Il dipinto, Éloge du maquillage, non lo si vedeva in pubblico dal 1952. Gli esperti lo credevano perduto, il proprietario pensava fosse un falso. Tanto che l’ha venduto online, a favore di un collezionista che ci ha visto un Degas originale. Ora l’opera è stata presentata all’Institute Français di Madrid.
Non siamo nuovi a notizie che raccontano di ritrovamenti di opere credute perdute, ma questa volta la vicenda è particolarmente gustosa. E ha probabilmente fatto contenti tutti, chi più o chi meno. Meno, ma non poco, è rimasto soddisfatto l’uomo che sul sito di aste online Todocolección, nel 2021, ha messo in vendita quella che credeva essere una riproduzione di un dipinto di Edgar Degas. Proposta a 1 euro, alla fine l’ha ceduta per 926 euro. Un affare. Per il compratore però, che di certo è rimasto ancora più soddisfatto del venditore, che comunque sul momento dev’essere rimasto piacevolmente sorpreso dalla piega che aveva preso l’asta.
L’opera si è infatti rivelata, come del resto l’acquirente aveva intuito, un Degas originale. Éloge du maquillage (Elogio dei cosmetici) (1876), per la precisione, una scena dall’interno di un bordello, registrata come scomparsa da diversi decenni, che l’astuto acquirente ha notato per la qualità della composizione. Dopo esserne entrato in possesso, il nuovo proprietario si è rivolto a Michel Schulman, che ha lavorato al catalogo digitale delle opere del pittore francese. L’esperto, prendendo in considerazione alcuni aspetti evidenti e analizzando a fondo l’opera, ne ha infine constatato l’originalità. Ora, il dipinto potrebbe valere 7-8 milioni di euro. Per alcuni addirittura 12 milioni.
Ma quali sono stati gli elementi probanti in tal senso? Innanzitutto, l’analisi approfondita dei pigmenti, condotta grazie ai raggi X e altre tecniche volte a capire a quando risalisse la realizzazione dell’opera, datata infine, dalla analisi, alla fine del XX secolo. Contestualmente, gli esperti hanno certificato che la firma, creduta un falso aggiunto in un secondo momento, era stata invece impressa insieme al resto della composizione.
In seguito, Schulman e la sua squadra hanno cercato di ricostruire i movimenti della tela. Fondamentali in tal senso le etichette accumulate sul retro, che hanno permesso di tracciarne i passaggi di mano. La prima testimonianza è quella che ne certifica l’ingresso in Spagna mentre era in possesso dell’artista Julián Bastinos, che l’aveva acquistata da Degas a Parigi nel 1887 per 3.000 franchi. Una transazione documentata in una lettera che Degas inviò al suo amico, il cantante lirico Jean-Baptiste Faure. Bastinos la portò con sé al Cairo negli anni ’10, un soggiorno a cui fa riferimento un’etichetta sul retro dell’opera che rivela che è stata incorniciata in Egitto. Dopo la morte di Julián nel 1918, il pastello fu rimpatriato a Barcellona da suo fratello Antonio J. Bastinos.
Nel 1934, secondo quanto riferito, il dipinto era una delle 150 opere che componevano la collezione della famiglia Bastinos, che comprendeva un dipinto ad olio di Goya, e che furono confiscate dalle autorità franchiste, che le accumulò nel monastero di Pedralbes durante la guerra civile spagnola al fine di custodirle. La tela fu restituita alla famiglia Bastinos nel 1940 e subito dopo venduto a Joan Llonch Salas, collezionista ed ex presidente del Banco Sabadell, antenato dell’uomo che tre anni fa, incautamente, la mise all’asta online.
Il 28 maggio 2024 il dipinto è stato presentato al pubblico presso l’Institute Français di Madrid, dopo che l’ultima occasione di vederla risaliva al lontano 1952, quando Joan Llonch Salas la prestò per una mostra collettiva alla galleria Gaspar di Barcellona, come riportato da un’altra etichetta sul retro dell’opera.