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La Marlborough Gallery, una delle gallerie più importanti della storia, chiude dopo 80 anni di attività

The Marlborough Gallery’s Frank and Gilbert Lloyd with Francis Bacon at the Metropolitan Museum of Art in 1975 © Marlborough Gallery The Marlborough Gallery’s Frank and Gilbert Lloyd with Francis Bacon at the Metropolitan Museum of Art in 1975 © Marlborough Gallery
The Marlborough Gallery’s Frank and Gilbert Lloyd with Francis Bacon at the Metropolitan Museum of Art in 1975 © Marlborough Gallery
The Marlborough Gallery’s Frank and Gilbert Lloyd with Francis Bacon at the Metropolitan Museum of Art in 1975 © Marlborough Gallery

La Marlborough Gallery, storico punto di riferimento per l’arte contemporanea in Europa e negli Stati Uniti, ha deciso di porre fine alla sua decennale attività. A partire da giugno 2024 la galleria non rappresenterà più artisti e non organizzerà più mostre. Addio agli spazi di New York, Londra, Madrid e Barcellona.

Un lungo e nostalgico addio attende la Marlborough Gallery, da più di ottant’anni un punto di riferimento nel sistema artistico, che ora ha annunciato la chiusura. Da giugno 2024 inizierà dunque una graduale cessazione delle operazioni, con parte del personale che rimarrà nelle sedi della galleria per completare le ultime attività in essere: stilare un inventario delle opere (che saranno vendute nei prossimi anni), inviare le ultime spedizioni, gestire la transizioni degli artisti ad un’altra galleria che li rappresenterà.

Marlborough Fine Art è stata fondata nel 1946 da Frank Lloyd e Harry Fischer. Ai due si unì David Somerset e lì iniziarono a farsi strada nel sistema artistico proponendo opere di artisti impressionisti e post-impressionisti francesi come Edgar Degas e Auguste Renoir; negli anni ’60 la galleria si muove verso gli espressionisti tedeschi, da Wassily Kandinsky a Kurt Schwitters; ma è il passaggio successivo a garantire il successo a Marlborough, che sceglie di puntare sull’avanguardia britannica, rappresentata dagli artisti contemporanei del dopoguerra tra cui Francis Bacon, Henry Moore, Lucian Freud, Ben Nicholson e Frank Auerbach.

Nel 1963, Marlborough si espanse a New York, diventando una delle prime mega-gallerie dell’epoca. Qui ripete la scelta vincente di puntare su artisti contemporanei come Philip Guston e Robert Motherwell, ma anche l’eredità di Franz Kline e Jackson Pollock. Negli anni successivi ha poi continuato ad ampliare la sua influenza e la sua attività, valorizzando gli artisti sopracitati e iniziando a rappresentarne di nuovi.

A incrinare gli equilibri di Marlborough, oltre alle difficoltà sul mercato, sono state le dispute familiari tra i proprietari. Lo scenario è, come detto, quello in cui la galleria subisce perdite finanziarie importanti dal 2020, con molti dei suoi artisti più importanti (o meglio, gli eredi che ne curano le opere) che scelgono di cambiare galleria, tra cui Paula Rego e Frank Auerbach. Un ridimensionamento sembrava inevitabile, tanto che la galleria pensò di chiudere una delle due sedi newyorkesi.

Proprio questa scelta scatenò un conflitto tra Gilbert Lloyd, figlio del fondatore di Marlborough Frank Lloyd ed ex capo delle operazioni londinesi della galleria, orchestrò il rovesciamento del nipote di Frank Lloyd, Pierre Levai, che era presidente della galleria. Sfruttando un suo ricovero in ospedale per delle complicazioni da coronavirus, Gilbert Lloyd riuscì a estrometterlo dalla gestione della galleria. Dopo anni di cause legali e controversie, a rimetterci è stata soprattutto una delle più grandi gallerie d’arte della storia.

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