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I “lampi di genio” di Philippe Halsman a Palazzo Reale

USA. 1948. American actress Elizabeth TAYLOR poses for the magazine "Life."
USA. 1948. American actress Elizabeth TAYLOR poses for the magazine “Life.”
È uno dei più originali ritrattisti del Novecento, fotografo primato quanto a copertine di LIFE (ne ha firmate 101). Ha creato ritratti dall’ineguagliabile espressività e profondità psicologica, consegnandoci anche un catalogo di celebrità di diversa estrazione. È Philippe Halsman (Riga, 2 maggio 1906 – New York, 25 maggio 1979), tra i più grandi ritrattisti della storia della fotografia, capace di lavorare sempre tra sguardo e introspezione, intuizione immediata, lampi di genio e tecnica. Il Palazzo Reale di Milano gli dedica una mostra, aperta al pubblico da sabato 15 giugno.

«Philippe Halsman. Lampo di genio», curata da Alessandra Mauro in collaborazione con l’Archivio Halsman di New York, presenta una selezione di 100 scatti di vario formato provenienti dall’archivio. Spaziando tra il colore e il bianco e nero si ripercorre la sua intera carriera, comprendendo la natura creativa delle sue immagini: a metà tra documento e invenzione.

Egli interpreta il soggetto facendolo emergere, o nascondere, dietro il suo personaggio. Dà voce alle interiorità nascoste, camuffandole oppure esibendole. Attraverso i suoi scatti entriamo in dialogo con personaggi noti della cultura e dello spettacolo del secolo scorso, immortalati in ritratti che ne catturano l’essenza e la psicologia. Da scienziati come Albert Einstein a politici carismatici del calibro di John F. Kennedy.

Ma non è tutto. Oltre alla sua straordinaria capacità analitica e comunicativa, egli inventa anche un nuovo genere. Si tratta del jumpology, un gioco con il quale è riuscito a far saltare di fronte al suo obiettivo l’irraggiungibile corona, capi di Stato e divi dello schermo, da Marilyn Monroe ai Duchi di Windsor. L’obiettivo? Stupire il suo interlocutore, neutralizzare imbarazzi e remore eventuali, esibendo così la versione più genuina possibile. Halsman affermava di essere interessato principalmente all’individuo per il suo carattere mutevole, sia a livello interiore che esteriore. In questa metamorfosi dunque il problema è cosa cogliere. Secondo lui non c’è dubbio: l’immagine che svela nel modo più completo entrambi gli aspetti.

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