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Tokyo Gendai 2024: novità, sezioni e gallerie della fiera di riferimento del Giappone

Almine Rech Paris, Brussels, London, New York, Shanghai, Monaco Almine Rech Paris, Brussels, London, New York, Shanghai, Monaco
Almine RechParis, Brussels, London, New York, Shanghai, Monaco
Almine Rech (Paris, Brussels, London, New York, Shanghai, Monaco)

Tokyo Gendai ritorna nella sede del PACIFICO Yokohama dal 5 al 7 luglio 2024 (anteprima VIP e vernissage il 4 luglio) per la sua seconda edizione. In vetrina le migliori gallerie del Giappone, così come quelle provenienti dall’intera area asiatica e da tutto il mondo.

Inaugurata l’anno scorso, Tokyo Gendai è già un punto di riferimento nel sistema artistico mondiale, un’occasione unica per immergersi nel panorama artistico di Tokyo e dell’intera area asiatica. Sono infatti 73 le gallerie provenienti da 20 paesi del mondo, tra cui Giappone, Regno Unito, Stati Uniti, Francia, Germania, Spagna e Corea del Sud. Tre i settori in cui suddivise: Galleries, Hana “Flower” e Eda “Branch”.

Galleries

Tra i partecipanti di spicco c’è sicuramente Pace – che ha sedi a New York, Londra, Seul, Ginevra, Hong Kong, Los Angeles, Tokyo – che a Tokyo Gendai presenta una personale dedicata a Robert Longo. Così come la galleria francese Ceysson & Bénétière (Saint-Étienne, Parigi, Lione, Lussemburgo, Ginevra, New York, Panéry, Tokyo), che aprirà la sua prima sede asiatica e l’ottava galleria a Tokyo questo autunno.

Tang Contemporary (Hong Kong, Pechino, Seul, Bangkok) porta delle sculture in bronzo del famoso artista contemporaneo cinese Ai Weiwei, celebre per le sue opere concettuali che sfidano l’autorità ed esplorano i legami tra il mondo contemporaneo e la cultura tradizionale cinese. Altrove, la SPURS Gallery (Pechino) cura una mostra collettiva con sei artisti tra cui Anselm Reyle, uno dei principali artisti contemporanei tedeschi, ben noto per i suoi dipinti astratti di grandi dimensioni, sculture e installazioni con elementi al neon.

Tante i debuttanti quest’anno, tra cui Galerie EIGEN + ART (Lipsia, Berlino), Gallery EXIT (Hong Kong), Kwai Fung Hin Art (Hong Kong); così come i ritorni, come Almine Rech (Parigi, Bruxelles, Londra, New York, Shanghai, Monaco), BLUM (Los Angeles,
New York, Tokyo), Perrotin (Tokyo, Parigi, Hong Kong, New York, Seoul, Shanghai, Los Angeles), Sadie Coles HQ (Londra), Taka Ishii Gallery (Tokyo, Kyoto, Maebashi) e SCAI THE BATHHOUSE (Tokyo) .

Hana ‘Flower’

Il settore, composto da 20 gallerie, presenta stand personali o bipersonali dedicati ad artisti emergenti o midcareer. Alison Jacques (Londra), per esempio, si presenta Tokyo Gendai 2024 con una monografica dedicata a Sophie Barber, il cui lavoro esplora simboli significativi per Giappone, facendo contemporaneamente riferimento alla cultura occidentale. Misako & Rosen (Tokyo) e The Green Gallery (Wisconsin) condivideranno lo stand con opere di Trevor Shimiz, esperto nell’auto-rappresentazione.

ANOMALY (Tokyo) presente le opere di due artisti giapponesi, Yusuke Asai e Keisuke Tanaka, che esplorano entrambi la relazione tra vita e natura e sottolineano la fattibilità della coesistenza con altre specie. Retro Africa (Abuja) presenta il lavoro dell’artista nigeriano Yusuff Aina, le cui opere invitano gli spettatori a navigare nelle complessità della vulnerabilità, della resilienza e dell’incessante ricerca della crescita personale.

Eda ‘Branch’

Anche qui le gallerie sono invitate a proporre solo show o bipersonali, ma concentrandosi su artisti particolarmente significative per il contesto asiatico. Nove le gallerie che partecipano quest’anno. Tra queste PYO Gallery (Seoul), che presenta le opere di Kim Tschang-yeul, il defunto artista sudcoreano noto per i suoi dipinti astratti. VETA di Fer Francés (Madrid) si concentra invece sugli audaci dipinti di Manuel Ocampo, artista filippino contemporaneo che combina riferimenti all’iconografia coloniale, alla tradizione giudaico-cristiana, all’arte popolare, al cattolicesimo spagnolo, alla cultura underground di Manila, ai cartoni animati e ai graffiti per rivisitare la storia dell’arte in modo provocatorio.

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