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Al MAST di Bologna la videoarte diventa specchio della contemporaneità

Vertigo al MAST
Vertigo al MAST

Fino al 30 giugno, a Bologna, Fondazione Mast ospita la mostra “Vertigo-video scenarios of rapid changes”, una serie di videoinstallazioni realizzate da 29 artisti internazionali che analizzano i mutamenti della nostra società. Il Mast (Manifattura di Arti Sperimentazione e Tecnologia) è un centro polifunzionale e uno spazio espositivo realizzato nella città felsinea che si dedica in particolare all’analisi di temi legati all’industria e al lavoro e questa volta diventa il perfetto palcoscenico per questa mostra multimediale.

“L’esposizione nasce dalla riflessione sulla mole di informazioni elaborate da noi ogni giorno che combinate alla velocità e complessità si trasforma in un fattore travolgente di cambiamenti nella società” così afferma Urs Stahel per esporre il processo che ha portato alla realizzazione della rassegna. Il curatore ci invita dunque a focalizzarci sul mondo che ci circonda. La vertigine intesa come incertezza, ottenebramento è divenuta la “nuova normalità”. Il mondo occidentale ormai combinazione letale di accelerazione, quantità e complessità rischia di sopraffarci. Gli artisti, tramite video-installazioni e dunque immagini in movimento richiamano l’idea di questo continuo mutamento e lo affrontano inquadrandolo in diversi ambiti.

L’esposizione raccoglie 34 opere video di artisti internazionali tra cui Richard Mosse, CaoFei e Franco Mattes strutturata in sei sezioni tematiche accompagnate da una serie di intermezzi, video installazioni che disseminate lungo il percorso espositivo fungono da commenti e narrazione degli eventi che caratterizzano il nostro presente.Si parte dall’analisi dei cambiamenti dei processi produttivi tipiche del capitalismo, come l’opera di Wang Bing che mostra le 15 ore di lavoro di operai in una fabbrica in Cina, o un’infinita catena di container in cui nulla si crea ma si vedono solo macchinari e scatole.Si prosegue il percorso espositivo con una riflessione sui commerci e traffici con l’opera “Asian One”(2018) di CaovFei (1978Cina-)ambientato nei magazzini di Amazon. Si riflette sulla delocalizzazione dei siti produttivi e sulla globalizzazione, in una gig economy e delivery economy , nel quale noi stessi fornendo dati diventiamo prodotti. La sezione dedicata al contratto sociale indaga il rapporto tra il singolo e la società e dunque le contraddizioni a cui siamo abituati. Colpisce profondamente la serie di opere dedicate ai cambiamenti del comportamento, in particolare l’immagine di un manager che con freneticamente è intento a salire le scale di un grattacielo ad Amsterdam solo per scoprire alla fine che qualcun altro era già arrivato in cima prima di lui. Nella sua smania di ascesa sociale, ricorda un criceto che corre sulla ruota, non può fermarsi, ormai vittima dalla frenesia quotidiana.

In antitesi allo stile di vita frenetico un video mostra una panchina su sui si trova la scritta ‘KAPITALISM’ a cui si appoggiano i cosiddetti “scartati” ovvero chi non è più produttivo come anziani o disoccupati e dunque non più utili alla società. Proseguendo il percorso viene affrontata l’esplosione della comunicazione, dovuta allo sviluppo di nuove tecnologie e nuovi canali come i social media. Contenuti sempre più abbondanti ci “bombardando” e noi frastornati non distinguiamo più il vero dal falso e il buono dal cattivo. La comunicazione vista come arma che non siamo in grado di controllare. Infine vi è un’analisi sull’ambiente naturale, in particolare tramite l’opera a due canali “Broken Spectre” (2022) di Richard Mosse (1980 Irlanda) che lascia attonito il visitatore mostrando immagini dell’Amazzonia brutalmente devastata per mano dell’uomo.

Perché ci conquista questo viaggio multimediale? A partire dall’industrializzazione e in seguito a un veloce progresso tecnologico e di digitalizzazione la società vive un momento di continua evoluzione e mutamento tanto da darci l’impressione di essere tutti seduti su un razzo in fase di decollo con destinazione sconosciuta. L’esposizione è dunque un invito e una riflessione su quello che sono stati i mutamenti riguardo il lavoro, il commercio, i metodi di comunicare e apprendere e il rapporto con l’ambiente naturale a noi circostante. La mostra ci porta in un viaggio stimolante fatto di suoni, rumori, immagini e colori che sopraffà il pubblico spettatore. Questo insieme sembra voler riflettere la massa di informazioni e contenuti che riceviamo ogni giorno senza tregua. Sommersi da informazioni, viviamo di verità frammentarie e disperse. In nome di un’ascesa sociale siamo diventati come macchine, costretti a sopportare orari lavorativi insostenibili, alienati da una frenesia incessante, senza mai poterci concedere una pausa. Il risultato è una società sconvolta, in cui ci sentiamo smarriti, storditi e insicuri. Come se si perdesse il senso della vita, come se la nostra società fosse un’enorme contraddizione. La mostra è dunque un invito a riflettere sul mutamento della nostra società senza però un’esplicita denuncia. Il visitatore non potrà che uscirne sovrastato e sentirà una sorta di “vertigo”, di smarrimento riguardo la vita.

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