Angelo Caroselli (Roma, 1585-1652) avremmo potuto incontrarlo cinque secoli fa a scartabellare un volume di alchimia presso un libraio di Campo Marzio a Roma. L’avremmo riconosciuto per il vestire trasandato, la barba e i capelli scuri, il naso aquilino, l’aspetto un po’ disordinato, come si autoritrae nei personaggi maschili dei suoi quadri. Nato in una bottega di rigattiere in San Lorenzo in Lucina, lì cresce e si forma, con un padre efficiente, che va a caccia di quadri di Raffaello per farli copiare dal figlio, che inizia come copista. Allora le copie di quadri andavano molto.
La bottega di rigattiere del padre Achille, tra le molte cose che offriva (dai colori alle tele, dai pennelli alle cornici ai candelabri, dai corami di pelle ai tessuti ai quadri), forniva copie perfette di dipinti di autori importanti. Ed in quello eccelleva il giovane Caroselli. Ma il suo destino era di fare il pittore oltre che il copista. Così voleva il padre, così decide lui. Si iscrive all’Accademia di San Luca, e inizia la sua carriera.
Diventa uno dei tanti pittori di Campo Marzio, una zona in crescita nella Roma del primo Seicento, che allora contava 110.000 abitanti, la metà di Londra. Una zona vivace e cosmopolita, dove a palazzi di signori, si alternavano case e casupole di bottegai e artistiprovenienti da ogni parte d’Europa. Nel 1607 in San Lorenzo in Lucina lavoravano 108 pittori, nel 1625 erano diventati 130, ciascuno con famiglia e collaboratori, un terzo dei quali straniero: francesi, spagnoli, tedeschi fiamminghi. Questi ultimi costituivano una vera e propria colonia, i Bentvueghels, sistemati ai piedi del Pincio. Arrivavano dal nord con i loro riti, inneggianti a Bacco e al vino italico, che bevevano nelle osterie, mentre creavano paesaggi straordinari, in cui riuscivano a mescolare con genialità spirito fiammingo e classicità mediterranea.
In Campo Marzio, Angelo Caroselli, dopo un soggiorno a Firenze e uno più lungo a Napoli, apre il suo atelier di pittura tra il 1623 e il 1626, alla Lungara, proprio di fianco all’abitazione di un pittore fiammingo, Balthasar Lawers, italianizzatoBaldassare Lauri, con cui finirà con l’imparentarsi. Caroselli è un maestro prolifico e geniale, poco appariscente, amante delle donne e della letteratura antica, classici latini e greci. Sposato e con tre figli, ha una vita tormentata per le gelosie della moglie. Una cospicua clientela, cui fa quadri con i soggetti che allora andavano per la maggiore, pale d’altare, ritratti, Madonne, vanitas, negromanti.
Perché ne parliamo? Perché il suo nome lo merita. Considerato un ottimo ed estroso pittore dai biografi sei-settecenteschi, senza avereancora avuto una monografica, è penalizzato dal fatto che molti suoi dipinti, ancora in attesa di una sistemazione cronologica, sono sparsi sul mercato o in collezioni private. È tuttavia privilegiato dall’avere avuto un volume ricchissimo di documenti uscito nel 2015 a nome di Marta Rossetti,preceduto nel 2011 da una monografia di Daniela Semprebene.
E oggi c’è anche il mio libro, Angelo Caroselli e compagni di strada. Arte, risse, streghe in Campo Marzio (1600-1650), Mauro Pagliai Editore, Firenze, 2024. Un lungo racconto documentato che inserisce Caroselli nella vita vivace e “parlante” di Campo Marzio, con i suoi incroci curiosi e le sue voci, colte attraverso testimonianze del tempo. Così emerge la sua bottega, con allievi e collaboratori, dal lucchese Pietro Paolini, considerato oggi uno dei maggiori pittori toscani del Seicento, ai figli del fiammingo Lauri.
Piena di sorprese la lunga permanenza di Caroselli nella bottega di Agostino Tassi, grande paesaggista e famigerato stupratore di Artemisia Gentileschi, un vero «postribolo», con pittori e modelle, dove Angelo ripara per sfuggire alla moglie e dilettarsi con le facili donne. I due pittori, bravi entrambi, Caroselli e Tassi, diversi di carattere, uno poco ambizioso, l’altro smargiasso, vanno d’accordo e lavorano anche a due mani.
Tra i vicoli di Campo Marzio, animati da risse e litigi sanguinosi, nascono capolavori. Mentre non mancano vicende interessanti e curiose, come la vendita di un gruppo di quadri da parte di Tassi, con originali di Nicolas Poussin, copie di Caroselli e altro, per potersi comprare una carrozza con cui scorrazzare per Roma come i ricconi.
E poi c’è la famosa storia del nobile siciliano Fabrizio Valguarnera, morto in carcere nel 1632,ladro di diamanti per acquistare quadri dei più grandi pittori di Roma. Una storia che ci porta dentro ai meccanismi e alla mentalità del tempo e permette di scoprire la nascita e la circolazione di dipinti oggi conservati in importanti gallerie europee.
Maurizia Tazartes, Angelo Caroselli e compagni di strada. Arte, risse, streghe in Campo Marzio (1600-1650), Mauro Pagliai Editore, Firenze, 2024