Al Castello di Miramare, a Trieste, il vento sembra sussurrare storie. È quel vento che accarezza le onde e piega i rami degli alberi, come un narratore discreto che ci invita a immergerci in ciò che da sempre ci circonda: la natura. Questo è lo scenario della mostra collettiva “Naturae. Ambienti di arte contemporanea”, un incontro tra arte e ambiente.
Diciotto artisti contemporanei, con oltre cinquanta opere, hanno raccolto la sfida di raccontare il rapporto tra l’uomo e la natura. Ma non aspettatevi risposte facili o rassicuranti. Qui, la natura non è un semplice sfondo. È un dialogo, a tratti un confronto, sempre un abbraccio.
Entrando nelle Scuderie del Castello, si viene accolti da un’opera di Pietro Ruffo. Le sue installazioni site-specific ci trasportano nell’Antropocene, questa nostra epoca segnata dall’impronta umana sulla Terra. Tra teschi di Neanderthal e panneggi che evocano foreste primordiali, Ruffo sembra chiederci: Cosa stiamo lasciando dietro di noi?
Poco più in là, Rebecca Horn dipinge il paesaggio dell’anima. L’air de Vesuvio è un disegno che nasce dal corpo, un’estensione della sua stessa esistenza fisica. Guardandolo, si avverte il respiro della terra e il battito dell’artista, come se fossero la stessa cosa.
E poi c’è Marina Abramović, distesa sul bordo del mare, a lasciarsi cullare dalle onde nel suo Stromboli. Non è solo una performance: è un abbandono totale alla forza primitiva della natura, un atto di fiducia e vulnerabilità che ci ricorda quanto siamo piccoli di fronte al mare, eppure profondamente connessi a esso.
Ogni opera è un piccolo universo. Simone Berti intreccia miti e favole con disegni di creature ibride, mentre Gianni Caravaggio scolpisce l’alabastro in forme che catturano la luce come fossero sospese tra sogno e materia. Sophie Ko ci parla della fragilità dell’esistenza con pigmenti che sembrano vivi, e Liu Bolin si mimetizza nei paesaggi, scomparendo come un monito sul destino dell’uomo contemporaneo.
Ma il vero protagonista della mostra resta il Castello di Miramare stesso. Ogni sentiero, ogni albero, ogni scorcio sul mare diventa parte dell’esposizione. Il Castello e il suo parco non sono solo cornici: sono complici, partner creativi di un dialogo che intreccia storia, arte e natura in un unico respiro.
Ecco allora che la domanda non è più cosa la natura significhi per l’arte, ma cosa l’arte ci insegni sulla natura. O meglio, su di noi. Perché in fondo, camminando tra le opere di Naturae, ci si accorge che la vera scoperta non è il mondo intorno a noi, ma il mondo dentro di noi.
La mostra è aperta fino al 9 novembre 2025. Non perdete l’occasione di ascoltare il vento che racconta.