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Maffeo Barberini torna a casa: un “nuovo” capolavoro di Caravaggio finalmente visibile a Palazzo Barberini

Caravaggio, Ritratto di monsignor Maffeo Barberini
Caravaggio, Ritratto di monsignor Maffeo Barberini
Caravaggio, Ritratto di monsignor Maffeo Barberini
Luci a Palazzo Barberini. Si accendono i riflettori sulla Capitale, dove, sino al prossimo 23 febbraio 2025, le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Palazzo Barberini accolgono la mostra “Caravaggio – Il ritratto svelato”, a cura di Thomas Clement Salomon e Paola Nicita. Per la prima volta, viene esposto al pubblico il Ritratto di monsignor Maffeo Barberini, attribuito a Caravaggio, che, dopo secoli trascorsi in collezioni private, sarà visibile nella suggestiva Sala Paesaggi del museo.

“E che altro era da aspettarsi dal Caravaggio? Proprio a chi gli rimproverava di essere privo di ‘attione’ il Caravaggio mostrava qui che persino il ritratto doveva essere azione, rappresentazione, dramma in nuce…(..) e cosi’ si apriva il ritratto moderno”. Con queste parole, Roberto Longhi poneva l’accento, nell’articolo Il vero ”Maffeo Barberini” del Caravaggio pubblicato nel 1963 sulla rivista Paragone, sull’ eccezionale capacità dell’artista di catturare non solo l’aspetto esteriore ma anche l’essenza interiore dei suoi soggetti. In grado dunque di restituire al pubblico non solo la realtà fisica, ma anche la realtà psicologica e emotiva dei suoi soggetti. Tramite quest’opera il Caravaggio mostrava che persino il ritratto doveva essere azione, rappresentazione, dramma, ponendo così le basi per il ritratto moderno.

Caravaggio, Ritratto di monsignor Maffeo Barberini

Maffeo Barberini (1568-1644), futuro papa Urbano VIII, fu uno dei cardinali più influenti del XVII secolo. Figura affascinante, destinato a essere ricordato come un grande sostenitore delle arti e della cultura durante il suo pontificato. Caravaggio raffigura il monsignore nei suoi trent’anni, indossa una beretta e un abito talare dei toni del verde, sopra una veste plissettata. Il braccio sinistro è poggiato al bracciolo della sedia e con la mano stringe una lettera piegata, mentre in primo piano, evidenziato dalla luce è appoggiato un rotolo di documenti.

Caravaggio, Ritratto di monsignor Maffeo Barberini

L’uomo ha uno sguardo impaziente, la bocca socchiusa e con un gesto quasi improvviso indica qualcosa con la mano destra, quasi lasciando intendere che stia dando un ordine a qualcuno. Un gesto che buca lo spazio e racconta una personalità dinamica. Il braccio ruotante sembra un evidente rimando a Cristo nella vocazione di San Matteo, ricordano i curatori. La sperimentazione cromatica, il modo di impostare la figura diagonale rispetto al fondo, l’epidermide e la tecnica di costruzione degli occhi sui quali è applicata una pennellata di biacca che dà intensità allo sguardo, sono gli elementi caratteristici della produzione del Merisi che non hanno lasciato dubbi ai numerosi esperti sulla certezza dell’attribuzione al pittore ‘ maledetto’. Caravaggio raffigura un ritratto in movimento e rivela lo stato d’animo e la personalità dell’uomo, un intellettuale della più alta fascia sociale, monumentale nella presenza, ma privo di retorica. Classicismo scultoreo sintetizzato in sentimenti e azione che rivelano il carattere deciso e l’ambizione del protagonista come sottolinea Paola Nicita. La scena infatti, priva di elementi decorativi si concentra sulla personalità del soggetto amplificata dal gioco di luci e ombre tipico del pittore. Un ritratto parlante, ipnotico in movimento, in grado di creare intimità con lo spettatore. Un’opera fondamentale per la produzione del maestro, che si contraddistingue per la sua intensità psicologica e la raffinatezza tecnica.

Caravaggio, Ritratto di monsignor Maffeo Barberini

L’opera fu attribuita a Caravaggio per la prima volta nel 1963 dallo storico dell’arte Roberto Longhi, che ne riconobbe le caratteristiche autografiche. La scoperta del ritratto è legata a una disputa con l’artista e storico dell’arte Giuliano Briganti, che per primo ne aveva ipotizzato l’autenticità. La critica successiva ha confermato questa attribuzione, con esperti come Federico Zeri, Mia Cinotti e Francesca Cappelletti che hanno contribuito a consolidare la fama dell’opera. Il dipinto rimase in una collezione privata per decenni e, pur non essendo mai stato esposto al pubblico, è stato unanimemente riconosciuto come uno degli esempi più significativi della ritrattistica caravaggesca. Questa nuova acquisizione colma una lacuna importante nella carriera di Caravaggio, che, pur essendo noto soprattutto per le sue opere sacre e mitologiche, ha realizzato pochi ritratti, molti dei quali sono andati perduti.

L’eccezionalità dell’occasione è sottolineata dai curatori, tra cui Thomas Clement Salomon, Direttore delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, che ha dichiarato: “Siamo felici e orgogliosi che, per la prima volta, questo capolavoro possa essere ammirato da tutti a Palazzo Barberini.” Palazzo Barberini conferma di essere uno tra i musei più dinamici d’Italia, capace di attirare il pubblico non solo per la straordinaria collezione permanente ma perché in grado di rinnovarsi e diventare luogo di continua ricerca e confronto.

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