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OBEY firma il suo primo murale italiano a Milano: un inno alla pace universale di oltre 400 metri quadrati

Credits: Wit Design SRL
Credits: Wit Design SRL

Shepard Fairey, in arte OBEY, uno degli street artist più influenti a livello internazionale, ha dipinto il suo primo murale in Italia a Milano, nel quartiere Gallaratese, in via Adolfo Consolini 26. Il murale si intitola “Tear Flame Peace” ed è un inno alla pace universale. Sul muro di un edificio residenziale comunale che misura 34×12 mq, OBEY ha tracciato la scritta “PEACE”, in inglese, sul muro per mandare un messaggio di pace universale. In primo piano l’occhio profondo e penetrante di una donna con l’hijāb, il tradizionale velo islamico, che piange un’enorme lacrima che contiene fiamme e una colomba bianca, simbolo universale di pace e riconciliazione. Nella lacrima gigante c’è tutto il peso dei conflitti in corso nel mondo: i colori sono quelli della bandiera russa e di quella ucraina e si mescolano a un pattern che richiama il mondo arabo. Un grido di dolore, composto e geometrico, che scende fino a trasformarsi in linee rigide che incitano all’azione e che non a caso confluiscono nella stella da cui emerge il logo iconico di OBEY THE GIANT.

È OBEY – to obey, in italiano obbedire – la parola che Shepard Fairey sceglie come proprio nome d’arte, in modo provocatorio, non volendo suggerire all’osservatore un’obbedienza incondizionata e passiva, ma invitandolo a sviluppare un senso critico e a disobbedire alle convenzioni sociali, quando necessario. E questo è anche il messaggio finale dell’opera “Tear Flame Peace”. Non solo. Quello della pace, pillar topic di questo murale, è anche una tematica profondamente sentita dalla comunità dei cittadini e delle cittadine del quartiere Gallaratese, protagonisti di questo progetto partecipato con cui MANIFESTIVAL, a partire dal 2023, ha attivato un processo virtuoso all’insegna della valorizzazione del territorio e dell’inclusione sociale con l’obiettivo di promuovere una riflessione comunitaria e trasformare il Gallaratese in un luogo di interesse artistico, a partire da un dibattito con i residenti, le associazioni e gli enti del terzo settore.

“La colomba è un’immagine duratura di pace che ho utilizzato in diverse opere d’arte nel corso della mia carriera. Qui è inclusa nella goccia di lacrima che cade dall’occhio di una donna affascinante. La goccia è trattenuta da una forma geometrica con un motivo floreale decorativo sottostante. Rappresentando i tempi turbolenti, il messaggio di pace è colmo sia di tristezza che di speranza, e la fiamma ha un duplice significato a seconda dell’osservatore e potrebbe rappresentare una scintilla di ispirazione e di ribellione speranzosa, nonché un ammonimento al surriscaldamento o alla distruzione della Terra”, ha spiegato Shepard Fairey (OBEY).

L’opera verrà inaugurata oggi mercoledì 22 maggio alle ore 13.30 in via Adolfo Consolini 26 insieme ai cittadini del Gallaratese, oltre che alla presenza delle istituzioni cittadine, e con uno Urban Art Tour del progetto MANIFESTIVAL a cura dell’associazione culturale Another Scratch In The Wall, che ripercorrerà in un percorso guidato i nuovi murales realizzati nell’ambito del festival promosso dalla Fondazione Arrigo e Pia Pini. Il maxi murale di OBEY, infatti, si aggiunge ai cinque nuovi grandi murales realizzati nel Gallaratese di Milano nell’ambito di MANIFESTIVAL e firmati da artisti di fama mondiale. Le altre opere sono: “Atlas” di Judith De Leeuw, in arte JDL, che ha realizzato un omaggio alle donne, che portano il peso sociale sulle loro spalle e sollevano la comunità; “Equilibrio dinamico” di Nabla & Zibe, che celebra la memoria agricola del Gallaratese e propone una riflessione sul verde urbano e sulla possibilità di sviluppare progetti sulla sostenibilità a partire dalla periferia; “Frequency & Rhythm” delle argentine Medianeras, che hanno celebrato la forza della musica e della cultura visiva come elemento di aggregazione giovanile; “Il viaggio” di BTOY, che pone al centro la memoria delle case popolari del Gallaratese e l’impegno per i diritti; lo sport come strumento di integrazione e di riscatto nell’opera di Leticia Mandragora.

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