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Alexandra Bachzetsis: un tripudio di voci introspettive, a New York

Alexandra Bachzetsis: Notebook, 2024, kurimanzutto New York, Photo: Michel Auder.
Alexandra Bachzetsis: Notebook, 2024, kurimanzutto New York, Photo: Michel Auder.
Il debutto presso kurimanzutto a New York del «Notebook» della coreografa e artista visiva Alexandra Bachzetsis è un’esplorazione introspettiva, una ricognizione della propria biografia. Il pezzo non è stato creato isolatamente, ma nel quadro di un dialogo, un metodo sviluppato da Bachzetsis appositamente per questo progetto. Il 26 e il 27 giugno alle 18.30 si terrà la live performance e l’esposizione sarà visitabile sino al 2 agosto.

Con i suoi numerosi partner, Lies Vanborm, Safiya Sinclair, Michel Auder, Emi Curty, Zeltia Robin, Marco Delgado, Nadine Fuchs, Lili-Mar-lo Delgado Fuchs, Mélissa Biondo, Loren Tschannen, Antoine Weil, Owen Ridley-DeMonick, Dorota Sajewska e Alban Schelbert, ha sviluppato un’installazione performativa in cui si ha traccia materiale e immateriale dell’incontro con l’altro.
Un dialogo danzante con Antoine Weil viene riproposto dal vivo, accompagnato dalle melodie di Alban Schelbert.

Nelle opere di Bachzetsis, temi complessi come la lussuria, la sessualità, l’eccesso, l’innocenza, il dolore e l’effimero si trasformano in potenti esperienze performative. Attraverso una molteplicità di voci, immagini, corpi e oggetti, l’artista esplora queste tematiche con profonda intensità e delicatezza, creando opere che sfidano le convenzioni e invitano lo spettatore a riflettere sulla natura umana e la sua complessità.

Il taccuino gioca un ruolo centrale nel processo creativo di Bachzetsis. Come un compagno fidato, accompagna l’artista in ogni fase del suo lavoro, raccogliendo idee, schizzi, appunti e riflessioni. Il taccuino diventa così un archivio privato del lavoro creativo, una finestra sul mondo interiore dell’artista e un laboratorio di idee per progetti futuri.

L’affinità di Bachzetsis per il frammentario, l’abbozzato e l’incompiuto si riflette chiaramente nell’utilizzo di questo strumento. Le pagine sono piene di segni, simboli, parole e immagini che si intrecciano e si sovrappongono, creando una mappa mentale del suo processo creativo. In questa fluidità e incompletezza, l’artista trova la libertà di esplorare le sue idee senza limiti, lasciando spazio all’improvvisazione e alla scoperta.

Il corpo assume un ruolo centrale nelle opere di Bachzetsis. Diventa un archivio fisico di esperienze, emozioni e memorie, un luogo di espressione e di trasformazione. L’artista utilizza il corpo come strumento performativo, esplorando le sue potenzialità espressive e comunicative. Attraverso il corpo, Bachzetsis mette in scena la fragilità e la forza della natura umana, la sua bellezza e la sua vulnerabilità.

Le opere di Bachzetsis sfidano la tradizionale distinzione tra opera d’arte ed evento performativo. Il corpo dell’artista diventa un’opera d’arte in sé, un luogo di mediazione permanente tra passato e presente, evento e documentazione. In questo modo, Bachzetsis crea opere che sono sia effimere che durature, che lasciano un’impronta indelebile nella memoria dello spettatore.

Attraverso un approccio interdisciplinare esamina l’influenza dei generi popolari o commerciali derivanti dai media. Il modo in cui abitiamo e rappresentiamo il nostro corpo, sia nella quotidianità che sul palco, attraverso stereotipi e cliché, sono pilastri caratterizzanti la sua pratica.
Nelle sue performance, Bachzetsis affronta modalità stereotipate di rappresentazione del corpo femminile nella cultura popolare, nel mondo dello spettacolo e nell’industria del sesso.

In definitiva, le opere sue opere ci interpellano, invitandoci a confrontarci con la complessità della natura umana e a riflettere sul significato dell’arte nella nostra società. Attraverso la sua pratica potente e suggestiva, Bachzetsis ci spinge a guardare oltre le apparenze e a scoprire la verità nascosta all’interno di noi stessi.

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