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Fixing Banksy. Un viaggio in Ucraina per restaurare due opere del writer inglese

Alessandro Cini (Rho, Milano, 1978) è un restauratore, un viaggiatore e l’autore dell’agile volumetto Fixing Banksy, pubblicato da FVE Editori (126 pp., 18 euro). Leggendolo, sembra di essere seduti accanto a lui, sul furgoncino affittato per attraversare l’Ucraina in guerra e arrivare con le sue colleghe Paola e Maria alla piccola città di Borodyanka.

Tra campagne desolate, paesini distrutti, posti di blocco e soldati allo sbando, deve raggiungere la cittadina per “salvare”, ovvero mettere in sicurezza, sottrarre alla demolizione e preservare due murali di Banksy e alcune opere dello street artist francese C215, pseudonimo di Christian Guémy, con l’idea della costruzione di un museo a futura memoria di ciò che è stato.

Banksy arriva in Ucraina nel 2022 e sul muro di un palazzo sventrato nella piazza principale raffigura una giovanissima ginnasta che salta con grazia ed eleganza sopra alle macerie. Si tratta forse di Katya Dyachenko, un’atleta di 11 anni uccisa dalle bombe a Mariupol. Sulla parete di un asilo in parte distrutto, invece, ritrae un giovane karateka che sconfigge un uomo molto più imponente e anziano di lui, Davide e Golia contemporanei.

C215 giunge a Borodyanka ancora prima. Dipinge in appartamenti privati, persone comuni e soldati che ha personalmente conosciuto.
Per quali motivi questi celebri artisti lavorano proprio a Borodyanka, si  domanda Cini. Probabilmente perché si parlasse anche di quel luogo massacrato.

La comunità locale, che è solita riunirsi presso la Casa della Cultura, trova nell’arte un modo per preservare la propria identità. Cini conosce l’Ucraina da vent’anni e ha avuto prova del coraggio, della forza e dello spirito d’adattamento della sua popolazione.
Il racconto, ricco di dettagli tecnici, si sviluppa in maniera appassionata e colloquiale come se Cini raccontasse la sua storia a degli amici. Le fotografie che accompagnano la narrazione sono scattate dall’autore stesso.

Come ben scrive Gloria Gatti, avvocato esperto di beni culturali, nella prefazione al libro, la “profezia” di David Foster Wallace si è avverata a Borodyanka: “Nei tempi bui, quello che definisce una buona opera d’arte, mi sembra che sia la capacità di individuare e fare la respirazione bocca a bocca a quegli elementi di umanità e di magia che ancora sopravvivono ed emettono luce nonostante l’oscurità dei tempi“.

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