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Dalla Biennale a Basilea: Safe to Visit, Sandra Poulson e la guerra che si può addomesticare attraverso la familiarità con le armi

“La madre di tutte le fiere”, Art Basel, ha appena accolto il jetset dell’arte internazionale dal 13 al 16 giugno. Una delle sezioni migliori si è rivelata “Statements” dedicata agli artisti emergenti, con 18 esposizioni personali che raccontano e descrivono le particolarità degli autori delle nuove generazioni. Tra questi per le tematiche affrontate non si può non essere catturati dall’installazione ‘Safe to Visit’ di una giovane ma già grande artista: Sandra Poulson, presentata dalla nota galleria Jahmek contemporary art. Jahmek, fondata nel 2022 da Mehak Vieira, con sede a Luanda  ha  da sempre come obbiettivo la promozione della scena artistica angolana e i suoi artisti, garantendone il riconoscimento su scala globale. Attraverso il suo ampio programma di mostre, la galleria promuove il dialogo e il pensiero critico sull’espressione artistica visiva a Luanda mettendo in luce la ricchezza e la diversità dell’arte e della cultura angolana a livello nazionale e internazionale. Lavorando con artisti angolani affermati ed emergenti, Jahmek ne promuove il talento artistico e mira a creare un dialogo significativo all’interno della comunità, oltrepassando i confini di una galleria commerciale per sostenere gli artisti attraverso l’istruzione, la promozione ed anche la vita quotidiana. Mehak Vieira, direttrice e fondatrice della galleria, sottolinea la sua volontà di creare una piattaforma dinamica che promuova un approccio critico e provocatorio e in grado di creare un dialogo sull’espressione artistica e visiva in Angola.

Sotto la sua guida la galleria ha ottenuto un costante riconoscimento internazionale, esponendo in occasioni eccezionali e prestigiose come: Biennale di Venezia 2024, Art Basel 2022, Art Dubai 2022 e Arco Madrid 2021, tra le altre. Negli ultimi cinque anni, la visione e la dedizione di Mehak hanno fatto sì che Jahmek Contemporary Art diventasse un attore di primo piano nel panorama dell’arte contemporanea africana. In particolare Mehak Vieira sottolinea dunque come la partecipazione a una delle principali fiere al mondo sia particolarmente significativo visto l’avvicinarsi del 50esimo anniversario dell’indipendenza dell’Angola e sottolinea la scelta di portare in campo Sandra Poulson che incarna perfettamente la mission/vision della galleria. Tematiche come l’indipendenza e il de-colonialismo che, fino a qualche tempo fa ci sembravano concetti ormai lontani e riferiti a secoli precedenti, ci sono ora più vicini che mai ed è per questo che risulta scontato lasciarsi abbandonare e essere coinvolti da Sandra Poulson capace, in maniera del tutto innovativa di riprendere e trattare queste tematiche. Ma come inizia il percorso artistico di questa promettente artista? E cosa caratterizza la sua visione artistica? Sandra Poulson, classe 1995 nata in Portogallo, vive tra Luanda e Londra ottenendo già grandi riconoscimenti. Ricordiamo infatti la sua presenza alla Biennale di Arte a Venezia 2024, e la precedente partecipazione al Padiglione britannico della Biennale di Architettura di Venezia 2023 e a quello Sharjah 2023.Il suo lavoro prende il paesaggio politico, culturale e socio-economico angolano come caso di studio, per analizzare il rapporto tra storia, tradizione orale e strutture politiche globali. L’auto-etnografia e l’archeologia vengono utilizzate per mettere in discussione e svelare le reti dell’esistente, mettendo in evidenza i problemi della de-colonizzazione. Le installazioni di Poulson costituiscono studi semiotici; oggetti culturali domestici vengono inquadrati come attori, narrando le trasformazioni socio-politiche in corso. Le sue opere sono un intreccio di pratiche del lavoro e tramite gli oggetti realizzati e modellati dalle mani dell’artista stessa ,si cerca di tornare all’’essenziale’. Un esempio sono quelli realizzati rifacendosi al mestiere di lavandaia , della bisnonna  che diventano simbolo di appartenenza sociale e  indipendenza economica. Gli oggetti realizzati sono anche una sorta di ‘linea del tempo’ che segnano per esempio il periodo del colonialismo portoghese.

In occasione di Art Basel e dell’anniversario dell’indipendenza angolana l’artista ha presentato Safe to Visit, una serie che esplora le complesse relazioni con le armi detenute dai membri della comunità di Luanda. Un difficile rapporto con le armi che i membri della società angolana intrattengono a seguito dei lunghi periodi di violenza nel Paese. Attingendo ai ricordi della sua infanzia in Angola e a quelli della sua famiglia e della comunità in generale, il lavoro di Poulson esplora la possibilità che la guerra si possa addomesticare attraverso la familiarità con le armi. Il lavoro di Poulson incarna lo spirito dell’arte angolana contemporanea, fonde influenze tradizionali e prospettive moderne per rivelare storie, esperienze e contesti sociali profondamente radicati nelle sue vivaci opere. I suoi lavori, dinamici ed energici, provocano nell’osservatore diverse emozioni e riflessioni legate a tematiche fondamentali quali il valore dell’indipendenza politica, la guerra ,temi socio-economici e infine l’importanza del custodire e difendere la propria identità culturale che data l’attuale situazione politica mondiale ci colpisce e ci coinvolge in maniera più diretta.

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