Il Museo Casa Zavala di Cuenca ospita fino al 1 settembre Casanova con la mostra dal titolo Conexión, curata dallo storico dell’arte e collezionista Roberto Polo
“L’opzione per l’astrattismo, presto declinato verso il monocromo, evidenzia in Casanova quella necessità di sintesi che nel suo operare lo connette – e connetterà l’osservatore – con il sublime, con un livello di spiritualità superiore. Un minimalismo di secondo livello, che ha già azzerato l’esistente terreno, e nel silenzio dell’atarassia ricerca la via per intravedere l’assoluto”. Con queste parole Massimo Mattioli introduce nel suo testo critico l’opera dell’artista Arturo Casanova, in occasione della sua prima mostra personale in Spagna, nel vivace centro di Cuenca.
È il Museo Casa Zavala ad ospitare dal 13 giugno al 1 settembre la mostra dal titolo Conexión, curata dallo storico dell’arte e collezionista Roberto Polo. Un mecenate e filantropo, che alla città della Castilla y Mancha ha già affidato un importante nucleo della sua straordinaria collezione, visibile negli spazi della Fondazione Antonio Pérez. È questa a promuovere la mostra di Casanova, che presenta una cinquantina di opere, dipinti ad alcune sculture in marmo, rappresentative dell’ultima stagione dell’artista. Ed è simbolico che l’esposizione si tenga a Cuenca, riconosciuta come capitale dell’astrattismo spagnolo, canonizzato nell’omonimo museo ospitate dalle celebri “case sospese”.
Energie nuove
“L’artista non è più l’artefice di quell’alchimia che trasforma elementi in immagini, o in forme”, aggiunge Mattioli rispetto all’opera di Casanova. “Egli diventa elemento cardine di un processo al quale conferisce le sue meditazioni, le sue sofferenze, le sue ambizioni”. La “connessione” a cui si riferisce il titolo ammicca infatti alla modalità espressiva dell’artista, sempre alla ricerca di relazioni che possano scaturire energie nuove, siano esse formali, psicologiche o spirituali. Un’arte “astratta e umanissima”, per riprendere una teorizzazione dalla grande critica e storica dell’arte Margherita Sarfatti. Che “traspone i fatti materiali e passeggeri nel campo delle immagini durature e spirituali“.
Opere che “approfondiscono la sua indagine sulle due fonti che caratterizzano l’arte più seria: la ricerca estetica della bellezza e la ricerca spirituale per l’illuminazione e l’epifania”, come scrisse la compianta storica e critica d’arte Barbara Rose, grande sostenitrice dell’artista campano. “La dedizione di Casanova ai principi più elevati è ancora più rara e preziosa, così come lo è la sua devozione all’artigianato e all’eleganza. La sua intenzione di creare un ambiente di pace e contemplazione lo ha portato a ridefinire lo spazio espositivo come un santuario; un luogo – diverso dalla discoteca, dal cocktail party o dalla sfilata di moda – dove lo spirito può trovare pace e ispirazione”.