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Il grande Ottocento italiano: Gian Maria Rastellini nella Milano di Grubicy e Tosi

Gian Maria Rastellini, Il sogno, 1889-1891, olio su tela, 122 x 183 cm, firmato in basso a destra. G. M. Rastellini. Collezione privata. Courtesy Archivio Rastellini
Gian Maria Rastellini, Il sogno, 1889-1891, olio su tela, 122 x 183 cm, firmato in basso a destra.
G. M. Rastellini. Collezione privata. Courtesy Archivio Rastellini

Dopo l’antologica di Enrico Cavalli allestita nei rinnovati spazi della Scuola di Belle Arti di Santa Maria Maggiore nell’estate e autunno dello scorso anno, la Fondazione Rossetti Valentini presenta dal 30 giugno al 3 novembre una nuova iniziativa dedicata a due allievi del maestro vigezzino. La mostra “Gian Maria Rastellini nella Milano di Grubicy e Tosi”, a cura di Lorella Giudici e Elisabetta Staudacher, intende ripercorrere la formazione e l’attività artistica di Gian Maria Rastellini (1869–1927) e del fratello Gian Battista Rastellini (1860–1926), anch’egli pittore e decoratore, originari di Buttogno. Tra i due, a distinguersi particolarmente nel mondo dell’arte è Gian Maria, mentre Gian Battistasi dedica soprattutto al restauro. Il percorso espositivo è diviso in cinque sezioni:

Prima sezione: La formazione. Dalla Val Vigezzo a Brera, dopo i primi insegnamenti artistici ricevuti assieme al fratello Gian Battista da Carlo Giuseppe Cavalli e dal figlio Enrico, alla scuola Rossetti Valentini di Santa Maria Maggiore, il giovane Gian Maria perfeziona la sua preparazione pittorica presso l’Accademia di Belle Arti di Milano, città in cui vive e lavora fino alla sua scomparsa. I lavori degli anni formativi, di collezione della Fondazione Rossetti Valentini, saranno accostati a quelli di Carlo Fornara e Giambattista Ciolina, compagni alla scuola di Santa Maria.

Seconda sezione: Il Sogno: Nana, la modella prediletta, illustra il legame di Gian Maria con la sua famiglia e in particolare con la sorella, protagonista del capolavoro assoluto del pittore, esposto nel 1891 alla prima triennale di Brera a Milano e, nel 1913, alla mostra internazionale di Monaco di Baviera dove vincerà una medaglia d’oro. Il quadro, affiancato da una seconda versione della Collezione Poscio, ritorna ad essere visibile al pubblico dopo più di un secolo. Caterina, detta Nana, è ritratta anche in frammenti di quotidianità come nei dipinti Il nido, presentato alla Permanente nel 1889, La culla, esposto alla Famiglia Artistica di Milano nel 1893, e Sotto la pergola.

La terza sezione è dedicata a I paesaggi vigezzini tra realtà e ricordo, i luoghi della sua giovinezza con cui il pittore manterrà sempre un legame molto forte. L’amore per la casa natìa di Buttogno, i luoghi della sua infanzia e la natura della sua valle spingono Rastellini a mantenere un rapporto con gli amici di sempre, in particolare con Carlo Fornara e con Giambattista Ciolina a cui, fin dai primi anni del soggiorno milanese, scrive lunghe lettere ricche di consigli tecnici sulla pittura e di commenti sul clima artistico milanese sempre in fermento. In mostra ci sono alcuni ritratti di persone della valle (La pisolotta, Il figlio del giardiniere), impressioni di paesaggi, oltre che scene di vita quotidiana, come Vita umile, del Museo del Paesaggio di Verbania.

La Milano di Grubicy e Tosi, quarta sezione che dà il titolo alla mostra, racconta della vita milanese, dove Gian Maria condivide con il fratello Gian Battista la casa e lo studio in via Monforte. Qui l’artista si afferma come ritrattista della borghesia lombarda, mettendo in atto al meglio gli insegnamenti dell’amato maestro Enrico Cavalli. A Milano frequenta Arturo Tosi con cui trascorre lunghi soggiorni anche a Rovetta, in Valseriana, e stringe rapporti con il comune amico Vittore Grubicy e con altri pittori, tra cui Eugenio Gignous e Leonardo Bazzaro. In mostra c’è il quadro di Grubicy, Il carretto, 1887, con dedica dell’autore all’amico Gian Maria. Ai ritratti degli abitanti della Valle si affiancano quelli di personaggi dell’alta borghesia e della nobiltà lombarde, come quello di Bice Borghi Amman e della marchesa Teresa Visconti.

Altra tappa fondamentale nella vita dell’artista è quella ligure. Le marine liguri è la quinta sezione. La raffigurazione del vero di cui, fin dai primi anni della sua attività, Gian Maria subisce il fascino, si ritrova non solo nei suoi quadretti montani, ma anche nelle vedute di mare realizzate in Liguria. Il legame fortissimo con la prima figlia Maddalena, detta Nene, nata nel 1906, lo spinge infatti a trovarle, durante la prima guerra mondiale, una sistemazione adeguata nei dintorni di Genova. Sturla, Nervi, Quarto sono i luoghi in cui Rastellini vive gli anni del conflitto bellico, immergendosi nell’osservazione del mare, dei suoi colori cangianti che tanto hanno attratto Enrico Cavalli. L’esposizione è arricchita da numerosi documenti, registri scolastici, lettere, cartoline, oggetti personali e da due album fotografici realizzati da Emilio Sommariva. Al notofotografo milanese, solito ad andare in villeggiatura in valle, la famiglia Rastellini commissiona diverse campagne fotografiche delle opere di Gian Maria, di Gian Battista e di Adolphe Monticelli, di cui i Rastellini ereditano la passione collezionistica da Cavalli, tanto da allestire una pinacoteca, ora non più esistente, nella casa di famiglia di Buttogno.

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