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La musica della luce di Yto Barrada alla Fondazione Merz

Yto Barrada, A Day is Not A Day, 2022, 2-channel film installation, 16mm film, color, sound; 18 min., Film still
Yto Barrada, A Day is Not A Day, 2022, 2-channel film installation, 16mm film, color, sound; 18 min., Film still

Yto Barrada sbarca a Torino con DEADHEAD. Davide Quadrio e Giulia Turconi, grazie alla collaborazione con il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino, portano l’artista marocchina alla Fondazione Merz. Il titolo della mostra rimanda alla pratica agricola di rimuovere foglie e fiori appassiti di una pianta per stimolarne la crescita. Riprendendo la metafora di un ritorno all’essenziale per liberare nuove energie, l’esposizione accoglie le opere più rappresentative della ricerca artistica di Yto Barrada, tra cui film, sculture, installazioni, tessuti e stampe, alcune delle quali appositamente realizzate per l’occasione. Tra echi, rimandi e sperimentazioni visive presenti in mostra, Barrada trae ispirazione dalla teoria del colore dell’artista, collezionista e filantropa Emily Noyes Vanderpoel (1842 – 1939), descritta nel libro Color Problems: A Practical Manual for the Lay Student of Color (New York, 1902). Il volume, pensato per un pubblico di donne, specialmente sarte, fioriste e decoratrici, mostrava le rivoluzionarie tavole di analisi del colore dell’autrice, dove le immagini degli oggetti sono trasformate e tradotte in griglie geometriche. Attraverso una disposizione sistematica del colore, definita “la musica della luce”, Vanderpoel ha creato dei campi relazionali in cui ogni tinta, sfumatura e ombra sono in perfetta relazione con tutte le altre. Dal 19 febbraio al 18 maggio.

Yto Barrada reinterpreta in maniera analoga la storia attraverso gesti contemporanei legati alla natura degli oggetti esposti. Nella serie Color Analysis, presentata in anteprima al MAO Museo d’Arte Orientale all’interno della mostra Trad u/i zioni d’Eurasia (2023-24), l’artista propone griglie di velluto tinte a mano in cui applica la tecnica di Vanderpoel per trasformare immagini che trae dalla collezione personale di antichità di Vanderpoel, dalle opere selezionate dalla collezione d’arte islamica del MAO e da un disegno di Marisa Merz. I pigmenti naturali impiegati nell’opera sono realizzati in The Mothership, un progetto artistico ideato da Barrada come un “eco-campus femminista” per la coltivazione, la produzione e l’apprendimento delle tinture naturali e delle tradizioni indigene radicali perdute, nel suo giardino a Tangeri in Marocco. La mostra sarà arricchita dalla pubblicazione di un catalogo edito da hopefulmonster per Fondazione Merz. La mostra DEADHEAD consolida il dialogo tra la Fondazione Merz e il MAO Museo d’Arte Orientale, dove il lavoro di Yto Barrada è stato presentato nell’ambito della mostra collettiva Trad u/i zioni d’Eurasia (2023-24).

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