A Firenze, fino a questo autunno, si celebra Louise Bourgeois: figura chiave della scena artistica del Novecento. Dal 22 giugno al 20 ottobre 2024 il capoluogo fiorentino presenta il progetto Louise Bourgeois in Florence, mostra che vede coinvolte due istituzioni simbolo della città: Museo del Novecento e Istituto degli Innocenti.
In particolare, Museo del Novecento, in occasione del suo decimo compleanno, espone al pubblico una delle maggiori artiste del XX-XXI secolo con la mostra dal titolo Do not abandon me, curata da Philip Larrat Smith e Sergio Risaliti in collaborazione con the Easton Foundation.
L’esposizione è in dialogo con quella al Museo degli innocenti, che espone la rassegna dal titolo CELL XVIII( Portrait 2000) sempre a cura di Philippe Larrat Smith e di Arabella Natalini e Stefania Rispoli, che per l’occasione sarà presentata in un inedito dialogo con alcune delle opere più rappresentative della collezione permanente del museo, istituito nel 1419 su progetto di Filippo Brunelleschi.
Si consolida dunque il rapporto tra le due istituzioni che si impegnano nella promozione e diffusione dei linguaggi artistici moderni e contemporanei in città. Louise Bourgeois, nata a Parigi, è considerata una tra le maggiori artiste del secolo scorso. Il rapporto complicato con la famiglia e le esperienze traumatiche della sua infanzia sono da sempre fonte di ispirazione per la sua arte capace di esprimere emozioni forti e vibranti. Solitudine, gelosia, rabbia paura sono dunque fili conduttori della sua opera, che continuerà a manifestare per tutta la vita anche tramite la scrittura.
Museo del Novecento ospita la più esaustiva rassegna mai realizzata che comprende quasi 100 opere dell’artista tra cui molte su carta, disegni e gouache, oltre a sculture di varie dimensioni, in stoffa, bronzo, marmo e altri materiali. La mostra, fortemente voluta dal direttore del museo, è pensata in stretto dialogo con la struttura architettonica che la ospita, Ex Leopoldine, complesso architettonico dalla forte vocazione sociale gestito per secoli da comunità interamente femminili. Tra le opere esposte le più emblematiche della sua ricerca artistica sono: Spider Couple (opera del 2003 tra le più celebri di Bourgeois), una preziosa rassegna di gouaches rosse sul tema della madre e del bambino, la serie Do Not Abandon me – da cui il titolo – 16 stampe digitali su tessuto realizzate con l’artista britannica Tracey Emin (Margate, 1963) e le installazioni Peaux de Lapins, Chiffons Ferrailles à Vendre (2006) e Cross (2002).
Il titolo della mostra fa riferimento alla paura dell’abbandono che Bourgeois ha sempre nutrito e che in questo caso si riferisce alla diade madre-bambino, che costituisce il modello di tutte le relazioni future. La maternità e le inquietudini a essa correlate erano il centro della sua ricerca artistica, che si accentuò con la vecchiaia e le fragilità a essa correlata, riproponendo nell’inconscio un nuovo avvicinamento all’amore materno che ha caratterizzato anche la fase finale del suo lavoro. Negli ultimi 5 anni di carriera l’artista ripropone/realizza le gouaches che caratterizzano i diversi cicli della vita attraverso immagini di: sessualità, procreazione, nascita, maternità, alimentazione, dipendenza, coppia, unità familiare.
Il colore dominante delle opere è il rosso, che evoca i fluidi corporei come sangue e liquido amniotico che provocano inquietudine e disorientamento nel visitatore. Attraverso la sua arte Louise Bourgeois ha indagato le complesse dinamiche della psiche umana e ha spesso affermato che il processo creativo era una forma di esorcismo: un modo per ricostruire ricordi ed emozioni al fine di liberarsi dalla loro presa.
Sebbene si sia dedicata ampiamente alla pittura e al disegno, nel corso degli anni sarà soprattutto la scultura a costituire la parte fondamentale del suo lavoro, tutto incentrato su elementi autobiografici, tensioni e traumi familiari, spesso rielaborati in chiave metaforica. Il suo mondo fatto di intensità emotiva e ossessioni, trae ispirazione dall’inconscio cercando di esprimere l’indicibile. Bourgeois si apre così ad una poetica del perturbante in grado di esorcizzare traumi e inibizioni. Straordinaria la varietà dei mezzi e delle tecniche impiegate, una fertilità e curiosità nello sperimentare che la pone al fianco dei grandissimi artisti del secolo scorso.
Fino agli ultimi giorni della sua lunghissima carriera, non è mai stata inattiva, né ha esaurito la curiosità intellettuale e l’energia creativa in percorsi e obiettivi continui e ben definiti. Si tratta quindi di una mostra universale in grado però di toccare biografia e sensibilità di ciascuno di noi.