Print Friendly and PDF

Danzare con i Bronzi di Riace: la performance tra arte classica e intelligenza artificiale

Danza, arte contemporanea, arte classica e intelligenza artificiale si sono incontrate all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria in una performance ideata da Remi Picò.

I ricci voluminosi, le vene e i muscoli scolpiti; gli occhi in avorio e pasta vitrea; le labbra e le ciglia che si distanziano dal bronzo dei corpi per aumentare il senso di realismo. Stiamo parlando dei Bronzi di Riace, che dal 1972 (anno della riscoperta nelle acque del Mar Ionio) rappresentano una delle più importanti e preziose testimonianze della tradizione artistica della Grecia classica.

Le due statue, come tutte le migliori opere d’arte, condensano su di loro una simbologia varia e in continuo aggiornamento. Per esempio, vi si può leggere su di loro i canoni di bellezza classici, l’esaltazione del corpo umano nella sua forma più levigata, atletica. Scolpita, appunto.

Ed è forse da questo parallelismo che è partita la performance artistica guidata da Remi Picò, chiamata Umano C, che ha portato due performer a ballare insieme alle famose statue bronzee. Uno spettacolo andato in scena nella serata del 3 settembre, organizzata nel complesso di Armonie d’Arte Festival.

All’interno della sala in cui sono conservati i famosi Bronzi di Riace, due danzatori hanno realizzato una metaperformance che ha coinvolto le due statue, seguendo la coreografia di Filippo Stabile. Un’esibizione che non ha consentito solo di accendere rimandi tra i corpi dei ballerini e quelli dei Bronzi, di saggiare la mobilità dei primi e l’immobilità dei secondi, ma anche di aggiungere un ulteriore strato simbolico alle due opere.

Nel tentativo di raccontare il naufragio e la rinascita, il transito e l’approdo, la permanenza e la civiltà, Remi Picò ha chiesto all’intelligenza artificiale di creare assimilazioni e contrapposizioni tra il naufragio dei bronzi e quello dei migranti nel Mediterraneo. Ha situato il progresso tecnologico nell’interstizio tra eredità antropologica e creatività contemporanea, rimandando ad una poetica complessa e restituendo visioni esperienziali.

Così il segno del viaggio, della memoria, della migrazione e del naufragio, ma anche della scoperta, della rinascita e quindi del futuro, incarnato dai Bronzi di Riace, ha suggerito e stimolato riflessioni che spaziano da etica e intelligenza artificiale al concetto di sostenibilità, intesa come responsabilità sociale e collettiva.

Commenta con Facebook