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Il bellissimo Trofeo alzato al Gran Premio d’Italia raccontato dal suo artefice, Andrea Sala

Charles Leclerc, vincitore del FORMULA 1 PIRELLI GRAN PREMIO D’ITALIA 2024, innalza il trofeo VROOOM disegnato da Andrea Sala e commissionato da Pirelli in collaborazione con Pirelli HangarBicocca.
Charles Leclerc, vincitore del FORMULA 1 PIRELLI GRAN PREMIO D’ITALIA 2024, innalza il trofeo VROOOM disegnato da Andrea Sala e commissionato da Pirelli in collaborazione con Pirelli HangarBicocca.
È giunto alla sua quarta edizione il progetto che vede Pirelli e Pirelli HangarBicocca collaborare insieme con l’obiettivo di portare l’arte e l’espressione del nostro tempo sui circuiti di Formula 1. Dopo le commissioni alle artiste e agli artisti Alice Ronchi, Patrick Tuttofuoco e Ruth Beraha, la realizzazione del trofeo del Formula 1 Pirelli Gran Premio d’Italia 2024 è stata affidata ad Andrea Sala (Como, 1976, vive e lavora a Milano). Il racconto del suo artefice, Andrea Sala.

Quanti e quali elementi condensa l’opera?

L’opera racchiude e condensa un unico elemento che caratterizza l’essenza di ogni Gran Premio. Il trofeo, intitolato ‘Vrooom’, è un tributo diretto al momento cruciale della gara: la partenza delle auto. In quell’istante, l’adrenalina è palpabile, il rumore dei motori è al massimo e il pubblico attende. L’opera traduce in forma visiva il concetto di accelerazione, di scatto improvviso, del passaggio dall’immobilità al movimento fulmineo, rendendo omaggio a quel momento iconico che è la partenza, dove tutto ha inizio e ogni sogno di vittoria prende forma. Ogni curva, ogni angolo del trofeo è pensata per evocare questa tensione e questa spinta in avanti, rendendo ‘Vrooom’ non solo un premio, ma una celebrazione stessa dello spirito della Formula 1.

Il racconto della storia della creazione del trofeo e il dialogo fecondo con Pirelli

Il trofeo ‘Vrooom’  ha preso vita grazie al dialogo con Pirelli. La collaborazione è iniziata con un’opportunità unica: quella di visitare la produzione Pirelli, un’esperienza che mi ha permesso di immergermi profondamente nella cultura e nella storia di uno dei protagonisti indiscussi del mondo della Formula 1. Ho poi avuto accesso all’archivio di immagini storiche di Pirelli,  un tesoro di riferimenti visivi che ha giocato un ruolo fondamentale nell’ispirazione per il trofeo. In particolare, sono rimasto colpito dai disegni storici delle grafiche dei battistrada.

Questi disegni hanno rappresentato un punto di partenza creativo, un simbolo del connubio tra innovazione e tradizione che caratterizza il marchio. Il trofeo, infatti, è il risultato di un intreccio tra queste suggestioni visive e il tema centrale della partenza delle auto. Ogni dettaglio dell’opera riflette la storia e la tecnologia che Pirelli ha portato in pista nel corso degli anni. Il dialogo con loro mi ha permesso di trasformare una serie di ispirazioni  in un oggetto che celebra la velocità, la competizione, ma anche una tradizione industriale radicata nella storia della Formula 1.

Le novità, le innovazioni e l’apporto che questa commissione ha portato nella tua ricerca, nel tuo percorso, nella tua poetica

Questa commissione per me ha rappresentato un’opportunità di esplorare ulteriormente l’evoluzione della mia ricerca artistica, sviluppando nuove direzioni del mio percorso. Essendo nato in Brianza, una terra intrisa di artigianato e design, sono sempre stato immerso in un ambiente dove l’oggetto, la sua forma e funzionalità, erano centrali. I miei primi lavori rispecchiano questa influenza: edizioni che rispettano le caratteristiche tipiche della produzione del design, con un forte legame all’idea di oggetto riconoscibile, riproducibile e funzionale.

Quello che è cambiato negli anni, che questa commissione ha ulteriormente sviluppato, è il mio rapporto con il materiale. Se prima la forma dominava il processo creativo, ora è il materiale a guidare. Disegnare il trofeo mi ha permesso di sperimentare con i materiali in modo più radicale e lasciando che fossero essi stessi a suggerire la forma finale dell’opera.

Il trofeo ‘Vrooom’ è un esempio di questa evoluzione.  È stato un percorso che mi ha portato a riconoscere e valorizzare il potenziale intrinseco del materiale, un potenziale che, se lasciato libero di esprimersi, può dare vita a opere che vanno oltre la funzionalità, diventando veri e propri simboli della ricerca artistica.

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