In questi mesi presso le sale del Castello di Rivoli è possibile visitare due mostre tra loro molto differenti, ma entrambe di grande interesse soprattutto in relazione alla tradizione artistica torinese legata all’arte povera. Da un lato sono presenti le opere di un’artista contemporanea che ad essa s’ispira, dall’altro una testimonianza fotografica che tocca in particolare, anche se non esclusivamente, di quell’epoca storica, suscitando ricordi e riflessioni.
Al terzo piano del Castello è allestita la mostra personale dedicata a una delle artiste italiane dell’ultima generazione che hanno destato maggiore interesse a livello internazionale. Si tratta di Rossella Biscotti, nata a Molfetta nel 1978 che ora vive e lavora tra l’Olanda e il Belgio. La mostra comprende una serie di lavori appartenenti a diverse tappe del percorso artistico di Biscotti, i cui temi spaziano dalle questioni storico politiche, soprattutto legate al territorio italiano, al tema delle risorse e del loro sfruttamento, con conseguente impatto sul piano ecologico e ancora una volta geopolitico. Questi temi sono affrontati dall’artista spaziando tra diverse discipline, tanto di carattere scientifico quanto umanistico, passando dall’archeologia alle scienze ambientali o all’antropologia, ogni volta ricorrendo al linguaggi artistici tra loro anche molto diversi, dalla performance al video, dall’installazione all’utilizzo, spesso a piene mani, di effetti sonori. Nel lavoro nel suo complesso non sono poi assenti riferimenti all’arte povera, rispetto alla quale Biscotti sembra volersi presentare esplicitamente come un’erede. Il risultato sono opere poliedriche, impegnate, che intendono mettersi in dialogo, se necessario senza evitare un atteggiamento polemico e ampiamente critico, con il contesto sociopolitico e culturale più attuale.
Tra le opere in mostra sono presenti alcuni lavori di qualche anno fa, come The Trial del 2010-2016; Trees on Land, che fa parte della collezione della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea Crt; e molte altre, tutte ancora una volta incentrate su temi di grande urgenza come le questioni di genere, il tema dell’ambiente e, più nello specifico, quello dell’interazione tra l’attività umana e industriale con il contesto naturale, con l’intento di promuovere e incoraggiare uno sviluppo rispettoso dell’ecosistema.
La mostra si conclude con un’opera creata appositamente dall’artista in occasione della mostra. Si tratta di un oleodotto che attraversa le sale che percorso espositivo rendendosi simile, simbolicamente, ad una sorta di creatura vivente che prende via via nuove differenti forme. L’opera viene modificata nel corso del periodo della mostra, proprio per dare il senso di qualcosa insieme di vivo e che puntualmente sfugge al controllo. Il rapporto tra macchina, intervento umano sull’ambiente e vita naturale, viene così insieme indagato e in qualche modo capovolto, fino a trasformare in elemento vitale qualcosa nato originariamente come intervento meccanicistico sulla natura, purtroppo non privo di effetti collaterali e, perciò, di un certo quid di inevitabile violenza. In qualche modo ciò che era struttura industriale assume, così, in qualche modo vita propria, divenendo quasi incontrollabile e perciò imprevedibile nelle sue reali conseguenze. L’opera si configura come una riflessione sugli effetti, soprattutto a medio lungo termine, dell’agire umano sulla natura, con tutte le conseguenze solo parzialmente prevedibili che questo operare comporta.
Dato il riferimento alla tradizione poverista, l’effetto sul pubblico è particolarmente efficace, tanto più nel contesto del Castello di Rivoli, la cui collezione è, com’è noto, ricchissima di opere dell’epoca a cui Biscotti s’ispira.
Parallelamente alla mostra di Rossella Biscotti, la sala 18 del Castello ospita invece un evento di natura e carattere completamente differente. Si tratta di una mostra fotografica dedicata alla carriera e all’opera del fotografo Paolo Pellion di Persano. Affidata alla curatela di Marcella Beccaria e di Andrea Viliani, la mostra è stata costruita a partire dalla donazione da parte degli eredi di 44.000 negativi al Centro di Ricerca del Castello di Rivoli. Com’è noto, Paolo Pellion di Persano è stato uno dei grandi fotografi testimoni dell’arte italiana dagli anni 70 in poi. Fu particolarmente legato all’ambiente dell’arte povera, ma anche alla storia stessa del Castello di Rivoli, di cui segui le vicende dalla sua inaugurazione nel 1984 fino al 2012, pochi anni prima della morte.
Corredata da un documentario e da un libro bilingue pubblicato per l’occasione, la mostra è inserita all’interno della neonata manifestazione dedicata interamente alla fotografia “Exposed” che ha avuto luogo a Torino all’inizio di maggio. L’evento si configura come un esperimento molto interessante in quanto consente di riflettere sul ruolo della fotografia nei confronti delle produzioni artistiche contemporanee che, soprattutto in ambito poverista, avevano spesso a che fare con la performance e con eventi vissuti dal vivo in esperienze ricercatamente spontanee e irripetibili. Questo aspetto stimola in modo particolare la riflessione, poiché in questi casi la fotografia funge sicuramente da testimonianza, ma si configura al contempo come opera a sé, frutto di una lettura di un’interpretazione personale di un’artista fotografo capace di donare una tonalità particolare e nuova ad ogni scatto.
Entrambe le mostre proseguono fino all’autunno. Quella di Pellion di Persano si concluderà al principio di settembre, mentre quella di Rossella Biscotti proseguirà fino a fine novembre, rimanendo visitabile dal pubblico anche durante l’artweek torinese.