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Com’è andato il 2024 di Christie’s? Alla fine, niente affatto male

ED RUSCHA (B. 1937) Standard Station, Ten-Cent Western Being Torn in Half ED RUSCHA (B. 1937) Standard Station, Ten-Cent Western Being Torn in Half
ED RUSCHA (B. 1937) Standard Station, Ten-Cent Western Being Torn in Half
ED RUSCHA (B. 1937), Standard Station, Ten-Cent Western Being Torn in Half

Scende il fatturato totale, ma crescono le private sales e i nuovi mercati. In un anno complesso, Christie’s non si è fatta abbattere e ha seminato bene per il futuro. Le ultime aggiudicazioni di New York hanno poi regalato più di una soddisfazione.

Un autunno convincente pone una patina dorata sull’anno di Christie’s. Dopo un 2024 scarico di grandi proposte e grandi aggiudicazioni, con il mercato che si è attorcigliato nel loop negativo di incertezze e attendismo, a novembre, a New York, la maison ha piazzato i colpi decisivi per chiudere l’anno senza perdere molto, almeno in termini di percentuale, rispetto al 2023. 5.7 miliardi di dollari nel 2024, 6.1 miliardi di dollari lo scorso anno. -6% che sarebbe potuto essere ancora più ampio, e che invece mantiene Christie’s sui binari della continuità. Se non della crescita. Se infatti i livelli di vendita sono lontani dagli 8.1 miliardi di dollari dell’indimenticabile 2022, è vero che la maison non ha mai smesso di investire e guardare al futuro con ambizione.

Christie’s Art Finance ha espanso i servizi offerti ai clienti, proponendo soluzioni finanziarie contro beni d’arte e di lusso; Christie’s Ventures ha al momento attivi 12 investimenti in altrettante società; è stata inaugurata una nuova sede centrale a Hong Kong, a settembre, e già 27 mila persone l’hanno visitata; sempre a settembre, Christie’s ha ottenuto la licenza per esercitare in Arabia Saudita, un mercato tutto da esplorare; infine, la maison ha acquistato Gooding & Company, la principale casa d’aste internazionale sul mercato delle auto da collezione, con cui ha già pianificato un interessante calendario di vendite per il 2025.

Anche rimanendo sul 2024, a ben guardare, le grandi aggiudicazioni provengono quasi tutte dal martello di Christie’s. A partire dalla più importante dell’anno, quella che ha visto protagonista L’empire des lumières di Renè Magritte. Venduto a 121.2 milioni di dollari, il dipinto è l’opera surrealista più cara di sempre, oltre che un record per il pittore belga. Ciliegina sul novembre newyorkese, in cui la maison ha venduto anche il secondo lotto più prezioso dell’anno – Standard Station, Ten-Cent Western Being Torn in Half di Ed Ruscha (68.3 milioni di dollari) – e un Untitled di Jean-Michel Basquiat per 23 milioni di dollari.

Confermata la forza delle single owner sales, ovvero le vendite dedicate alla collezione di un singolo collezionista, con la Collezione di Mica Ertegun venduta per 194 milioni di dollari. Quattro aste da guanti bianchi, e altre ancora sono in programma. Altrettanto certificata la leadership di Christie’s in termini di arte asiatica, con la Asian Art Week di settembre che ha totalizzato 28.7 milioni di dollari, un nuovo record per la categoria. Dopo la vendita di giugno per 13,3 milioni di dollari di The Eden Rose, un diamante rosa da 10,20 carati, il gioiello più caro del 2024, la Magnificent Jewels di dicembre, a New York, ha totalizzato 49,2 milioni di dollari, consolidando il comparto del lusso.

Se le Americhe hanno rappresentato il 42% delle vendite (2 miliardi di dollari), l’Europa ha contribuito con il 32% (1.4 miliardi di dollari). Il faro rimane sempre Londra, dove la maison ha venduto L’ami intime di René Magritte per 42.1 milioni di dollari. Ma non solo. Il capolavoro giovanile di Tiziano, Riposo durante la fuga in Egitto, è stato venduto per la cifra record di 17,6 milioni di sterline. A ottobre Ria, Naked Portrait di Lucian Freud ha guidato le aste della Frieze Week vendendo per 11,8 milioni di sterline. Giusto qualche giorno fa, Christie’s a venduto a Londra tre scheletri di dinosauri ritrovati nel Wyoming: un enorme Stegosaurus segnato dalle battaglie e due esemplari di Allosaurus, uno dei top predatori del giurassico, per un totale di 12.4 milioni di sterline.

Se Londra è il faro, Parigi è il vascello che arriva con vento nelle vele. Quest’anno le vendite nella Ville Lumiere hanno totalizzato 384 milioni di euro, un amento del 24% rispetto all’anno scorso. A prendersi la copertina è la collezione d’arte africana e dell’Oceania Barbier-Mueller, che ha stabilito un nuovo record mondiale per la categoria con i 73 milioni di euro incassati a marzo. Grande successo anche per la Thinking Italian di ottobre, che ha incassato quasi 51 milioni di euro. Il tasso di vendita del 98% e le 15 opere vendute sopra al milione hanno spinto Christie’s a raddoppiare l’appuntamento, che nel 2025 avrà luogo anche in primavera, oltre al consueto appuntamento autunnale.

In forte e costante crescita anche il mercato asiatico, che quest’anno ha contribuito con il 26% delle vendite. Trainata dall’apertura della nuova sede a Hong Kong, Christie’s ha aggiornato in modo significativo la classifica delle opere occidentali più care vendute in Oriente. 4 tra le prime 7 ora portano la sua firma, comprese Les canots amarrés di Vincent van Gogh (32.1 milioni di dollari) e le Nymphéas di Claude Monet (30 milioni di dollari). E dove non sono arrivate le vendite in asta, la maison è riuscita a concludere trattative private. Le Private Sales, globalmente, sono cresciute del +41%, passando da 1,1 miliardi a 1.5 miliardi di dollari. Segno che sottotraccia il mercato c’è, e forse non aspetta che l’occasione giusta per tornare a ruggire.

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