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Arte, Scienza e Percezione nella Piana di Giza. Intervista a Federica Di Carlo

Federica Di Carlo, I See I See Federica Di Carlo, I See I See
Federica Di Carlo, I See I See
Federica Di Carlo, I See I See

L’artista italiana partecipa a Forever Is Now alla Piana di Giza con un’opera che unisce lenti ottiche, miti egizi e fisica contemporanea, offrendo nuove visioni sulle piramidi e sul rapporto tra uomo e cosmo

L’artista italiana Federica Di Carlo è tra i protagonisti della mostra internazionale Forever Is Now 2024, ospitata presso la Piana di Giza, patrimonio UNESCO. La sua opera, I See I See, è una struttura interattiva che reinterpreta il legame tra umanità e paesaggio. Lunga sette metri e alta quasi tre, l’installazione utilizza una rete di lenti ottiche per trasformare la visione del pubblico, offrendo prospettive inedite sulle piramidi di Cheope, Chefren e Micerino.

Selezionata tra 12 artisti internazionali per questa esposizione, Di Carlo offre un dialogo tra l’antico e il contemporaneo, ispirandosi al mito egizio secondo cui l’umanità nasce dalle lacrime del dio Sole. «Ogni lente è una lacrima, e ogni lacrima è un essere umano che guarda il mondo», spiega l’artista. La forma dell’opera, un grande occhio, celebra la centralità della visione nella conoscenza umana: «L’occhio è il primo strumento dell’essere umano per osservare il mondo, da cui deriva tutta la nostra capacità di creare e comprendere».

Percezione del paesaggio

I See I See si inserisce in un corpo di lavori avviato nel 2015 che esplora strumenti e dispositivi per reinterpretare la percezione del paesaggio. Ogni lavoro si adatta allo spazio in cui è inserito, stabilendo un legame diretto tra il pubblico, l’opera e l’ambiente. In questo caso, la struttura interagisce con la luce e l’ampiezza del deserto egiziano, invitando gli spettatori a riscoprire il paesaggio delle piramidi attraverso una nuova prospettiva.

Realizzare l’opera a Giza ha comportato sfide logistiche significative, affrontate con determinazione. «Abbiamo completato l’installazione in tre giorni e tre notti durante una tempesta di sabbia, con venti a 20 nodi», racconta Di Carlo. «È stata una prova impegnativa, ma necessaria per rispettare i tempi e integrare l’opera nel paesaggio delle piramidi».

Arte e scienza

La ricerca di Di Carlo si sviluppa attraverso un dialogo costante tra arte e scienza, una pratica che l’ha portata a collaborare con istituzioni come il MIT, la NASA, l’ESO e l’INAF. L’artista non si limita a rappresentare fenomeni naturali, ma esplora le implicazioni culturali e poetiche, coinvolgendo il pubblico in esperienze sensoriali e riflessive. «Non mi interessa prendere una scoperta scientifica e portarla in un museo. Voglio esplorare le dinamiche tra uomo e natura, creando opere che siano vive e aperte all’interpretazione».

I See I See incarna questo approccio interdisciplinare, mettendo in relazione l’antico sapere egizio con le moderne esplorazioni della fisica ottica. Durante la sua ricerca, l’artista ha scoperto che il principio ottico che regola il funzionamento dell’occhio umano, simile alla camera oscura, fu teorizzato per la prima volta da uno studioso egiziano. Questo legame tra scienza e cultura è centrale nella poetica di Di Carlo.

L’opera, realizzata con il supporto dell’Ambasciata Italiana in Egitto, dell’Istituto Italiano di Cultura del Cairo e della Collezione Most, rappresenta un invito a guardare il mondo con occhi nuovi. «La mia arte cerca sempre di creare un rapporto diretto con il visitatore», conclude Di Carlo, «trasformando ogni esperienza in un momento di scoperta». I See I See non è solo un’installazione artistica, ma un dispositivo visivo che rivela connessioni profonde tra il passato e il presente, tra l’uomo e il cosmo.

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