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Bipart of… this gallery: incontro con Federica Ghizzoni

Federica Ghizzoni
Sulla falsa riga del Questionario di Proust, una serie di domande predisposte da BIPART Studio legale volte a conoscere meglio le più prestigiose gallerie d’arte italiane: oggi incontriamo Federica Ghizzoni che ha la sua sede a Milano e si avvale della curatela di Beatrice Fellegara per tutte le mostre

Galleria Federica Ghizzoni

Come ha scelto il nome della sua galleria (e cosa vuole esprimere con tale denominazione)?
Ho aperto la mia galleria nel 2004 con il nome Spazioinmostra, dedicandomi fin da subito alle più recenti ricerche nell’ambito dell’arte contemporanea. Nel corso degli anni, ho avuto il privilegio di collaborare con artisti emergenti e affermati, contribuendo alla diffusione e alla valorizzazione delle loro opere. Nel 2011, ho deciso di dare un nuovo corso alla mia attività cambiando il nome della galleria. Da allora, la galleria è conosciuta come Federica Ghizzoni, riflettendo il mio impegno personale e la mia passione per l’arte contemporanea. Questo cambiamento ha segnato un importante momento di crescita e rinnovamento, permettendomi di continuare a sostenere le più innovative espressioni artistiche con un’identità ancora più definita.

Qual è il motto della sua galleria?
La penso come Tom Wesselmann: “Per me, l’arte deve “scuotere”: che susciti un pensiero, una riflessione, un dubbio… tutto va bene, purché non lasci indifferenti. Deve anche essere piacevole, qualcosa che si appende, si osserva quotidianamente e che fa star bene. La pittura, il sesso e l’umorismo sono le cose più importanti della mia vita”. Le opere di Tom Wesselmann incarnano tutto questo; è il mio pittore preferito e, come lui, cerco queste qualità nelle opere degli artisti che rappresento.

Si sceglie prima l’artista o il tema? Qual è il filo rosso che lega le vostre scelte?
Metto sempre l’artista al centro del mio lavoro, ma sono anche profondamente consapevole dell’importanza del messaggio che l’arte deve trasmettere. Credo fermamente nel ripensare l’arte, specialmente attraverso l’uso di materiali riciclati nell’arte contemporanea. Questo approccio non solo rinnova il linguaggio artistico, ma porta anche avanti temi cruciali per il nostro tempo. L’ambiente, la sostenibilità e l’allerta sull’uso eccesivo della plastica sono temi ricorrenti in molte delle opere che scelgo di esporre. Credo che l’arte abbia il potere di sensibilizzare e stimolare il cambiamento, ed è per questo che sostengo e promuovo lavori che affrontano queste questioni. L’arte può e deve essere un veicolo per riflettere sulle problematiche ambientali, sottolineando l’urgenza di un cambiamento nei nostri comportamenti e stili di vita. Attraverso l’uso creativo di materiali riciclati, gli artisti possono trasformare rifiuti in bellezza, dando nuova vita a ciò che altrimenti sarebbe scartato. Questo processo non solo riduce l’impatto ambientale, ma invita anche il pubblico a considerare il valore e le possibilità insite nei materiali di scarto. Quindi da un lato, cerco di promuovere il talento degli artisti; dall’altro, di sostenere un messaggio di consapevolezza ecologica attraverso le loro opere.

Giuseppe Veneziano, Olivia, 2019, acrilico su tela, cm 95×125

Qual è la qualità che apprezza di più in un artista?
La qualità che apprezzo di più in un artista è l’autenticità. Un artista autentico è capace di esprimere la propria visione unica del mondo senza compromessi, rimanendo fedele a se stesso e alle proprie emozioni. Questa sincerità si riflette nelle loro opere, creando una connessione profonda e genuina con il pubblico. L’autenticità porta con sé una forza espressiva che può scuotere, emozionare e far riflettere, rendendo l’arte un’esperienza davvero significativa e trasformativa.

Qual è la qualità che apprezza di più in un’opera?
Il mio interesse e la mia passione si rivolgono principalmente all’arte pop, un’arte che considero accessibile e comprensibile da tutti. Mi piace pensare che l’arte pop abbia la capacità di comunicare direttamente con il pubblico, senza bisogno di intermediari o spiegazioni complesse. È un’arte che riflette la cultura popolare e che può essere apprezzata da persone di ogni estrazione sociale e culturale.

In quale ambito la sua galleria può migliorare?
La mia galleria può migliorare nell’ambito della visibilità internazionale. Sebbene partecipiamo regolarmente a fiere d’arte internazionali, credo che ci sia ancora molto da fare per aumentare la nostra presenza e riconoscimento a livello globale. Un’altra area di miglioramento è l’integrazione delle nuove tecnologie. Sebbene io sia tradizionalista e ami le tecniche artistiche classiche, riconosco l’importanza delle innovazioni digitali nel mondo dell’arte contemporanea. Implementare strumenti digitali come tour virtuali, un sito web più interattivo e una presenza più forte sui social media potrebbe ampliare il nostro pubblico e offrire nuove esperienze ai visitatori. Inoltre, vorrei ampliare le nostre collaborazioni con altre istituzioni culturali, sia in Italia che all’estero. Queste partnership possono portare a mostre congiunte, scambi culturali e nuove opportunità per gli artisti che rappresentiamo. Infine, c’è sempre spazio per migliorare nell’organizzazione di eventi e programmi educativi. Offrire workshop, conferenze e laboratori più frequenti e diversificati può attirare un pubblico più ampio e avvicinare ancora di più le persone all’arte contemporanea.

