Mucciaccia Gallery porta in mostra un interessante dialogo tra coppie di artisti, Tête-à-tête, di cui una selezione di opere raccontano le dinamiche complesse e stimolanti che si innescano quando si uniscono arte, vita e amore. A Roma dal 10 maggio al 6 luglio 2024.
Una relazione, qualsiasi relazione, non è semplice. Figuriamoci se si parla d’amore, e magari si condivide anche il lavoro. E questo lavoro è l’artista. Scenario creativo e complesso, affascinante e probante, che Mucciaccia Gallery mette in scena in una serie di Tête-à-tête, dei faccia a faccia tra otto coppie di artisti che condividono la vita privata e quella professionale. La storia dell’arte ci ha già raccontato di alcuni amori di questo tipo – Robert e Sonia Delaunay, Frida Kahlo e Diego Rivera, Jackson Pollock e Lee Krasner – ma col filtro del passato e una certa patina romantico-romanzesca. Sono spesso storie tormentate, inquiete, dove l’instabilità e il conflitto sono parte integrante della narrazione anche dei singoli artisti.
Lo sguardo che, in mostra, Mucciaccia Gallery pone sulle coppie di artisti selezionate è invece, se vogliamo, più quotidiano, normalizzato, volto a capire le dinamiche di funzionamento piuttosto che a stressarne alcuni aspetti. Lo esplicita la curatrice Catherine Loewe: “Sebbene le relazioni possono essere un terreno fertile per la creatività, non sono prive di sfide, richiedono un alto grado di tolleranza e compromesso, in particolare quando si tratta di navigare nel processo creativo, tra le esigenze di un frenetico programma espositivo internazionale e le necessità di una famiglia“. Attraverso le opere degli artisti, dunque, si racconterà della loro vita; la quale a sua volta, in modo più pratico che mitizzante, ha partecipato alla loro creazione.
A partire da Sue Arrowsmith (Manchester, 1968) e Ian Davenport (Sidcup, 1966), che 35 anni fa si sono conosciuti al Goldsmith College di Londra, dove è nato il loro amore e anche gli Young British Artist, di cui facevano parte insieme ad altri nomi importanti dell’arte contemporanea come Damien Hirst e Tracey Emin. Da Mucciaccia Gallery oggi dialogano con opere appositamente realizzate per l’occasione: le pitture a foglia d’oro di Sue, le icone rinascimentali di Ian. A conoscersi tra i banchi di scuola sono stati anche Rob (1968) & Nick (1969) Carter, che oggi condividono 25 anni di matrimonio e ricerche nel campo del video, stampa 3D e pittura con robot. In mostra quattro opere ispirate alla famosa Venere di Botticelli, trattata come una celebrità da Warhol: trasformata nei colori, nella forma, nel messaggio.
L’opera multimediale prodotta da Charlotte Colbert (NYC, 1987) e Philip Colbert (Scozia, 1979) raccoglie gli oggetti del loro quotidiano, rivisitati – in chiave pop-surrealista – tramite i rispettivi simboli: l’occhio di Charlotte e l’aragosta di Philip, mostrando quello spirito di giocosità, scoperta e passione che solo una coppia d’avanguardia come loro potrebbe condividere. “Ci legano 35 anni ininterrotti: 12.775 giorni e notti, infinite discussioni appassionate e un figlio, Arturo, nato nel 1998”, racconta Rossella Fumasoni (Roma, 1965) del rapporto con Piero Pizzi Cannella (Rocca di Papa,1955), con cui è sposata dal 1988. Si fronteggiano in mostra due grandi tele visionarie.
Dopo 35 anni di matrimonio Ilya Kabakov (Dnipropetrovsk – URSS, oggi Dnipro, Ucraina 1933 – New York 2023) ha perso la vita, ma non la sua arte, che continua a vivere nell’attività della moglie Emilia Kabakov (Dnipropetrovsk – URSS, oggi Dnipro, Ucraina 1945). Realizzate a quattro mani, in mostra troviamo due sculture – The Eternal Emigrant” e “Golden Apples – e un arazzo – The Flying # 3. Carolina Mazzolari (Milano, 1981) e Conrad Shawcross (Londra, 1977), sposati dal 2013, vivono e lavorano nell’East End di Londra, in un loft che prima ospitava un impagliatore di animali e ancora prima la stalla dei cavalli dell’”autobus” 38. L’edificio è sia una casa che uno studio su scala industriale, dove creano i loro lavori profondamente poetici, filosofici e di natura astratta. La mostra presenta i tessuti cuciti da Carolina che, giustapposti alle sculture geometriche in acciaio di Conrad, suggeriscono la dualità dello yin e yang, bilanciando due opposti che sono l’espressione di un’unione indivisibile.
A testimoniare come un incontro privato può cambiare una traiettoria artistica ci pensa Idris Khan (Birmingham, 1978), che ha iniziato a sperimentare una tavolozza più colorata dopo aver conosciuto Annie Morris (Londra, 1978) e aver apprezzato il suo uso di pigmenti grezzi e vibranti. In mostra, le sfere multicolori di Annie sono messe in relazione con i lavori astratti densamente stratificati di Idris. Di una sinergia stretta vive anche l’arte di Shirin Neshat (Qazvin, Iran, 1957) e Shoja Azari (Shiraz, Iran 1957), artisti e registi iraniani che vivono a New York e insieme riflettono su questioni di potere, religione, razza, genere e sul rapporto tra passato e presente, Est e Ovest, individuo e collettivo attraverso la lente delle sue esperienze personali come donna iraniana in esilio. In esposizione Idyllic Life, un video di Shoja Azari del 2012 e una fotografia con inchiostro e pittura acrilica di Shirin Neshat dalla serie Land of Dreams.
Completano la mostra i ritratti delle coppie eseguiti dalla fotografa Maryam Eisler che, attraverso la lente della propria macchina fotografica, coglie e amplifica la sottile relazione esistente tra ogni coppia di artisti.