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Olivo Barbieri e il ritratto della Cina contemporanea. A Torino

Suzhou, China, 1989, © Olivo Barbieri
Canton, China, 1998, © Olivo Barbieri
Dopo le mostre dedicate a Mimmo Jodice e Antonio Biasiucci, la sede torinese delle Gallerie d’Italia prosegue il proprio percorso di approfondimento e valorizzazione del lavoro dei grandi fotografi italiani del nostro tempo, questa volta con una mostra personale di Olivo Barbieri

L’esposizione da poco inaugurata, s’intitola “Altri spazi” ed è affidata alla curatela di Corrado Benigni.
Lo spazio “altro” a cui si allude nel titolo della mostra è quello di un mondo fino a qualche tempo fa considerato lontano non solo in senso geografico rispetto al modello pervasivo di modernità di stampo occidentale, ma con il quale ci troviamo oggi, ogni giorno di più, a dover inevitabilmente fare i conti: si tratta della Cina contemporanea.
La mostra si compone, infatti, di più di centocinquanta immagini di diverse dimensioni, scattate da Barbieri nel periodo che va dal 1989 al 2019 ed organizzate in trittici, polittici e quadrerie. È una mostra di dimensioni non troppo ampie, ma molto ben costruita e con opere di pregio (peccato solo per quei riflessi sui vetri delle fotografie!).
Il percorso espositivo rende conto di un periodo storico di profonda trasformazione culturale, sociale ed economica, che va dall’epoca dai tragici eventi di Piazza Tienanmen fino al periodo immediatamente precedente la pandemia, che Barbieri narra però con uno sguardo molto attento, insieme limpido e personale, senza indulgere in documentarismi.
Sia nel senso delle tecniche fotografiche, sia sul piano del racconto per immagini, lo sguardo sulla Cina che cambia, destinata a trasformare in maniera consistente gli scenari internazionali, si muove infatti, per Barbieri, su piani diversi. Tra riprese verticali, luci artificiali e altre tecniche fotografiche usate con la sapienza propria dei maestri, Barbieri restituisce una visione della Cina che, soprattutto nel contesto geopolitico attuale, non può non indurre alla riflessione.

Suzhou, China, 1989, © Olivo Barbieri

I paesaggi urbani immersi in colori saturi, dalle luci nitide e artificiali, a prima vista appaiono ordinati, quasi geometrici. Ma a uno sguardo più attento e consapevole, le immagini lasciano emergere tutte le contraddizioni che l’allora nascente, e poi via via sempre più solido assetto sociale, politico ed economico di quei luoghi porta al suo interno. La narrazione si svolge per immagini e funziona, potremmo dire, con un gioco di parole, appunto con il meccanismo delle scatole cinesi, senza mai tradursi in un racconto cronologico, ma muovendosi appunto per immagini, scatti e visioni.
Ci accorgiamo, così, che lo sguardo che resta in superficie rischia di non cogliere tutto quello che le immagini raccontano per allusioni, riferimenti e tracce tutte visive. La consapevolezza della vita di milioni di persone che si svolge dentro e dietro i palazzi e le strade che le immagini portano alla luce e alla visione, invita, invece, a una lettura più profonda e consapevole.

Greeting Pine, Huangshan, Anhui, China 2018 © Olivo Barbieri

È così che l’effetto di miniaturizzazione del paesaggio caro a Barbieri qui assume il tenore di un linguaggio molto efficace, capace in questo caso, a volte in una sola immagine, di raccontare il brulicare di contesti urbani in rapida trasformazione e un mutamento epocale profondissimo, destinato ad avere effetti indelebili sull’intero scenario geopolitico internazionale.
La mostra è realizzata con il patrocinio della Regione Piemonte e della Città di Torino e sarà completata da una serie di talk e incontri di approfondimento aperti al pubblico.
Il progetto di Gallerie d’Italia di Torino, La grande fotografia italiana, di cui questa mostra fa parte, è invece a cura di Roberto Koch.

Site Specific, Shanghai © Olivo Barbieri

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