Donne semplici, povere e candide. Donne umiliate, picchiate e accusate di esser’ esse stesse il male. Perché quando la religione e la superstizione si mischiano, la strada che porta ai roghi diventa breve, e le donne “ai margini della società” – chiamate Masche – altro non diventano che un mero strumento per dare forma a paure e timori reconditi. Ed è proprio a quelle Masche – e con esse, a tutte le persone emarginate per la loro apparente diversità – che Giulia Cenci decide di dedicare la sua opera permanente situata nel Comune di Rittana a Cuneo, nella località di Chiot Rosa.
Un’opera, dal titolo le masche, appunto – commissionata e prodotta nell’ambito del progetto quadriennale di arte nello spazio pubblico, Radis, ideato dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT e a cura di Marta Papini – che si irradia in un luogo simbolo della residenza, perché la vicina Borgata Paraloup è stata il primo quartier generale delle bande partigiane di Giustizia e Libertà. E l’installazione di Cenci si fa testimone, vigile, viva ma discreta, di un territorio da cui nasce e dal quale desidera tornare.
Perché è stato grazie ad un intenso e rispettoso dialogo con la storia, la natura e gli immaginari che hanno attraversato e plasmato quelle terre che le masche hanno preso vita: partendo infatti dai calchi delle betulle presenti nella radura del Chiot Rosa, l’artista li ha combinati con alcuni elementi tipici della propria ricerca – come teste di lupo, teste di manichini e rami di vite – delineando sculture in alluminio che si configurano come “ibridi” tra alberi e fiori. Come ibridi tra esseri umani e animali, in un meraviglioso anelito di continuità e uguaglianza, in cui nulla è scisso ma tutto è unito.
E così, cresciute durante la notte o ferme a testimoniare i fatti e i racconti di questo luogo, le masche si allungano tra le betulle e sembrano osservare con curiosità e stupore l’attività ai loro piedi, ove prendono forma piccoli spazi di riparo e aggregazione ben noti alla comunità cittadina; perché la figura delle masche fa parte, in realtà, della tradizione contadina piemontese, che, nell’opera di Cenci diventa, il frutto delle storie di resistenza, paura, gioia, d’amore e odio, che è necessario riportare alla mente. Che è necessario riportare alla vita.
In concomitanza con l’inaugurazione di le masche, sarà visitabile il secondo capitolo della mostra collettiva L’opera al nero al Centro Civico e Culturale di Rittana che accoglie opere della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT e della Fondazione CRC, curata da Marta Papini e Leonardo Pietropaolo, con Giulia Cenci. Il primo capitolo della mostra, inaugurato il 14 luglio 2024, si concentrava sulle relazioni tra umani e altri esseri viventi, osservando il rapporto tra corpo e mondo esterno, con opere di Lorenza Boisi, Steffani Jemison, Lin May Saeed, Letícia Parente e Tabita Rezaire. Nel secondo capitolo della mostra è l’esperienza del corpo individuale a essere protagonista, in relazione alla tecnologia e ai processi di cambiamento e trasformazione: il percorso espositivo si arricchisce con i lavori di Ed Atkins, Roberto Cuoghi, Anne Imhof, Seth Price, James Richards e Alessandra Spranzi.
Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT
in collaborazione con Fondazione CRC
Presenta
le masche
Opera di Giulia Cenci
A cura di Marta Papini
Radura del Chiot Rosa, Rittana (CN)