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Fantasmata. La danza di Marta Spagnoli in mostra a San Gimignano

Marta Spagnoli, Fantasmata II, 2024, acrilico, olio, grafite su tela, 160x230 cm, © l’artista e GALLERIA CONTINUA, ph. Ela Bialkowska, OKNO Studio. Marta Spagnoli, Fantasmata II, 2024, acrilico, olio, grafite su tela, 160x230 cm, © l’artista e GALLERIA CONTINUA, ph. Ela Bialkowska, OKNO Studio.
Marta Spagnoli, Fantasmata, 2025, exhibition view, Galleria Continua, SanGimignano, © l'artista e GALLERIA CONTINUA, ph. Ela Bialkowska, OKNO Studio.
Marta Spagnoli, Fantasmata, 2025, exhibition view, Galleria Continua, San Gimignano, © l’artista e GALLERIA CONTINUA, ph. Ela Bialkowska, OKNO Studio.

Con un ciclo di opere inedite tra potenzialità e movimento, natura e corpi organici, la Galleria Continua di San Gimignano espone fino al 22 aprile 2025 Fantasmata, mostra personale di Marta Spagnoli (Verona, 1994).  

Vi sono due modi per offrire la propria riverenza nei confronti della natura. Genuflettersi dinnanzi ad essa come se noi non ne fossimo parte, oppure collaborare perché essa sia, insieme a noi, nel suo labile e costante rinnovarsi. In quel movimento prodigio, forse difficile da controllare, ma che sempre più, allo stato attuale dei fatti, sembra aver gettato le basi nel nostro mondo contemporaneo per essere considerato solo e soltanto come una controparte.

Ebbene, tutto ciò appare stravolto nell’ultima mostra personale di Marta Spagnoli presso la Galleria Continua di San Gimignano, tanto da far pensare che i suoi dipinti abbiano più il sapore di un “evento”, piuttosto che di un quadro. Un evento affatto pretestuale, né tantomeno tematico, ma che possa o sia per avvenire – dice l’etimologia. Il punto di partenza è sempre oggettivo, e basta cominciare dall’inizio per rendersene conto, da quei fogli misti e sparsi che la pittrice espone a latere in una nicchia della galleria. Appunti e spunti, motivi, declinazioni di soggetti e colore, ora riordinati come a ricordare che sono diventati altro. Secondo quell’assunto così evidente che sembra continuare a ripeterci che non si può cercare ciò che non è stato trovato.

Da qui le tele grandi, a volte lasciate grezze, altre sapientemente orchestrate mediante fondali dalle tinte umide, verdi e azzurre; si che non vi sia separazione tra i piani e l’immagine si manifesti in un morbido tutt’uno (serie Fantasmata, 2024). Immagini di evidenza palpabile che, tuttavia, non vogliono separarsi dal loro insieme. O ancor più, che nel loro insieme desiderano solo essere viste, essere intuite. Ciò che si evince sono equilibri, contrappunti, rimandi di tinte, segni abbozzati, la capacità reale nel gusto della pittrice per l’armonizzazione delle forme.

Punti di partenza oggettivi da cui poi ogni elemento mosso danza nel ricordo di una Fantasmata (questo è il titolo della mostra): ossia l’immagine colta nel suo arresto improvviso fra due movimenti consecutivi. Ma con quale scopo se non per farne esperienza? Per rivivere su di sé quel moto che è insieme forma e informe e che solo in un impeto di faciloneria diremmo indefinito. In realtà è di tempo che si tratta, del tempo proprio dell’immagine in movimento che sta alla base coreografica della Fantasmata. Quando converge nell’evolversi del presente la memoria (o fantasma) di un avvenimento passato e, insieme, l’indicazione di ciò che tale avvenimento potrà generare. Non vi è distinzione, dunque, tra l’azione del gesto e il soggetto performativo.

Sulla tela rimane l’evolversi di un’intrapresa “essenziale”, finanche nella maggiore densità dei quadri più piccoli (serie Algae, 2024-2025), e si espone, in fin dei conti, “ciò che viene fuori”. Ovvero il trasalire di un segno pittorico che, più che riflettere, asseconda nella sua deriva tautologica il tempo della formazione. Le alghe, infatti, con le loro luminosità, e quei corpi organici che nella loro semplicità appaiono e scompaiono, contestualizzano la narrazione e, nel medesimo istante, la evitano. Vengono a costituirsi come unità e consistenza di un dato compiuto, in sé e per sé indivisibile. Variabili nel loro divenire, ma saldi perfino, là dove è stato deciso che siano, in quell’istante, in quel paesaggio in formazione, in quel frammento della loro esistenza.

Marta Spagnoli, Fantasmata, 2025, exhibition view, Galleria Continua, SanGimignano, © l'artista e GALLERIA CONTINUA, ph. Ela Bialkowska, OKNO Studio.
Marta Spagnoli, Fantasmata, 2025, exhibition view, Galleria Continua, San Gimignano, © l’artista e GALLERIA CONTINUA, ph. Ela Bialkowska, OKNO Studio.
Marta Spagnoli, Fantasmata II, 2024, acrilico, olio, grafite su tela, 160x230 cm, © l’artista e GALLERIA CONTINUA, ph. Ela Bialkowska, OKNO Studio.
Marta Spagnoli, Fantasmata II, 2024, acrilico, olio, grafite su tela, 160×230 cm, © l’artista e GALLERIA CONTINUA, ph. Ela Bialkowska, OKNO Studio.

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