Spaceman Shine è un scultura di Filippo Tincolini che rappresenta plasticamente un dualismo insito nell’uomo: il desiderio d’altrove e il legame con le nostre radici. La riflessione prosegue con le opere nella sede centrale della galleria Liquid Art System a Capri, dove fino al 30 settembre sono in mostra altri esemplari di Spaceman in varie misure e colori, e alcune opere in marmo della serie Flowered Soul e della serie Ancient Gods.
Un astronauta di quattro metri, dal colore light blu effetto fluo, è atterrato nella Piazzetta di Capri. Lo vediamo in piedi, le gambe divaricate e le braccia lungo il corpo. Il viso è coperto: non dal classico casco, ma da una folta vegetazione che si estende lungo tutto il corpo. Dietro di lui il mare e le colline dell’isola, un meraviglioso paesaggio che si specchia in un ospite davvero anomalo.
Si tratta di Spaceman Shine, opera realizzata dallo scultore Filippo Tincolini, che ha scelto una forma ipertrofica e futuristica per rappresentare un concetto ambizioso: il dualismo profondo che abita l’uomo, quello che affianca il desiderio insaziabile di varcare le soglie dell’ignoto cosmico e il richiamo ineludibile delle nostre origini terrene. Due spinte opposte, inconciliabili all’apparenza, che eppure convivono in ognuno di noi.
Riflessioni che emergono al sole, andando verso la spiaggia, oppure la sera, passeggiando per la celebre piazzetta, ogni volta che qualcuno si imbatte in Spaceman, che con la sua patina pop vuole avvicinarsi alle persone, introdursi nella quotidianità dell’isola portando l’arte a contatto diretto con i suoi abitanti.
Le opere di Filippo Tincolini vivono infatti dell’incontro tra la cura estetica e lo stupore di fronte a qualcosa “altro da noi” che, venendoci incontro, ci interroga e ci interpella, offrendoci una possibile via d’uscita dal labirinto della vita.
In questo caso, l’intrico da sbrogliare è il seguente: posta l’irrefrenabile spinta all’esplorazione, quanto dovremmo ascoltare il richiamo alla nostra essenza terrena, naturale? Molto, secondo Trincolini, che pone foglie e fiori emergono dalla superficie del suo astronauta, rivelando una vitalità che trascende i confini del tessuto tecnologico della tuta spaziale.
In un’epoca di progresso tecnologico senza precedenti, possiamo veramente considerarci separati dal mondo naturale che ci ha dato vita?
Domanda retorica e provocatoria che lo scultore vuole portare a più soggetti possibili, al punto da vestire la sua opera non con il classico marmo che ne contraddistingue la produzione, ma con resina e vernice fluo. Una messa in scena pop che parla con immediatezza, oltre che fare riferimento alla luce stellare, così come dinamismo e l’energia della cultura contemporanea, riflettendo il modo in cui la tecnologia illumina e talvolta sovrasta il nostro mondo naturale.
Ma è proprio qui che si accende l’apparente paradosso del lavoro, che viene pervaso dal vegetale incedere della natura, che si riprende il suo spazio al crescere di fiori, radici, rami e piante che ancorano l’astronauta alla terra, ricordandogli che il viaggio, anche sul nostro pianeta, non ha mai fine.
La riflessione prosegue con le opere nella sede centrale della galleria Liquid Art System a Capri, dove fino al 30 settembre sono in mostra altri esemplari di Spaceman in varie misure e colori, e alcune opere in marmo della serie Flowered Soul e della serie Ancient Gods.