Il progetto fotografico INTIMUS di Jacques Pion debutta in Italia dal 6 aprile con una preziosa pubblicazione edita da DATZ Books. La presentazione del volume è accompagnata da un’esposizione temporanea, curata da Mariateresa Cerretelli e realizzata negli spazi di The Mill a Milano, in scena fino al 14 aprile. Abbiamo incontrato la curatrice.
Considerando che Jacques Pion ha avuto una lunga carriera come fotoreporter, il progetto INTIMUS assume una valenza più unica che rara: che significato ha la foresta nell’opera dell’artista?
Una delle faggete più belle d’Europa apre le sue porte, si lascia attraversare e, presente, costante e misteriosa, conduce per mano il suo ospite dalle sue fondamenta più nascoste e antiche fino all’apice dei suoi tronchi secolari, a pochi passi dal cielo. Jacques Pion dilata le sue familiari vie del reportage e si inoltra in un viaggio introspettivo nei meandri del mondo naturale, con un ritmo lento e coinvolgente. INTIMUS traduce in immagini un arco di tempo alla ricerca di riposte vitali, una meditazione fotografica e personale scandita da emozioni contrastanti. L’uomo e il fotografo all’unisono, attratti da un richiamo contemplativo, entrano consapevolmente in una dimensione ancestrale e nello stesso tempo contemporanea. Lasciarsi alle spalle le scorie del quotidiano per entrare nelle mani dell’invisibile e per scrutare i mille volti dell’enigma della natura è una scelta di liberazione, di rinnovamento e di rinascita.
Come è nata la collaborazione tra lei e l’artista in merito a questo progetto?
Nel mio mestiere di curatrice e di PHOTO EDITOR non è sempre facile imbattersi in progetti che coinvolgono ogni lato della nostra sfera umana e spirituale. Conosco Jacques da anni, conosco i suoi lavori di Fotoreporter per Dalam, l’agenzia francese per cui lavora , dai teatri di guerra del Donetsk alle infelici tappe dei migranti come IDOMENI in Grecia alla sua visione delle città tra cui Milano, ai ritratti e ai lavori commissionati dai giornali e ai progetti fotografici più site specific come Il MONFERRATO DEGLI INFERNOT esposto al Castello di Casale Monferrato 7 anni fa con foto e tra l’altro uno splendido video toccante costruito insieme dedicato a Luigina Zai , novantenne formidabile, testimone della vita e della memoria in questi si siti, costruiti nella pietra da Cantoni dove nel secolo scorso i contadini la sera si trovavano a conversare e a bere dopo il lavoro nei campi e oggi sono diventati patrimonio dell’Unesco. Ma non mi era ancora confrontata con un progetto così coinvolgente come INTIMUS, un lavoro per me che nella sua essenza è uno specchio di un viaggio interiore che ognuno di dovrebbe fare per incontrare sé stesso. Un progetto di fotografia che sembra indicare inconsapevolmente un percorso, una guida alla riscoperta del sé attraverso le tappe di un cammino profondo nell’essenza della natura.
Come è nato e come si è sviluppato il dialogo fra le opere di Jacques Pion e lo spazio di The Mill?
È stato un dialogo spontaneo e perfettamente in linea con INTIMUS. Jacques Pion nelle Faggete del Melogno si lascia condurre per scoprire le radici che abitano questi luoghi, si perde nei ricordi dei suoi timori infantili, rivive gioie e malinconie, dubbi e incertezze, si inchina davanti alla spiritualità che emerge da questa cattedrale vegetale, immerge nella sua fotografia sensazioni e sentimenti provati e riformula con uno sguardo rinato le sfaccettature dell’esistenza umana e il chiostro di Via Cappuccio 5 come lo spazio di The Mill riflettono con il silenzio e il canto della natura che regnano in questo giardino segreto e bellissimo, lontano dal frastuono della città, quell’atmosfera incisa in ogni fotografia di INTIMUS
Come descriverebbe il progetto INTIMUS a persone che non hanno ancora avuto modo di visitare l’esposizione?
Ci sono luoghi che innescano meraviglie, spazi dove lo sguardo umano sconfina alla ricerca di risposte vitali per ritrovarsi in un dominio di assoluta bellezza. Nella faggeta del Melogno, una della più belle d’Europa, Jacques Pion scopre la lirica del bosco, si inoltra in un viaggio introspettivo e si immerge in una nuova dimensione artistica. Il tempo si ferma per interpretare un’autentica contemplazione fotografica che si pone all’ascolto della natura e si protrae nell’arco delle quattro stagioni. E, alla fine di questo intenso viaggio autobiografico, l’autore restituisce un mosaico di immagini, un affresco universale del mondo naturale, un flusso di icone poetiche e preziose, realizzate in stampe di altissimo pregio e raccolte in un libro/opera d’arte edito da Datz, una casa editrice coreana dove ogni progetto artistico viene seguito ed eseguito con un processo artigianale teso a raggiungere la perfezione.E The Mill, un cenacolo di incontri per le arti e per la filosofia, guidato da Roberto Cociancich e situato nel cuore segreto di Milano con uno straordinario chiostro antico è un luogo magico dove una selezione di 25 fotografie di INTIMUS si presentano come tante partiture per un’immaginaria orchestra sinfonica. Un omaggio alla sacralità, alla lirica del bosco e un inno alla vita.