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Haris Epaminonda, Magali Reus e le storiche gallerie milanesi protagonisti al Museo del Novecento

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Il Museo del Novecento di Milano nasce con l’intento di diffondere la conoscenza dell’arte del ‘900 e di consentire una migliore visione delle collezioni che la città ha ereditato nel tempo. Oltre all’attività espositiva il Museo è impegnato nella conservazione del patrimonio culturale e artistico cercando di rivolgersi a un pubblico sempre più ampio. In occasione di Milano Art Week, Museo del Novecento ha aperto le porte al pubblico con quattro nuovi progetti espositivi. Fino al 12 maggio, all’interno della galleria del Futurismo, il Museo in collaborazione con fondazione Hernaux presenta “VOLXXXI FUTURISM DRAMA”, intervento site specific realizzato dall’artista cipriota Haris Epaminonda (Nicosia, 1980), vincitrice della prima edizione Sculpture commission. L’esposizione, a cura di Edoardo Bonaspetti, consiste in un dialogo tra i capolavori futuristi del ‘900, in particolare una selezione di opere di Medardo Rosso e la ricerca dell’artista stessa. L’artista Epaminonda ricorda le connessioni tra tradizioni diverse e l’importanza e il valore che possono assumere nuovi mondi possibili. L’esposizione racconta l’incontro tra Epaminonda e Medardo Rosso, figura centrale del movimento Futurista. Rosso a differenza di altri esponenti del Futurismo sceglie personaggi umili, con fragilità e sofferenze rappresentati attraverso la transitorietà del tempo. Allo stesso modo Epaminonda realizza installazioni articolate, nelle sue opere il reale diventa astratto e l’astratto reale sulla base di schemi architettonici. L’artista offre uno spazio introspettivo ricco di simbologia, in cui passato e presente si fondono in un continum senza tempo.

Proseguendo al terzo piano troviamo fino al 30 giugno “Off Script”, mostra personale dell’artista olandese Magali Reus (Aia, 1981-), vincitrice della VII edizione del premio Arnaldo Pomodoro per la scultura. La mostra a cura di Federico Gianni in collaborazione con Fondazione Arnaldo Pomodoro, presenta “Le clementine” una selezione di sculture dell’artista. Le opere proposte prendono spunto visivo da i barattoli di marmellata e di conserve. L’artista contrappone ed esprime nostalgia per la produzione casalinga della tradizione familiare, ormai considerata obsoleta, e la realtà della produzione e distribuzione di massa delle multinazionali che caratterizzano il nostro tempo. L’artista riprende I contenitori di confetture che diventano contenitori di tradizioni e memorie personali. Le sculture proposte sono sovradimensionali rispetto agli oggetti a cui si ispirano, sono intenzionalmente ‘artificiali e destabilizzanti’. Le opere di Magali Reus, si rifanno alla pop art con utilizzo di oggetti e prodotti tradizionali fatti a mano con una raffinata sensibilità sia per la forma sia per il colore. Realizzate in resine e metalli e sono una riconfigurazione di oggetti abituali che costituiscono il nostro mondo. Durante il periodo dell’esposizione si presenterà anche il libro che contiene questo progetto condiviso con la Fondazione Arnaldo Pomodoro.

Procedendo, al quarto piano, fino al 30 giugno si può fruire l’esposizione “Archiviale 001”. Questo progetto realizzato è a cura di Mariuccia Casadio e in partnership con Gucci e vede l’Art Direction affidata al magazine Flash Art. L’obiettivo della mostra è fare luce su più di 50 gallerie private d’arte contemporanea che hanno caratterizzato Milano dagli anni ’40 ad oggi, realizzato con un’importante collaborazione tra museo del Novecento e il network che unisce le più importanti gallerie e istituzioni della città. L’intento è quello di far ripercorrere al visitatore 70 anni di storia di queste gallerie che hanno inciso per sempre sull’evoluzione culturale del capoluogo lombardo. Si ripercorrono le scelte artistiche delle gallerie, le capacità imprenditoriali, la passione e i rischi di chi le gestiva. Le gallerie sono state luoghi di importanza fondamentale per la cultura milanese del XX-XXI secolo e sono state testimoni e promotori di artisti come Duchamp, Man Ray, Klein, Fontana e Manzoni. Si tratta di un progetto che unisce istituzioni pubbliche e private, creando un percorso diacronico: di rimandi, collegamenti, ascendenze e discendenze. Il progetto si svilupperà nei prossimi anni e prenderà le forme dei materiali di studi convegni e esposizioni.

L’ultimo progetto presentato si trova sempre al quarto piano del Museo con il titolo “Ritratto di città” a cura di Cloe Piccoli, tra i vincitori del premio dell’edizione italiana Council 2022. Si tratta di una grande installazione audio-video multicanale realizzato da due artisti Iacopo Bedogni e Nicolò Massazza, che prende il nome di MASBEDO. L’esposizione apre al pubblico dall’11 aprile al 30 giugno. La video installazione in dialogo con la sala e la piazza esterna del Duomo, crea un ambiente immersivo e quindi anche un dialogo aperto con la città. La mostra diventa un viaggio di musica, immagini e frammenti di città e rende omaggio a unaprolifica stagione di vivacità intellettuale in Italia. Gli artisti vogliono descrivere una città nuova, nel suo nascere, sottolineando quindi un nuovo linguaggio, un nuovo approccio all’arte, all’urbanistica , alla letteratura e al cinema .L’installazione “Ritratto di città”diventa quindi un viaggio dove il visitatore riscopre tramite immagini la cultura che caratterizzava l’Italia del tempo come le fotografie e le riproduzioni degli studi Rai, dei musei civici del Castello Sforzesco e le immagini della Torre Velasca. L’installazione mostra nella seconda parte un fitto di programmi e intervento e affondi realizzati da artisti musicisti, performer ed esperti del settore che forniscono un’immagine di Milano crepitante di energia e in continua trasformazione. Il progetto di MASBEDO ha l’obbiettivo attraverso “Ritratto di città” di esplorare con immagini , suoni e parole quell’esperienza culturale unica , internazionale e innovativa che ha caratterizzato quegli anni del Novecento.

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