Cavalli e Nastri è sbarcato Roma. Il brand milanese che negli anni ’80 ha lanciato in Italia la luxury vintage fashion sceglie via del Boschetto per aprire la sua prima boutique collocata al di fuori dello scintillante perimetro che la città di Milano riserva alla moda. Punto di riferimento obbligato per collezionisti, studiosi di moda, costumisti e stylist di celebrità del mondo dello spettacolo, Cavalli e Nastri è conosciuto a livello internazionale. Di cruciale importanza il ruolo svolto dal marchio numero uno dell’abbigliamento vintage di alta gamma per la diffusione della cultura della moda in Italia.
Il viaggio (in Rolls Royce) di Claudia Jesi attraverso la storia della moda
Lo chiamiamo stancamente “abbigliamento vintage” ma in realtà è moda storica, preziosi frammenti di storia del fashion design da collezionare, studiare e anche indossare, soprattutto se si è alla ricerca di uno stile ricercato e inconfondibilmente personale. Alla celebrata fondatrice di Cavalli e Nastri, Claudia Jesi (1946-2022), va dato atto di essere stata la prima ad aver intuito le potenzialità culturali del vintage. Nel mondo della moda vintage italiana esiste un prima e un dopo Claudia Jesi, prima di lei c’erano i mercatini e i negozietti di abiti usati che arrivavano in grandi balle dagli USA, dopo di lei si è fatta strada l’idea di una proposta commerciale fondata sulla capillare ricerca di capi e accessori usati di significativa qualità storica e sartoriale. Quella ricerca la Signora del Vintage l’ha condotta personalmente in giro per l’Italia e per il mondo, contribuendo sia a far riemergere la memoria di importanti nomi e interi capitoli di storia della moda, sia a imporre il concetto che la moda di qualità è una risorsa culturale indifferente agli effimeri trend del mercato.
Nel racconto di Francesco Paco Baracchi, figlio di Claudia e attuale Ceo di Cavalli e Nastri, l’apertura della boutique romana viene presentata come il compimento di un progetto della madre, uno dei tanti traguardi da cui è composta una vicenda imprenditoriale dai tratti vagamente epici, fosse solo per l’esistenza di un mito fondante, quello dello spettacolare esordio a bordo di una Rolls Royce Silver Spur.
La storia, un fatto vero che ha il sapore di una fiaba, merita di essere raccontata.
Laureata in architettura al Politecnico di Milano – il luogo in cui inizia la sua lunga amicizia con Gianfranco Ferrè – Claudia vive intensamente le suggestioni culturali degli anni ’60 e ’70. È appassionata di design e di moda e affascinata dal mondo indiano, idealizzato dai giovani della sua generazione come il faro di una visione meditativa e anticonsumistica della vita. In quest’ottica, tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80, si avvicina a Osho, uno dei maestri spirituali indiani con maggior seguito internazionale, e le capita di vincere la lussuosa Rolls Royce messa in palio come primo premio di una lotteria organizzata per il compleanno del santone. La macchina sarà utilizzata per un solo avventuroso viaggio attraverso l’India e poi venduta per racimolare il gruzzolo necessario ad aprire, nel 1988, il primo negozio, a Porta Ticinese, nei pressi delle Colonne di San Lorenzo, un quartiere antico, affascinante e popolare di cui Claudia intuisce le potenzialità di sviluppo turistico e commerciale.
Struttura dell’impero della moda vintage: i quattro negozi, l’archivio, la sartoria
I cavalli e i nastri che ornavano un’antica casetta delle bambole molto cara a Claudia Jesi diventano il nome di un’attività destinata a diventare, nella città capitale della moda italiana, una fucina di nuove idee sulla moda. “L’evoluzione dell’industria della moda – spiega Francesco Paco Baracchi – alla fine ha dato ragione a mia madre. A fronte di prodotti di qualità spesso deludente venduti a prezzi astronomici, è ormai chiaro a tutti che il vintage di alta gamma consente di comprare a cifre del tutto ragionevoli abiti e accessori confezionati in modo impeccabile utilizzando tessuti, pellami, minuterie talmente ricercati e preziosi che oggi sono fuori produzione. Senza poi parlare del valore aggiunto del bagaglio storico ed etico di questi capi. L’ingombrante surplus produttivo che caratterizza il moderno comparto della moda oggi viene finalmente percepito come una malattia che guasta la moda guastando il mondo, la visione imprenditoriale di Claudia Jesi andava in una direzione del tutto opposta.”
Quattro punti vendita
Seguendo quella visione, Claudia Jesi ha affrontato, e vinto, sfide del tutto pionieristiche nell’epoca in cui le lanciava. Ha inaugurato il primo e unico negozio italiano di luxury vintage fashion maschile e ha violato il sacro quadrilatero della moda aprendo una delle sue boutique di “abiti usati” in zona Brera, accanto alle vetrine delle attività commerciali del lusso più estremo. In quella boutique oggi molte signore della Milano bene cercano l’abito o gli accessori da sogno che indosseranno per la prima della Scala. Anche uscire dalla comfort zone milanese per aprire a Roma è una sfida, una sfida per Cavalli e Nastri e un’opportunità per Roma, una città che deve iniziare a ricucire il suo sempre più slabbrato rapporto con la cultura della moda.
