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Gli animali nell’arte, tra pittura e poesia: Dalì, Da Vinci, Redon, Chagall

Paolo Levi si cimenta in un’operazione inedita e curiosa: con una sequenza di versi, che sfiorano la prosa, conferisce voce agli animali presenti nei capolavori museali. L’autore diventa spirito narrante delle vicissitudini di questi inediti protagonisti, svelando retroscena e segreti non sempre di dominio dei conoscitori d’arte. Attraverso questo percorso narrativo, Levi invita il Lettore e la Lettrice a riflettere non solo sulle opere e i loro autori, ma anche sul ruolo simbolico che gli animali hanno avuto nell’arte.

Salvador Dalì
Gli elefanti, olio su tela, 1948,
Salvador Dalì Museum, St. Petersburg, Florida 

Allungati elevati elefanti più di così è impossibile
siamo grati all’Autore per averci immaginato tanto
fuori dai canoni razziali zampe anoressiche sottili
corpi non più goffi per l’obesità dai Maragià goduta
storia e Tempo sono di per sé solitamente surreali
reale sognare contesto d’elefanti difesi nel deserto
teatro d’Alba arancione   messaggera di finzione.

Leonardo da Vinci,
Dama con ermellino, 1488-1490, 
Museo Czartoryski, Cracovia

Era Leonardo un sofisticato
di Cecilia architettò il destino
Su grembo mi finse Ermellino
osservate bene sono Furetto
Esteticamente assai più bello
ma l’Ermellino è più popolare
Io ho la dote di non graffiare

Odillon Redon,
Il ragno che piange, carboncino su carta, 1881
collezione privata, Paesi Bassi

Il pianto di ragno è la bava notturna.
Fatali simboliche tracce
in giallo e nero informi
di un insetto accademico
del debole pensiero.
Ecco perché lacrimo, libero da umidi lacci.
Ritrovando il filo iniziale del ricamo su tela
so ciò che mi accadrà,
quando sarò accolto dagli umani.

Marc Chagall
Il sogno di Giacobbe, litografia, 1960 – 1966,
Musée National Message Biblique Marc Chagall di Nizza

Noi volatili siamo fiabe orali che s’innalzano
oltre i confini del cielo, stabiliti dal Supremo
mutando aspetto in Angelo
al Suo cospetto.
Da Genesi non si quieta
il sogno di Giacobbe
visione di Scala dalla terra al cielo.
Tre volte d’Angelo
il simbolico salire e scendere
per noi carenti di ali, enigma di segno divino.

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