Arredi e dipinti antichi, ma anche tappeti e strumenti di vario tipo compongono l’asta di arte antica che Il Ponte ha in programma a Milano il 22, 23, 24, 25 e 28 ottobre 2024.
Oltre mille lotti, da esitare in sette tornate, compongono un’asta che per numeri e qualità assume proporzioni iperboliche, come le aspettative che si creano sfogliando il catalogo di vendita. Arti decorativi e dipinti, ma anche tappeti e strumenti scientifici fanno capolino in un appuntamento che promette colpi di scena e occasioni di mercato.
Come quelle che troviamo nella Collezione Melissa Gabardi-Minervino, nucleo con cui si apre l’arta e che vede spiccare tra le sue fila una coppa in ambra tedesca del XVII-XVIII secolo (stima 9-10 mila euro). Una stima simile a quella di un cassone nuziale lombardo del XV secolo (stima 10-12 mila euro), mentre per l’icona di San Giorgio e il drago, con cornice in argento e smalti dell’orafo Pavel Ovchinnikov (stima 20-25 mila euro), la valutazione è pressoché raddoppiata.
Se il nucleo di sculture, tutte dal XIII al XVIII secolo, ci racconta della tradizione italiana – peculiarmente resa dal putto di bronzo di Ferdinando Tacca (stima 10-12 mila euro) – la sezione dedicata ai tappeti e tessuti, porta con sé la complessità della narrazione tessile di terre straniere: il tappeto Ardebil, ispirato a un modello conservato al Victoria & Albert Museum (stima 18-20 mila euro) e l’arazzo fiammingo “Le Storie del re della Cina” (stima 20-24 mila euro).
Strumenti scientifici o strumenti musicali? Una scelta che Il Ponte non costringe a fare, proponendo una sezione per entrambi i generi. Così le coppie di globi celeste e terrestre di Gerard e Leonard Valk del XVIII secolo (stima 3-3.5 mila euro) e di John e William Cary (stima 5-6 mila euro) coesistono al fianco del pianoforte a coda verticale modello Euphonicon (stima 2.2-2.4 mila euro) e di due violini del cremonese Stefano Conia (stima 5.5-6.5 mila euro e 5-6 mila euro).
In ambito pittorico sono le opere di artisti fiamminghi a prendersi la ribalta. Su tutti, probabilmente, la drammatica “Pietà” attribuita a Maarten van Heemskerck (stima 40-50 mila euro). Qui il forte impatto emotivo della scena, in cui Maria piange il corpo di Cristo appena deposto, è accentuato ulteriormente dalla drammaticità tipica del Rinascimento nordico. Una valutazione simile è stata attribuita anche a Carlo Dolci (stima 50-60 mila euro), maestro del barocco fiorentino, e al suo Sant’Antonio Abate,
Toni umoristici, invece, nella scena di vita quotidiana ritratta da Jan Miense Molenaer (stima 13-14 mila euro) dove immortala una rissa tra contadini tra umorismo e autenticità. Sempre sulla scia della pittura di genere, ecco il dipinto di David Teniers il Giovane (stima 9-10 mila euro) che rappresenta l’interno di una bottega di macellaio, esplorata con un realismo magistrale.