Qual è l’aspetto che le piace maggiormente della sua professione e che le dà maggior soddisfazione?
L’aspetto che mi piace maggiormente della mia professione e che mi dà maggior soddisfazione è la possibilità di scoprire e promuovere nuovi talenti artistici. Ogni giorno ho l’opportunità di lavorare a stretto contatto con artisti eccezionali, seguendo da vicino il loro processo creativo e aiutandoli a portare la loro visione al pubblico. Vedere un’opera d’arte prendere vita, dalla concezione iniziale alla sua esposizione in galleria, è incredibilmente gratificante. Il momento in cui un collezionista o un visitatore si connette profondamente con un’opera e ne apprezza il valore e la bellezza è impagabile. Inoltre, mi entusiasma il ruolo che la mia galleria può avere nel contribuire alla crescita professionale degli artisti, offrendo loro una piattaforma per esprimersi e raggiungere nuovi traguardi. Come è stato per Giuseppe Veneziano, che conosco dal 2006, o per Sara Baxter, che è riuscita ad esporre alla mostra di Achille Bonito Oliva, POP UP REVOLUTION, o come per fotografi bravissimi come Romana Zambon e Stefano Romor che, cresciuti con me sin dall’inizio, stanno sviluppando dei percorsi decisamente interessanti di cui vado molto fiera. Insomma, ogni successo dei miei artisti è anche un mio successo, e sapere di aver avuto un ruolo nel loro percorso artistico mi riempie di orgoglio e soddisfazione.

Romana Zambon, SENZATITOLO#17 Fotografia digitale, Stampa su carta FineArt, Di-Bond, Plexi mm 0.3 cm80x60 edizione di 5

Ha, o vorrebbe avere, una galleria anche all’estero (e se sì perché)?
No, al momento non sono interessata ad aprire una galleria fisica all’estero. Tuttavia, ritengo estremamente importante espandere la visibilità dei miei artisti oltre i confini nazionali. Per questo motivo, partecipo regolarmente a fiere d’arte internazionali, con un’attenzione particolare alla Svizzera. Le fiere d’arte all’estero rappresentano un’opportunità preziosa per entrare in contatto con un pubblico più ampio e diversificato, oltre che per costruire relazioni professionali con collezionisti, curatori e altri galleristi di tutto il mondo. Ho preso parte anche ad eventi come “Arthâtlos”, organizzato in occasione dei XXXIX Giochi Olimpici del 2008 presso l’Haidan Exhibition Center di Pechino, e “Masters of Brera”, ospitato dal Liu Hai Su Museum di Shanghai. In queste occasioni, posso presentare le opere dei miei artisti in un contesto internazionale, aumentando così le loro possibilità di successo e riconoscimento.

Come pensa che si evolverà il mondo dell’arte e la sua fruizione (anche in relazione alle nuove tecnologie, alla blockchain e al metaverso)?
Sono assolutamente tradizionalista e non sono ancora aperta alle nuove tecnologie. Forse questo è dovuto alle mie radici professionali: provengo dal mondo del restauro ligneo, dalle tecniche delle dorature e delle policromie su legno. Questa formazione mi ha insegnato ad apprezzare profondamente i metodi artigianali e le tecniche tradizionali che richiedono una maestria manuale e un’attenta cura dei dettagli. Non mi sento attratta dai video, dal metaverso o dalle nuove tecnologie digitali applicate all’arte. Trovo che questi mezzi, sebbene innovativi e affascinanti per molti, non risuonino con il mio modo di concepire e vivere l’arte. Credo che ogni forma d’arte abbia il suo valore e il suo pubblico, ma per me è fondamentale rimanere fedele alle mie radici e alle mie preferenze estetiche. Mi piacciono le opere che emanano ua bellezza senza tempo. La mia galleria riflette questa visione, presentando opere che incarnano la tradizione, la manualità e l’accessibilità dell’arte popolare. Questo non significa che non riconosca il valore delle nuove tecnologie nell’arte contemporanea, ma semplicemente la mia attenzione e il mio cuore rimangono legati a ciò che conosco e amo di più.

Arte e diritto: tutela o vincolo (anche alla luce dell’applicazione del diritto di seguito e del diritto di produzione dell’opera riservati agli artisti)?
Il mio lavoro si concentra esclusivamente sul mercato primario dell’arte. Questo significa che mi dedico alla vendita di opere d’arte direttamente dagli artisti ai collezionisti, senza passare attraverso il mercato secondario, dove le opere vengono rivendute. Il mercato primario è particolarmente importante per gli artisti emergenti e per quelli già affermati che desiderano mantenere un controllo maggiore sulla distribuzione e sul valore delle loro opere. Operando in questo contesto, ho l’opportunità di stabilire relazioni dirette e significative con gli artisti, supportandoli nel loro percorso creativo e promuovendo le loro opere fin dall’inizio del loro viaggio artistico. Lavorando esclusivamente nel mercato primario, mi impegno a garantire che le opere d’arte vengano presentate e vendute nel contesto più appropriato e rispettoso per l’artista. Posso aiutare i collezionisti a scoprire nuovi talenti e a comprendere l’importanza di sostenere gli artisti nel momento in cui producono e presentano le loro nuove creazioni. Questo crea una dinamica di sostegno reciproco tra artista e collezionista, che va oltre la semplice transazione commerciale.

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