘bianco su bianco’ di Davide Stucchi. Affiancano la mostra opere sonore di Tommaso Binga, CAConrad, Bryana Friz, Susan Howe e David Grubbs, Katalin Ladik, Hanne Lippard, Nat Marcus e Patrizia Vicinelli, a cura di Tom Engels e Lilou Vidal in collaborazione con Leonie Radine. La mostra è prodotta dal Grazer Kunstverein in collaborazione con l’Archivio Gribaudo di Torino e con Museion. Nel titolo della mostra, volto ad esplorare l’eredità culturale di un artista sempre contemporaneo, c’è il messaggio ed è preso in prestito da Il Peso del Concreto (1968), un libro fondamentale comprensivo dei primi lavori grafici di Gribaudo, insieme a un’antologia di poesia concreta del poeta Adriano Spatola.
I suoi Logogrifi, una serie di opere realizzate negli anni ’60 e altri lavori su carta assorbente, legno e polistirolo, intrecciano dialoghi con la sua attività di creatore di libri di un artista che ha trasformato processi stampa industriale, caratteri tipografici, in emblematici rebus tra testo e immagine e matrici a rilievo in giochi linguistici, rompicapo affascinati in bilico tra astrazione e leggibilità, in una nuova grammatica visiva e concettuale.
Al terzo e quarto piano sorprende per interdisciplinarità e un allestimento dark di (ab)Normal, l’attesa mostra “Renaissance”, a cura di Leonie Radine, che raccoglie una selezione di opere di giovani artisti e artiste under 35 diversi per linguaggi, esperienze e attitudini, che condividono la volontà di un approccio rigenerativo e critico del patrimonio culturale. AliPaloma, Monia Ben Hamouda, Costanza Candeloro, Filippo Contatore, Isabella Costabile, Binta Diaw, Giorgia Garzilli, Sophie Lazari, Lorenza Longhi, Magdalena Mitterhofer, Jim C. Nedd, Luca Piscopo, Raphael Pohl, Davide Stucchi, Tobias Tavella espongono opere diversissime, realizzate con materiali organici, industriali e di scarto in occasione dell’assegnazione di una delle più alte borse di studio (60mila franchi) per l’arte emergente in Europa, che la Fondazione Vordemberge-Gildewart conferisce – annualmente e in collaborazione con una istituzione espositiva europee – quest’anno al Museion. In questo contesto verranno assegnati anche il premio Museion Private Founders Award e il Premio Pubblico, entrambi legati ad acquisizioni per la collezione del museo.
In mostra installazioni, pittura, scultura, disegno, fotografia, video, fotografia e performances rivisitano stereotipi culturali e indagano la complessità del presente, criticità sociali e ambientali con un approccio pop-concettuale, in modo poetico e anche ironico, in cui etica ed estetica sono convergenti. Sono interessanti i lavori che affrontano tematiche di appartenenza, in cui affiora l’urgenza di una generazione fluida alla ricerca di nuovi riferimenti culturali e storici, consapevole della complessità che viviamo, come opportunità di ricerca, integrazione, rinascita e non come un problema.
Il ponte metaforico di scambio culturale tra Bolzano e Milano, continua con la mostra allestita a Museion Passage, al piano terra e al Cubo Garutti la mostra “Poetry in the box”, un omaggio alla storia del Mercato del Sale e a Ugo Carrega, a cura di Frida Carazzato, curatrice scientifica di Museion, e Duccio Dogheria, curatore e ricercatore dell’archivio del’900 del Mart di Rovereto. L’esposizione da vedere e da leggere, ruota intorno al concetto di scatola e racconta la ventennale connessione esistente tra il Mart e Museion, che in comune hanno la raccolta dell’archivio di Nuova Scrittura, donata alle istituzioni museali da Paolo Della Grazia nel 2020 e di Ugo Carrega (1935-2014).
Il contenitore, la scatola può essere opera d’arte in sé, e lo sappiamo dalla Boite en valise (1941) di Marcel Duchamp, oppure contenitore dei lavori di Carrega, artista attivo nell’ambito delle ricerche verbovisuali in Italia tra la fine degli anni’60 e degli anni’90, gallerista, poeta, fondatore della rivista Tool (1965), quaderni di scrittura simbiotica, editore e direttore e curatore del Mercato del Sale (da Marchand du Sel, pseudonimo di Marcel Duchamp), aperto a Milano in via Borgonovo e poi trasferito in via degli Orti tra 1974 e il 1989, con la partecipazione di Martino e Anna Oberto, Corrado D’Ottavi, Rolando Mignani, Liliana Landi, Vincenzo Accame. Carrega ha fatto della parola una ossessione visiva, è segno artistico dall’incessante rimando a diversi significati, che nella sua Scrittura simbiotica inizia ad affiancare il testo poetico a una traccia pittorica, in cui al segno aggiunge un timbro cromatico. Nel corso della sua carriera artistica, la scatola assume un ruolo sempre più importante: tra 1971 e il 1973 Carrega organizza cronologicamente proprio archivio in una serie di 62 scatole bianche, dettagliatamente etichettate e categorizzate, ora conservate all’Archivio del Mart. In occasione del cinquantesimo anniversario del progetto del Mercato Del Sale, a Bolzano creano connessioni tra contenuto di questo archivio e una selezione di opere verbovisuali dell’Archivio di Nuova Scrittura e la possibilità di trasformare l’archivio in opera d’arte.