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Errante, erotico ed eretico: Osvaldo Licini in mostra a Monte Vidon Corrado

Osvaldo licini, angelo ribelle con cuore rosso, 1953, olio su tela
Osvaldo licini, angelo ribelle con cuore rosso, 1953, olio su tela

Nella mostra La Regione delle Madri presso la Casa Museo e Centro Studi Osvaldo Licini a Monte Vidon Corrado (FM), visitabile fino al 10 gennaio, ben 90 oli e 30 disegni raccontano i luoghi visti, dipinti ed interiorizzati dall’artista.

Io lavoro dal vero, quasi sempre

 

Questionario Scheiwiller 1929 in Errante, erotico, eretico,1974, pp.97-98 in La Regione delle Madri, Centro Studi Licini, Electa, Milano, 2020

L’iter è stato pensato come un passaggio dalle rappresentazioni più semplici e concrete ai soggetti astratti che si discostano il più possibile dalla mera rappresentazione di un paesaggio, diventando formalizzazione di un locus amoenus abitato da Amalassunte, Angeli Ribelli e Olandesi Volanti.

La prima sezione della mostra nel Centro Studi presenta un dialogo fra le marine francesi e quelle adriatiche. Osvaldo Licini unisce nella stessa sala tele come la Marina di San Tropez memori del suo soggiorno francese dal 1917 fino al 1926 nel sud della Francia e le spiagge marchigiane.

La Costa Azzurra e il Mare Adriatico non sono mai stati così vicini tra loro.

Sono qua a dipingere il mare francese. La costa è magnifica. La mia cuvette es la mer…O Natura, natura

 

O. Lcini cartolina a Ermenegildo Catalini (Checco), pubblicata in Pupilli., 1997, p.-114 in La Regione delle Madri, Centro Studi Licini, Electa, Milano, 2020, p.27

Le sue opere risentono degli stilemi di Cézanne e Matisse, d’altronde Licini amava sedere e dipingere en plein air tanto nella sud della Francia quanto nella più intima Porto San Giorgio.
Dal mare alla terra, il fruitore si addentra sempre di più al cuore dell’artista di Monte Vidon Corrado che piano piano svela allo spettatore una parte più intima di sé.

Osvaldo licini, paesaggio marchigiano (montefalcone), 1926, olio su tela

Osvaldo licini, paesaggio marchigiano (montefalcone), 1926, olio su tela

Nella seconda sezione sono presenti i paesaggi marchigiani degli anni Venti, dove un primo nucleo è dedicato alla vicina Montefalcone Appennino mentre una seconda parte riflette sui primi tentativi di adesione ad un senso del paesaggio come entità in costante movimento, così evidentemente rappresentata sulla tela che lo stesso Marchiori rinominerà un’opera di Licini  Paesaggio ruota, 1926 .

A seguire, le tele si interrogano sul fascino della Sibilla e l’occhio attento di chi guarda viene trasportato al secondo plesso che ospita la mostra: la Casa Museo dell’artista. Luogo della sua vita, spazio della sua arte. Tutto è rimasto come è stato lasciato: la cucina e le stoviglie e persino il salotto hanno a malapena risentito del segno del tempo. Un po’ come tutta Monte Vidon Corrado. Questa soluzione estremamente immersiva riporta lo spettatore direttamente negli anni della vita feroce e contemplativa di Licini.

Poi ho cominciato a dubitare.

 

La Regione delle Madri, Centro Studi Licini, Electa, Milano, 2020

Questa seconda parte della mostra riflette su un segno materico che fa d’un tratto capolino sulla tela, gioca, e la riempie di squarci, forme,  linee e geometrie. Le mura si costellano di opere  intrise da uno schematismo geometrico come il Bilico del 1933,  che riflette un assenza di stabilità e precaria forma. Seguono Crepuscolo del 1932, Notturno del 32-33  e ancora il celebre Archipittura del 1936 che si pone come antesignana della grafica digitale e fa convergere al suo interno la precisione analitica e l’emotività più totale. Archipittura non può non essere slancio verso un rigorismo che sarà preludio dell’espulsione della fantasticheria e delle proiezioni mentali  tipiche della poetica liciniana presenti nelle stanze a seguire.

Osvaldo licini, archipittura, 1936, olio su tela
Osvaldo licini, archipittura, 1936, olio su tela

Le sue sono  “forze rettilinee elementari che si sprigionano dal basso e si trasfigurano entrando nel cielo stratto che percorrono su rotte armoniche ideali lasciando tracce e schemi architettonici paradossali” (La Regione delle Madri, Centro Studi Licini, Electa, Milano, 2020, p.75).

Ma dalle ‘viscere della terra’ ora si passa alla contemplazione dello spazio astrale e alla genesi delle creature fantastiche: questo il titolo di una delle ultime  sezioni presenti.

Ti scrivo dalle viscere della terra la ‘regione delle madri’ forse, sono disceso per conservare incolumi alcuni valori immateriali, non convertibili, certo, che appartengono il dominio dello spirito umano. In questa profondità ancora verde, la landa dell’originario forse, io cercherò di recuperare il segreto primitivo del nostro significato nel cosmo.

Con queste parole Osvaldo Licini si rivolge al filosofo Franco Ciliberti in una lettera del febbraio 1941. L’artista ben consapevole di quei  ‘valori primordiali’ proposti da Ciliberti, trasporta e addensa su tela le sagome e le ombre degli Olandesi Volanti, delle Amalassunte, Angeli Ribelli il tutto in una danza ‘sensibile’ su sfondi colorati e vivi.

Errante, erotico ed eretico sono i termini che più esemplificano questa rassegna di opere che dal Personaggio nella luna del 1946 a Omaggio a Cavalcanti del 1954 ci propongono uno sguardo sulla natura che diventa sempre più sinonimo di eros e antropomorfismo.

Paesaggio fantastico (il capro) del 1927, Fiore fantastico 1953, gli Amanti del 1950 sono i segnali di un nuovo modo di pensare al paesaggio, che forse di esteriore ha ben poco.

Osvaldo licini, angelo su fondo rosso, 1950, olio su tela
Osvaldo licini, angelo su fondo rosso, 1950, olio su tela

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