In esclusiva un nuovo studio del nipote del grande artista, Lorenzo, in occasione del centotrentesimo anniversario della nascita di Osvaldo Licini
Osvaldo Licini, intorno alla metà degli anni Cinquanta, iniziò a raffigurare degli angeli composti, per lo più, da triangoli: gli angeli erano così associati agli angoli.
A differenza degli “angeli ribelli”, che l’artista aveva iniziato a realizzare qualche anno prima, questi angeli geometrici sono quasi del tutto privi di connotati umani.
I triangoli che li compongono stanno in “miracoloso” equilibrio toccandosi sulle punte.
Sono angeli che, dopo essere caduti, sembrano aver ritrovato la forza per salire, per ricongiungersi al divino dal quale provengono.
Questi triangoli che si toccano sulle punte ricordano la struttura del Bilico, un’opera di Licini degli anni Trenta (1).
Il bilico, come ho ipotizzato qualche tempo fa, potrebbe essere una rappresentazione astratta dell’arcangelo Gabriele (2): quindi anche in questo caso l’artista avrebbe utilizzato degli angoli per raffigurare un angelo.
Una particolare associazione, quella tra angelo e angolo, che ho trovato anche in un libro di Jean Cocteau, “Il richiamo all’ordine” (3).
In questo testo, che forse Licini aveva letto (4), a un certo punto si dice: “Angelo e angolo […] sono sinonimi in ebraico. […] La caduta degli angeli può anche tradursi: caduta degli angoli. La sfera è fatta di un amalgama di angoli. Dagli angoli, dalle punte, esce fuori la forza. È il motivo dell’architettura delle piramidi. Caduta degli angoli significa dunque: sfera ideale, sparizione della forza divina, apparizione del convenzionale, dell’umano” (5).
Negli angeli geometrici di Licini una forza “miracolosa”, che sembra uscire proprio dalle punte, fa stare gli angoli in equilibrio.
Alla Quadriennale di Roma del 1935, dove Il bilico (6) era esposto, l’ambasciatore di Francia, riferendosi al dipinto, chiese come due triangoli potessero stare in equilibrio toccandosi sulle punte.
Licini gli rispose: “par miracle!”.
* Questa riflessione sugli Angeli-angoli di Licini (e di Cocteau) è stata pubblicata sul sito osvaldolicini.it, in occasione del centotrentesimo anniversario della nascita di Osvaldo Licini.
(1) Esistono tre dipinti di Licini intitolati Il bilico, tutti realizzati nella prima metà degli anni Trenta: due di questi sono quasi identici, anche per le dimensioni. Questi ultimi due dipinti, a quanto risulta, sono stati realizzati in anni diversi: uno nel 1932, l’altro nel 1934. L’esemplare realizzato nel 1934 fa attualmente parte, a Milano, della collezione della Pinacoteca di Brera e fu esposto, nel 1935, alla seconda Quadriennale d’arte nazionale di Roma (si veda, a questo riguardo, il mio studio intitolato Il bilico esposto alla Quadriennale del 1935 pubblicato il 31 dicembre 2018 tra le notizie del sito osvaldolicini.it).
(2) Rimando, sul punto, ai miei studi intitolati L’Arcangelo è in bilico (pubblicato il 31 gennaio 2023 tra le notizie del sito osvaldolicini.it) e Arcangeli alla Quadriennale (pubblicato il 30 giugno 2020 tra le notizie del sito osvaldolicini.it).
(3) “Le rappel à l’ordre” è il titolo originale di questo libro pubblicato in Francia nel 1926.
(4) Licini aveva conosciuto Cocteau a Parigi nel 1917. Nella biblioteca di Licini erano presenti alcuni testi di Cocteau ma non mi risulta che tra questi sia stato rinvenuto “Il richiamo all’ordine”.
(5) Jean Cocteau, Il richiamo all’ordine, a cura di Paola Dècina Lombardi, Giulio Einaudi editore, Torino, 1990, pag. 127. Le frasi citate sono contenute nel saggio intitolato “Il segreto professionale” che fa parte dello stesso libro.
(6) Si veda la nota 1.