L’Archivio è il fiore all’occhiello della preziosa eredità imprenditoriale lasciata da Claudia Jesi. Parliamo di un vero e proprio museo di storia della moda in cui sono ricoverati pezzi che, per il loro speciale interesse culturale, l’azienda decide di sottrarre alla vendita. L’indirizzo dell’Archivio Cavalli e Nastri di Via Voghera è un punto di riferimento obbligato non solo per collezionisti e studiosi di moda provenienti da ogni parte del mondo, ma anche per stilisti e costumisti che traggono ispirazione dai modelli in esposizione. Modelli che, presentando le garanzie dovute al loro valore, possono anche essere presi a noleggio, una prassi a cui spesso ricorrono importanti produzioni cinematografiche e teatrali. Provengono da quel prezioso scrigno di tesori della moda larga parte dei costumi della acclamata serie TV L’amica geniale e pezzi importanti selezionati dal costumista Massimo Cantini Parrini per Maria, il film dedicato alla divina Callas che vanta già una nomination del prestigioso Annual Critics Choice Awards proprio nella categoria Best Costume Design.
La Sartoria
Elemento essenziale della filosofia che ispira l’attività del gruppo Cavalli e Nastri è il laboratorio di sartoria deputato non solo al restauro degli abiti d’epoca ma anche alla creazione di capsule collections e esclusivi pezzi unici realizzati utilizzando tessuti d’archivio, rimanenze di magazzino, scorte morte di importanti case di moda.
La sapienza artigianale e la creatività espressa dalla sartoria ne hanno fatto un partner richiesto dai musei della moda per la conservazione e il restauro delle loro collezioni e dalle più importanti sartorie teatrali per la realizzazione di nuovi costumi.
In sartoria si sviluppano anche collaborazioni con stilisti emergenti interessati a sviluppare progetti di moda sostenibile. Francesco Paco Baracchi e il suo retail manager Francesco Rugiero non hanno infatti dubbi nell’indicare in Cavalli e Nastri un brand orientato ad abbracciare la storia della moda nella sua accezione più ampia, sia dandosi una missione di valorizzazione e recupero della produzione passata, sia attivandosi a sostegno della progettazione della moda del futuro.
Cosa cercare da Cavalli e Nastri
Mentre l’Archivio di Via Voghera è concepito come un racconto di storia della moda che parte dal XVII secolo, nei tre negozi milanesi e nella nuova boutique romana trionfa la moda prodotta da inizio ‘900 alla prima decade del ‘2000, perché il tempo scorre veloce e l’inizio del nuovo millennio è già considerato vintage.
Francesco Rugiero, retail manager con approccio da direttore creativo, spiega i criteri che guidano le scelte dei capi posti in vendita: “La presenza di un marchio storico è sempre una discriminante positiva, ma sino agli anni ’70 compresi ci piace attingere anche alla produzione sartoriale di alta qualità. Sarebbe un grave errore ignorare che la sapienza artigianale italiana sino a quell’epoca nel campo della sartoria si è espressa al meglio. Nell’ambito della produzione dei decenni successivi la ricerca è invece orientata in via esclusiva sui grandi brand internazionali. Nel nostro focus non solo quelli italiani e francesi, ma anche americani, giapponesi e inglesi. A chi ancora non ci conosce consiglio inoltre di prestare attenzione alla nostra selezione di bigiotteria d’autore, in particolare quella italiana prodotta tra gli anni ’70 e ’90 che può regalare inaspettate emozioni. Sharra Pagano, Correani, Coveri, Valentino in questo settore hanno dato prova di grande creatività e i loro pezzi più piccoli, gli orecchini ad esempio, sono soluzioni perfette per regali di alta qualità a prezzi accessibili.”
Doveroso aggiungere che i punti vendita di Cavalli e Nastri sono la meta obbligata di chi cerca Roberta di Camerino, Krizia e Ferrè, straordinari talenti della moda di cui l’azienda di Claudia Jesi ha rilevato gli archivi dopo la loro morte.
La suggestione di molti dei pezzi proposti in vendita è inoltre spesso amplificata dalla provenienza da guardaroba importanti. Fonti preziosi di reperimento sono gli stylist delle celebrità del mondo dello spettacolo che interagiscono nel doppio ruolo di fornitori e acquirenti: da una parte conferiscono gli abiti dismessi dai loro clienti – magari usati una sola volta – e dall’altra acquisiscono i pezzi che comporranno mises sfoggiate in occasioni di primo piano come il Festival di Sanremo. Tra gli interpreti che su quel palco hanno optato per l’unicità di un look vintage by Cavalli e Nastri ci sono Loredana Bertè, Arisa e Chiara Galiazzo.
Frammenti di storia della moda da indossare: Cavalli e Nastri è arrivato a Roma.