
Il nuovo spazio Fenomenology Photo Art Gallery presenta le opere di Anna Rosati e Giorgio Pierbattista, a cura di Azzurra Immediato
A Bologna è nato un nuovo spazio: Fenomenology Photo Art Gallery, contenuto e curioso, stracolmo delle fotografie, che fasciano le pareti in una sorta di horror vacui, di due fotografi (ma chiamarli solo fotografi è riduttivo), Anna Rosati e Giorgio Pierbattista. La mostra, curata da Azzurra Immediato, si intitola Fenomenology Street in quanto entrambi i fotografi catturano le scritte sui muri e, piuttosto che di street art nel senso canonico, cioè espressione di una ricerca del lettering spesso connotato dal punto di vista decorativo e magari non sempre con un senso sotteso, le scritte nude sui muri, scritte velocemente, sono delle esclamazioni, delle proclamazioni di pensiero che inneggiano alla “libertà”, allo “shock” o a qualsiasi espressione di esigenze umane irrefrenabili, tali da essere trasposte sui muri, diventare pubbliche ed essere condivise.

Pierbattista con queste scritte e altre fotografie che sono delle sorte di collage, costruisce una storia militante in sintonia con la sua filosofia di vita e di lavoro. Infatti Pierbattista, formatosi come avvocato e poi impiegato in banca, adesso, dopo avere seguito alcuni master, fa il “coach ontologico”, usa l’arte della maieutica adattata ai tempi contemporanei e la mette al servizio delle aziende, donando gli strumenti per una consapevolezza psico-filosofica-manageriale. L’approccio che utilizza Pierbattista con la fotografia è didattico; infatti dall’enorme mole di immagini che hanno registrato negli anni i muri di varie città, ne è scaturito un percorso che porterebbe lo spettatore alla consapevolezza del proprio essere in un mondo “danneggiato” e nello stesso tempo a dargli un viatico per una via di uscita e di riscatto.

Evocazioni
Le fotografie di Anna Rosati invece ci accolgono nel secondo spazio e hanno un carattere diverso, anche se anch’esse nel progetto per la mostra usano le scritte sui muri, ma non sono così facilmente decifrabili, sono piuttosto evocazioni di scritte, ombre, segni a volte indistinti che si sovrappongono ad elementi architettonici e urbanistici: pertanto per raggiungere questo effetto ha sovrapposto due diverse fotografie. L’effetto non è didascalico, anzi, sembra riferirsi all’idea stessa della scrittura in quanto puro segno che riscrive la grammatica architettonica. Oltre al progetto specifico per la mostra Rosati porta un progetto iniziato già nel 2016 e intitolato “Bologna Km 0”, le fotografie riprendono i dintorni della casa della fotografa, senza andare troppo lontano, ed usano un doppio (o forse più) registro: fotografie sovrapposte che creano misteriosi aloni scuri che si addensano ai bordi e fotografie di particolari come la tromba rettangolare delle scale di casa, che creano un effetto postminimalista, di forma astratta e familiare nello stesso tempo.

Anna, diplomata al DAMS cinema, ha fatto per anni la grafica pubblicitaria – e si vede nell’attenzione formale delle sue fotografie – ha lavorato per anni con Fulvio Roiter seguendolo nei suoi viaggi in giro per il mondo e ora mette a frutto l’esperienza dedicandosi alla fotografia. Ha lavorato anche progettato e attivamente partecipato a workshop con persone svantaggiate. Entrambi i fotografi quindi sono accomunati da un’esperienza pluridisciplinare che attraversa pratiche e filosofie di vita, applicate all’esperienza condivisa con altri con un procedimento che vede nella didattica sperimentale un luogo di incontro e di crescita reciproca, con un output creativo da parte dei fotografi e degli eventuali discepoli.