Negli spazi dell’Istituto Italiano di Cultura di Atene Pinchi presenta una serie di dipinti in dialogo con il sentire della cultura greca antica
È visitabile fino al 21 giugno l’ultima personale di Andrea Pinchi, Il sogno del mito quotidiano, in scena presso l’Istituto Italiano di Cultura di Atene. L’esposizione, a cura di Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci, si compone di un ciclo di lavori realizzati appositamente per gli spazi dell’Istituto e soprattutto in forte dialogo con il sentire della cultura greca antica.
I temi intercettati dalle tele di Pinchi, quest’ultime formalmente realizzate con pittura acrilica, e, in isolati casi, mediante l’inserimento di pelle proveniente da strumenti musicali antichi, non prescindono una certa sacralità di cui è intrisa la dimensione onirica che pervade il mondo greco antico, bensì la uniscono ad una contemporaneità accogliente, applicata alla realtà e volta ad una visione nuova che, seppur maggiormente prosaica, risulta finanche salvifica e chiarificatrice.
La dimensione del sogno
Così la curatrice Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci scrive nel testo critico posto a corredo dell’esposizione: “L’individuo ritratto da Pinchi nella figura di un astronauta sospeso e vagante, racconta la sua coesistenza e coabitazione con forme astratte ma non per questo indecifrabili e impenetrabili, dove è proprio il racconto del quotidiano a padroneggiare, finanche a diventare un’“mito’, il mito quotidiano appunto. Ecco dunque che la dimensione del sogno, quella onirica, si ammorbidisce, abbandonando pian piano la sua intrinseca aura evanescente e inafferrabile per abbracciare una dimensione intima e corale al contempo, quella dell’abituale, dell’ordinario, del fattuale: il sogno di Pinchi racconta l’individuo, immerso in una solitudine cosmica che rappresenta nient’altro che l’unione delle solitudini frammentate di ognuno, diverse, frastagliate, sempre vere.
L’astronauta di Pinchi, l’individuo, l’uomo, nel sogno si misura col mondo, sale su di un altopiano, s’immerge in un abisso e finanche ci si adagia, perfettamente calato nella sua realtà che, sebbene sia a tinte forti, ormai è in grado di dominare e decodificare”.