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Casa della Gemma: riapre la pubblico la domus di Ercolano

Una veduta interna della Casa della Gemma al Parco archeologico di Ercolano
 
Una veduta interna della Casa della Gemma al Parco archeologico di Ercolano
Tra i tesori senza tempo di Ercolano, un gioiello riemerge per svelare la sua antica magnificenza: la Casa della Gemma, una delle dimore più straordinarie del parco archeologico campano, torna ad accogliere il pubblico, seppure per un periodo limitato. Questo evento rappresenta un’occasione unica per immergersi nella raffinatezza della vita romana, tra le sue intramontabili cromie, i suoi vibranti affreschi e quell’atmosfera di viva vita che solo le domus romane sanno emanare.

La dimora, che si pensa fosse abitata dalla famiglia del proconsole Marco Nonio Balbo, deve il suo nome a una gemma incisa con il ritratto di una donna dell’epoca di Claudio, rinvenuta probabilmente tra le sue mura. In età augustea, la Casa della Gemma si estendeva per ben 1.800 metri quadrati su tre livelli, qualificandosi come la seconda abitazione più grande di Ercolano. Gli spettacolari pavimenti musivi e le pareti dipinte sono un omaggio alla maestria artistica di un’epoca in cui l’architettura era sinonimo di status e bellezza.

Scoperta nel 1934, questa domus è rimasta per decenni un enigma custodito dagli archeologi, fino alla prima apertura sperimentale nel 2022, seguita da aperture cicliche che ne limitano l’usura, ma amplificano il suo fascino misterioso. Ora, fino all’8 aprile, i visitatori potranno esplorare nuovamente questi spazi, accedendo al cuore pulsante di una casa che, più di duemila anni fa, incarnava il lusso e l’opulenza della vita romana.

La riapertura della Casa della Gemma è infatti parte di una strategia volta a preservare il patrimonio antico, favorendo una fruizione più sostenibile. Questa filosofia, che combina conservazione e valorizzazione, riflette infatti l’impegno del parco nella ricerca dell’equilibrio tra “tutela del passato” e “accessibilità del presente”, non dimenticando che ogni mosaico, ogni affresco e ogni traccia del tempo racconta una storia di splendore, caduta e riscoperta. Una storia che spetta – anche – ai fruitori dell’oggi conservare e preservare.

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