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Il Catalogo d’Arte Moderna n.60 svela qualche crepa nel mercato dei Maestri Storici Italiani del ‘900

Giorgio De Chirico, Piazza d'Italia
Giorgio De Chirico, Piazza d’Italia

Il mondo interdisciplinare dell’arte da sei decenni lo chiama confidenzialmente il Cam. Non è il figlio di Noè, ma la semplificazione di Catalogo d’Arte Moderna. Ora è venuto alla luce il n. 60, dell’Editoriale Giorgio Mondadori, di appartenenza al Gruppo Urbano Cairo. Si tratta ormai di un mostro sacro per gli addetti ai lavori: 1080 pagine contengono 1060 artisti, 2.200 opere, 820 gallerie private.

E ancora: 1.300 aggiudicazioni d’asta a livello internazionale di maestri italiani moderni e contemporanei – avvenute nell’anno trascorso, presso le sedi della Christie’s e della Sotheby’s di Londra e New York e delle filiali italiane di Milano e di Roma. Le concorrenti nel nostro paese sono le case d’asta Farsetti, Cambi, Meeting Art, Wannenes, il Ponte ed altre ancora. In ogni edizione del Cam rappresentano il termometro realistico dell’andamento del mercato – in questo caso del 2023 – dei Maestri Storici Italiani del ‘900.

Questo numero 60 del Cam farà tremare i polsi ai collezionisti che, negli Anni ’70 del secolo scorso avevano investito nei dipinti di Giorgio de Chirico: non tornano a casa neppure del denaro investito. Il mercante del Maestro in quell’epoca era Claudio Bruni Sakraischik, di accertata serietà e competenza, il quale, dopo un’inflazione di falsi, aveva curato e firmato in modo responsabile il Catalogo Generale delle opere di Giorgio de Chirico per la Casa Editrice Electa di Milano.

Isabella Far, vedova del Maestro, aveva voluto Claudio Bruni al suo fianco in qualità di membro del Comitato Scientifico da lei presieduto della Fondazione Giorgio de Chirico e Isabella Far. Con la scomparsa della Far, la credibilità della Fondazione è crollata, e quindi anche il mercato del maestro della Metafisica. Un esempio edificante viene da una Art Advisor che si è trovata respinta un’opera di certificata autenticità firmata da Claudio Bruni Sakraischik. Per non parlare di tutti i collezionisti – illusi di avere acquistato un de Chirico negli anni Sessanta come bene rifugio presso la Galleria Russo in Piazza di Spagna a Roma – che se lo sono visto non archiviato dalla Fondazione per dubbia autenticità, dopo avere sborsato 2.500,00 euro per un’analisi tecnica mai documentata.

Nel Cam n. 60 è anche a terra il mercato di Ottone Rosai. Dopo la morte di Per Carlo Santini di Lucca, l’esperto succedutogli dagli Anni ’70 al 2010 era stato Luigi Cavallo, monopolista anche di Ardengo Soffici sia Paesaggista che Futurista, e di recente del “classicista” Felice Casorati. Ma il Cam” n. 60 va letto con attenzione nei suoi ultimi aggiornamenti. Per esemplificare: Luigi Cavallo è stato disarcionato come esperto assoluto di Ottone Rosai. La sua figura è stata sostituita da quella di Giovanni Faccenda, studioso indiscusso, che ha già firmato presso la Giorgio Mondadori tre catalogazioni generali del maestro toscano. Risalirà mai il mercato di Rosai? La risposta al prossimo numero 61 del Cam. Comunque, non c’è traccia nel volume appena uscito di simili cronache non edificanti per gran parte dei nostri maestri storici.

Oggi il ruolo del Catalogo d’Arte Moderna è quello di una minuziosa relazione di presenze, di valori, di artisti emergenti; Carlo Motta è alla sua guida da quarant’anni, con grande competenza e rispetto nei confronti di una creatura editoriale che ha preso veste nel 1961, grazie ad Alberto Bolaffi Jr. e al suo collaboratore Umberto Allemandi. Una storia tutta ancora da scrivere.

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