Una grande mostra mette in dialogo sculture ed istallazioni di Louise Bourgeois con l’importante collezione della Galleria Borghese
Alla Galleria Borghese è stata inaugurata la mostra dedicata all’artista franco-americana Louise Bourgeois (1910-2010): L’inconscio della Memoria (Unconsciuos Memories). Si tratta di una della artiste più influenti del secolo scorso, nota soprattutto come scultrice. Di fatto la mostra, ideata da Cloé Perrone e curata insieme a Geraldine Leardi e Philip Larrett-Smith, è il tentativo di mettere in dialogo alcune sculture ed installazioni di Bourgeois in relazione all’importante collezione della galleria borghese di Roma. Questa sinergia permette da un lato di concepire le opere contemporanee di Bourgeois nel contesto della conservazione museale; dall’altro, permette ai visitatori di esplorare l’inconscio dell’artista, nei termini di un viaggio introspettivo e psicologico – a tratti doloroso – della sua esperienza personale.
Alla luce di ciò, immergersi nell’impresa artistica di Bourgeois significa ripensare l’arte, sia come momento catartico e di purificazione dai traumi del passato, sia come momento di riparazione del tessuto lacerato della sua vita. Ad aprire il percorso espositivo, nel Salone di Mariano Rossi è situata Cell (The last climb) (2008), che si pone come metafora dei cicli infiniti della vita. All’interno di Cell troviamo una scala a chiocciola, che si riferisce al periodo Newyorkese di Bourgeois: alle scale dello studio che possedeva a Brooklin, dove si stabilisce dal 1938 fino alla morte.
Gli altri elementi, presenti all’interno della cell, sono delle sfere in vetro blu che simboleggiano la volta celeste, ed alcuni rotoli di filo dorato che si distribuiscono da un’estremità all’altra della cella, a voler ricordare la fragilità della vita. Sopra quest’opera, domina la raffigurazione imponente dell’Apoteosi di Romolo, che, in contrasto con l’idea di confinamento espresso dall’installazione, si distende sulla volta in maniera fluida ed uniforme.
Metamorfosi
Nella Loggia di Lanfranco si trova Passage Dangeroux (1997): si tratta della cell più grande che l’artista abbia mai realizzato. In quest’opera è indagato il tema della metamorfosi. Un tema fondamentale e ricorrente nelle opere della Bourgeois. Lo ritroviamo nella scultura antropomorfica in marmo rosa di Topiary – o Jeune fille en fleur – del 2005. La cell di Passage Dangeroux, tramite la scelta accurata degli oggetti al suo interno, rappresenta il passaggio “pericoloso” dell’artista dall’innocenza infantile alla maturità. Sono evidenti i rimandi alla famiglia, ai ricordi d’infanzia, e al rapporto con i genitori, in particolare, al rapporto speciale che l’artista ha con la madre.
Nella cell sono esposti alcuni arazzi che Bourgeois recupera dal laboratorio tessile della madre a Parigi; mentre le sedie appese provengono dalla collezione di oggetti del padre per la propria galleria. Atri oggetti, tra i quali una protesi di una gamba, rimandano al rapporto di Bourgeois con la dimensione del corpo mutilato e con la malattia. Il riferimento è alle emozioni suscitate in lei dalla malattia cronica della madre, e ai sentimenti di rabbia e frustrazione nei confronti del padre e del loro rapporto complicato.
Madre e figlia
L’ultima cell – Cell XX (Portrait) (2002) – situata nella Sala Ercole, è di dimensioni più ridotte rispetto alle altre due. Vi sono rappresentati due volti in tessuto posti l’uno di fronte all’altro. Portrait, di fatto, non è una riproduzione mimetica di volti: si tratta, piuttosto, di due ritratti scaturiti dall’interiorità dell’artista, i quali pur non presentando lineamenti, suggeriscono a chi li osserva l’idea di un dialogo intimo fra le due figure. Probabilmente il dialogo tra una madre e la propria figlia, tra Bourgeois e sua madre. Dietro l’istallazione si trova il dipinto di Danae di Correggio, con cui cogliamo la connessione rispetto a Portrait. Nel dipinto sono raffigurati Imeneo e Danae l’uno di fronte all’altra: anch’essi in dialogo, senza, però, che i loro sguardi si incontrino mai. Anche la serie di Heads (2000-2002), teste realizzate in stoffa, ribadisce l’importanza del legame tra Bourgeois e l’eredità tessile da parte della madre.
Dimensione protettiva
Dal 1967, a seguito di un soggiorno in Italia, nelle cittadine di Pietrasanta e Carrara, Bourgeois inizia a lavorare il marmo. Nel percorso espositivo troviamo Jambes Enlancèes e Untitled (no.7). In Untitled, la scultura consiste nel calco di una coppia di mani che si stringono, e una piccola casa scolpita sopra ad un braccio: il tema è ancora quello della casa e della famiglia. Se in queste opere il motivo della maison è percepito nel senso di protezione, in Spiral Woman (1984) esposta nell’Uccelleria, la casa è avvertita in base all’idea di oppressione: la spirale in bronzo sostituisce la dimensione protettiva dell’abitazione e finisce per stritolare quasi del tutto la figura femminile che avvolge.
Notiamo che il contrasto concettuale è una costante nella produzione di Bourgeois, ogni volta declinato in modi diversi: finito-infinito, giovinezza-maturità, protezione-oppressione. Un altro contrasto si evince anche dai quattro “Janus” appesi in mostra. L’idea di staticità e movimento, di fatto, introducono una nuova chiave di lettura dell’opera. La scultura è in relazione con lo spazio in maniera diversa, e ci offre prospettive sempre nuove nella misura in cui è lo spettatore a girare intorno alle opere appese. Infine, con Janus Fleuri (1968), situato nella sala dell’ermafrodito, Bourgeois lavora sia sul concetto di tempo come momento eterno del divenire, sia sul concetto di identità, inteso come un qualcosa di fluido e di non determinato.
Il percorso espositivo si conclude con Spider (1996) situato nei Giardini Segreti della Galleria. Bourgeois interpreta positivamente la figura di Aracne che associa alla madre, in quanto simbolo di protezione e resilienza.