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Scoprendo l’eredità di Gabriele Devecchi nel podcast “Arganto”

Gabriele Devecchi, Strutturazione triangolare, 1963 – Ph. Guido Pedron – Courtesy Archivio Gabriele Devecchi
Gabriele Devecchi – ph. Maria Mulas – Courtesy Archivio Gabriele Devecchi
Il podcast “Arganto – Gabriele Devecchi, Between Art and Design” offre un’esplorazione intima nella vita di un artista che ha saputo muoversi abilmente tra la tradizionale lavorazione dell’argento e l’avanguardia dell’arte contemporanea nell’Italia del dopoguerra.

Nella valanga di podcast sul tema “arte” (tutti, o quasi, interessanti) ce n’è uno più curioso degli altri, che racconta i confini tra artigianato e innovazione, investigando la vita e l’arte di Gabriele Devecchi, una delle poche figure in grado di incarnare egregiamente questa intersezione.
Il podcast “Arganto – Gabriele Devecchi, Between Art and Design” offre un’esplorazione intima nella vita di un artista che ha saputo muoversi abilmente tra la tradizionale lavorazione dell’argento e l’avanguardia dell’arte contemporanea nell’Italia del dopoguerra.
“Arganto” è un progetto curato dal critico italiano Alberto Saibene e narrato dal design writer David Plaisant. Questa serie di sei episodi approfondisce la carriera ricca di storia di Devecchi, attingendo a una ricchezza di interviste personali, approfondimenti storici e aneddoti familiari. Prodotto dall’Archivio Gabriele Devecchi a Milano, con il supporto del Ministero della Cultura Italiano e la collaborazione di MSU Zagabria e SODA Gallery Manchester, “Arganto” mira a illuminare un capitolo quasi dimenticato della storia dell’arte italiana.
Vi riporto una sorta di riassunto delle puntate affinché possiate esserne stuzzicati.

Gabriele Devecchi – Ambiente Strutturazione a parametri virtuali, 1969

L’episodio inaugurale pone le basi esplorando le origini del Gruppo T, un collettivo che includeva Devecchi e altri quattro artisti all’avanguardia. Questo gruppo fu fondamentale nel superare i confini dell’arte cinetica e programmata, immaginando nuovi modi in cui l’arte potesse interagire con il mondo. Attraverso conversazioni con membri ancora in vita come Grazia Varisco e Giovanni Anceschi, e storici dell’arte come Marco Meneguzzo e Margit Rosen, gli ascoltatori vengono trasportati nell’atmosfera vibrante ed esperimentale della Milano degli anni ’50.
Nella seconda puntata ci troviamo ad ascoltare come il movimento della Pop Art americana, che fece il suo debutto europeo alla Biennale di Venezia del 1964, influenzò profondamente la traiettoria del Gruppo T. Questo episodio esamina come Devecchi e i suoi colleghi si spostarono verso la creazione di ambienti immersivi, allineandosi con l’ethos sperimentale delle Nuove Tendenze di Zagabria. Interviste con figure come Valentino Catricalà e Lindsay Caplan mettono in luce l’approccio avanguardistico del gruppo, focalizzato sull’esperienza dello spettatore.
Alla puntata tre, già coinvolti dalla narrazione, ci troviamo negli anni ’60, un decennio di rapide trasformazioni sociali e culturali, che videro Devecchi e il Gruppo T portare la loro arte nelle strade, con interventi urbani che mettevano in discussione il ruolo dell’arte nella società. Da un’installazione futuristica vicino al Duomo di Milano a un temporale artificiale a Como, il lavoro di Devecchi divenne sempre più pubblico e partecipativo. Questo episodio, con le voci di Marco Sammicheli e Alessandra Acocella, racconta questi ambiziosi progetti, contestualizzandoli nei tumulti sociali dell’epoca.
Alla quarta puntata ci si sofferma sul definire la carriera poliedrica di Gabriele Devecchi, che (quasi scontato) non è compito facile. Era un artista, un artigiano, un argentiere o un designer? Questo episodio esplora il percorso di Devecchi dai suoi primi giorni nel laboratorio del padre Piero fino alla creazione della rivoluzionaria collezione Arganto nel 1970. Interviste con luminari come Anty Pansera e Ugo La Pietra rivelano come le abilità manuali e lo spirito innovativo di Devecchi abbiano ridefinito le possibilità della lavorazione dell’argento.
In un’originale svolta, al quinto episodio si parla di un’intervista “immaginaria” con Devecchi, costruita dai suoi scritti inediti e riflessioni. Condotta da David Plaisant e con la voce dell’attore Sean Hart, offre uno sguardo profondamente personale sui pensieri di Devecchi riguardo alla sua vita e alla sua arte, dalla sua infanzia durante la guerra fino alle sue imprese rivoluzionarie con il Gruppo T.
L’episodio finale raccoglie le riflessioni di coloro che conoscevano meglio Devecchi, inclusi i suoi figli Matteo, Giacomo e Alice, che hanno fondato l’Archivio Gabriele Devecchi nel 2015. Attraverso ricordi affettuosi e commenti illuminanti da colleghi e amici, questo episodio dipinge un ritratto completo di Devecchi, non solo come artista, ma anche come una figura amata nelle sue comunità personale e professionale.
“Arganto” è più di un podcast; è un tributo a un uomo il cui lavoro ha incarnato lo spirito culturale di Milano e dell’Italia del XX secolo. Portando alla luce la storia di Gabriele Devecchi, Saibene e Plaisant hanno creato una narrazione avvincente che collega passato e presente, garantendo che la sua eredità continui a ispirare le generazioni future. Sicuramente lo inserirete nelle vostre serie da ascoltare o riascoltare su Spotify o affini.
Di sicuro non ve ne rammaricherete, perché è davvero un piccolo diamante nel contesto dei podcast.
Il link lo trovate qui.

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