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Michael Sweerts: la rivincita del maestro fiammingo a Roma

Tutte le strade portano a Roma, anche quelle di Michael Sweerts. A due passi dalla Fontana di Trevi, sino al 18 gennaio, l’Accademia Nazionale di San Luca ospita la mostra Michael Sweerts. Realtà e misteri nella Roma del Seicento, una rara occasione per esplorare la figura enigmatica di uno dei pittori fiamminghi più affascinanti del Seicento.

Riflettori puntati dunque sull’Accademia Nazionale di San Luca che, fondata a Roma nel 1593 come istituzione per promuovere e tutelare le arti, in particolare la pittura, la scultura e l’architettura, si conferma ancora oggi uno dei principali centri culturali della Capitale, il luogo perfetto per celebrare il pittore. Figura ancora poco conosciuta al grande pubblico, Michael Sweerts fu riscoperto solo nel Novecento grazie agli storici dell’arte Roberto Longhi, Vitale Bloch e Giuliano Briganti, che ne esaltarono l’unicità del linguaggio. Prima di questa rassegna, infatti, solo due mostre romane avevano avuto l’occasione di raccontarlo. Recentemente, tuttavia, l’attenzione verso il maestro fiammingo è cresciuta notevolmente, e il mercato ne ha finalmente riconosciuto il valore -consacrandolo l’anno scorso- con la vendita di un suo ritratto d’artista da Christie’s per 1,7 milioni di sterline, ben oltre le stime iniziali.

L’esposizione, curata da Andrea G. De Marchi e Claudio Seccaroni, si concentra sulla carriera di dell’artista che, libero dalle convenzioni artistiche del suo tempo, coniugò la raffinatezza della tradizione fiamminga con l’intensità del Barocco italiano. La mostra offre una lettura nuova dell’artista, grazie a importanti scoperte archivistiche e di restauro, che hanno permesso di collegare opere e tracce documentali.

Cosa rende oggi il maestro fiammingo così rilevante per il pubblico contemporaneo?

Nato a Bruxelles nel 1624 in una famiglia aristocratica, sviluppò una carriera che si distinse dalle principali correnti artistiche del suo tempo. La sua indipendenza economica e intellettuale gli permise di non essere vincolato dalla committenza, consentendogli di seguire liberamente la sua visione. A Roma, dove visse dal 1643 al 1653, Sweerts entrò in contatto con la comunità di artisti fiamminghi e olandesi che abitavano la capitale, trasformando il suo studio in via Margutta in un punto di riferimento per molti giovani pittori. Il suo stile, meticoloso e raffinato, univa il realismo fiammingo alle innovazioni caravaggesche e alle influenze dei Bamboccianti. Immerso in un ambiente di intensa sperimentazione, si dedicò a rappresentazioni della vita quotidiana della capitale, intrecciando nobiltà e miseria. Nella sua arte, l’uso del chiaroscuro, il contrasto tra luci e ombre, è fondamentale così la forte resa psicologica e fisica dei soggetti in grado di conferire intimità e profondità alle sue opere. Sweerts impiegava toni caldi e sfumature per conferire tridimensionalità alle sue tele, producendo una luce morbida e diffusa che conferiva una qualità intima e delicata. In particolare, nei suoi ritratti, l’artista era attento ai dettagli psicologici e fisici, restituendo sfumature della personalità attraverso l’espressione facciale, la postura e il contesto. La pittura a olio gli permetteva di ottenere transizioni morbide tra luce e ombra, creando una superficie luminosa e ricca.

La mostra, che comprende diciotto opere, tra cui tredici dipinti di Sweerts, è accompagnata da calchi e opere di suoi stretti collaboratori, sottolineando il suo interesse per la scultura e il suo impegno nell’insegnamento, con la creazione di una scuola per giovani artisti. L’esposizione si arricchisce di prestiti da prestigiose collezioni pubbliche e private, come la Galleria Spada, i Musei Capitolini e le Gallerie Nazionali di Arte Antica. A completare il percorso, un catalogo bilingue offre una nuova lettura dell’artista e del suo lavoro, conferendo a Michael Sweerts il riconoscimento che merita nel panorama artistico del Seicento. La mostra conferma Michael Sweerts come personaggio chiave del XVII secolo, in grado di fondere diverse tradizioni artistiche in un linguaggio personale e raffinato, creando capolavori assoluti. Lo spettatore sarà dunque catturato dalla figura criptica del pittore, la cui vita e morte restano circondate ancora oggi da un alone di mistero.

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