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Da Pantera a pantegana e ritorno, la tragicomica vicenda di una Ferrari 250 GTE

La tragicomica vicenda di una Ferrari 250 GTE
La tragicomica vicenda di una Ferrari 250 GTE

Sovente la cronaca ci offre spunti che ci inducono a riflessioni di ordine per così dire generali.

Certo, rispetto a tutto quel popò di baraonda (copy l’Avvocato) che sta avvenendo in giro, quel che mi accingo a raccontare può risultare marginale, ma, a ben guardare, una qualche valenza la riveste. Bon, veniamo al dunque. Correva, è il caso di dirlo, l’anno 1962 e, su richiesta della Polizia di Stato, la Ferrari fece dono di due splendide 250 GTE che divennero appunto le mitiche Pantere della Polizia. Passano gli anni, una delle due viene distrutta in un inseguimento e l’altra va in pensione con meriti di servizio rimanendo ad ammuffire in qualche rimessa della Polizia. Finché qualche cervellone della pubblica amministrazione decide di (s)venderla all’equivalente di circa duecento, dicansi duecento, euro. Benissimo, ve la faccio breve. Trascorrono ancora svariati anni, qualche ulteriore cambio di proprietà e l’auto riappare in tutto il suo splendore perfettamente restaurata.

Poi, un bel giorno, l’ultimo mal capitato proprietario, il notaio Luigi Zampaglione, decide di venderla. Apriti cielo, il Mini-stero della Cultura decide di esercitare il diritto di prelazione pervia del valore storico del bene. Vale a dire esproprio!L’infelice possessore, ridotto praticamente al rango di custode giudiziario,oltre a vedere azzerato l’eventuale leggittimo guadagno,hapure l’obbligo di conservare il bene in perfette condizioni, vedi mai che il Sovrano si risenta. Riassumendo, lo Stato trascura e svende un suo bene peraltro, come già detto, donato e, una volta restituito all’onore del mondo per merito di volenterosi e lungimiranti cittadini, si fa avanti e ne rivendica la proprietà. Stile Marchese del Grillo, “Io so’ io e voi non siete un cazzo”.

La tragicomica vicenda di una Ferrari 250 GTE

Roba da non credere, il trionfo del paradosso! Lo Stato andrebbe condannato per manifesta incapacità di tutelare e valorizzare i suoi beni. Questa  grottesca vicenda, assurtaagli onori delle cronache,svela al grande pubblico l’infernale meccanismo che lo Stato esercita tutti i santi giorni che Nostro Signore manda in terra attraverso l’istituto della notifica, tramite il suo braccio armato rappresentato dalle Soprintendenze, autentico burocratico buco nero dove regna un totale autoreferenziale arbitrio. Non entro in tecnicismi che vi annoierebbero, ma è giunto il momento che qualcuno –associazioni digalleristi e antiquari, i più colpiti dal feudale balzello -si svegli e ponga fine a quel che si configura come un vulnus al diritto di proprietà. Esiste solo un modo per contemperare il giusto interesse generale rappresentato dallo Stato e quello del privato cittadino e non suddito:quando lo Stato ravvisa opere che ritiene utile preservare le compri in tempi ragionevolie ovviamente ai prezzi di mercato. Lo so, lo so, la vita è un sogno (o i sogni aiutano a vivere meglio?)Mah! qui ci vuole Gigi mica Einstein.

Onirici saluti

L.d.R.

La tragicomica vicenda di una Ferrari 250 GTE

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